Varietà dall'Italia
Semi di Riso Arborio

Semi di Riso Arborio

Prezzo 1,45 € (SKU: VE 101 A (3.6g))
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<h2><strong>Semi di Riso Arborio</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 100 (3,6 g) semi.</strong></span></h2> <p>Il riso Arborio è un riso italiano a grani corti. Prende il nome dalla città di Arborio, nella Pianura Padana, che si trova nella principale regione del Piemonte in Italia. Arborio è anche cresciuto in Arkansas, California e Missouri negli Stati Uniti.</p> <p>Quando sono cotti, i chicchi arrotondati sono sodi, cremosi e gommosi rispetto ad altri riso, a causa del loro più alto contenuto di amido amilopectina. Ha un gusto amidaceo e si fonde bene con altri sapori.</p> <p>Il riso Arborio è spesso usato per preparare il risotto; altre varietà adatte includono Carnaroli, Maratelli, Baldo e Vialone Nano. Il riso Arborio viene solitamente utilizzato anche per il budino di riso.</p> <p>L'Arborio è una cultivar del gruppo di varietà Japonica di Oryza sativa.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 101 A (3.6g)
Semi di Riso Arborio

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Yucca (Yucca...

Semi di Yucca (Yucca...

Prezzo 2,35 € (SKU: CT 8)
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<h2 class=""><strong>Semi di Yucca (Yucca filamentosa)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> La Yucca filamentosa (Yucca filamentosa L.) fa parte della stessa Famiglia delle Agavi, le Asparagaceae, anche se alcuni le inseriscono in un’altra Famiglia, le Agavaceae. E’ un arbusto del Sud-Est degli Stati Uniti. Negli States la Yucca filamentosa la possiamo trovare spontaneamente sulle spiagge al riparo delle dune, nei campi, nelle lande in pieno sole, e sui pendii rocciosi. Adattabile nei terreni argillosi, o argillosi-limosi. In Italia il Genere Yucca si è propagato in maniera casuale in Lombardia, Veneto, Sicilia, Puglia e Sardegna, anche se nelle regioni settentrionali è molto rara incontrarla spontaneamente. Negli States le Yucche filamentose possono crescere fino a 15 metri. Nelle nostre regioni, invece, può crescere fino a 1 – 2 metri di altezza. La Yucca filamentosa ha rosette basali di foglie sempreverdi, appiattite fra di loro, lunghe fino a 50 cm, di color verde glaucescente, lanceolate, filamentose, strette e taglienti, dalla consistenza rigida e dall’apice appuntito/spinoso. I fiori dal colore bianco cremoso lunghi tra i 5-8 cm sono riuniti in lunghe pannocchie erette tra 50 cm e 150 cm e fioriscono a fine primavera/estate (giugno – luglio). La Yucca è dotata sia di fiori maschili che femminili (dioica).<br /><br />La Yucca filamentosa cresce in terreni drenati, sabbiosi, argillosi (umidi ma non ama i ristagni di acqua che fanno marcire le radici e tollera la siccità, essendo un’essenza che vive in luoghi semi-desertici). Può crescere in terreni poveri di nutrienti, anche se ama terreni ricchi di sostanze nutritive. Non disdegna terreni sia subacidi, sia leggermente basici (da 5.5 fino a 7.5). Cresce sia in posizioni di mezz’ombra o in piena luce, anche se in piena luce ha la sua massima fioritura. La Yucca sopporta i venti, anche forti. Come clima predilige il clima marittimo (non disdegna di crescere, comunque, nel Nord d’Italia, l’importante è che si protegga dagli improvvisi cali di temperatura).<br /><br />Reidratare i semi in acqua tiepida per circa 24 ore prima di seminarli. Se ci si avvale di Acido Gibberellico, disciogliere tale stimola-germinazione in acqua, e reidratare con tale composto i semi.<br /><br />La Yucca si può seminare all’esterno a fine inverno o inizio primavera. Invece in casa/serra si può coltivare tutto l’anno, ma sempre con le accortezze del caso. Si semina ad una profondità di 0.5 cm di profondità.<br /><br />Le temperature di germinazione sono tra i 15-21 °C. Hanno bisogno di terriccio leggero con della sostanza organica (rapporto 2:1) e ben drenato, insieme ad un po’ di sabbia grossa e sul fondo del vaso uno strato di argilla espansa. Si consigliano vasi di terracotta poiché la Yucca ha una notevole velocità di espansione delle radici e ogni anno diventa sempre più pesante anche il trasporto, quindi è necessario dotarsi di un vaso robusto (all’inizio vasi di diametro tra 15-20 cm, poi aumentare il diametro fino ad un massimo di 50 cm nei rinvasi successivi). La germinazione richiede 3 o 4 settimane in posizione ombrosa. Mantenere il terriccio moderatamente umido e trapiantare le piccole Yucche entro 8 settimane in vasi singoli leggermente più grandi e in pieno sole. Fare in modo che tra gli intervalli di ogni travaso il terriccio si asciughi per non incappare in marciumi radicali.<br /><br />Si rinvasa ogni anno in primavera con un bell’apporto di torba nel vaso di terracotta, come si è già descritto prima. Quando il vaso di terracotta raggiunge dimensioni di 50 cm di diametro, si consiglia fortemente di trapiantare la Yucca nel terreno nudo, se siete dotati di giardino.<br /><br />All’esterno la Yucca ama la luce del sole anche diretta. Ama intervalli di temperatura tra i 25°C – 30°C e 10°. Tollera i 0°C ma solo per brevi periodi. Se avete la vostra Yucca in vaso, si può trasportare sul balcone tra aprile e ottobre.<br /><br />Di mattina presto si nebulizzi spesso la pianta in prossimità della chioma nel periodo estivo.<br /><br />Il miglior periodo di irrigazione delle Yucche si ha tra aprile e ottobre, facendo in modo da non creare ristagni di acqua nel sottovaso.Tra i mesi di aprile e ottobre concimare la Yucca ogni 30 giorni con un concime liquido contenente elevate dosi di azoto (N) tra aprile e ottobre.
CT 8 (5 S)
Semi di Yucca (Yucca filamentosa)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Zigolo dolce...

Semi di Zigolo dolce...

Prezzo 2,50 € (SKU: PS 6)
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<div class="rte"> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Zigolo dolce (Cyperus esculentus)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per confezione da&nbsp;5 Tuberi - semi.</strong></span></h2> <p>Cyperus esculentus è una specie di pianta erbacea che produce un tubero commestibile noto come cipero o zigolo dolce, in spagnolo chufa (xufa in valenciano e xufla in catalano), o tigernut in inglese.</p> <p>Il Cyperus esculentus è una pianta rustica, che raggiunge i 40-50 centimetri di altezza e che possiede foglie basali intere e un sistema radicolare rizomatico nel quale si formano le chufas, dette anche zizzole di terra, bagigi, bacicci, babbagigi, mandorle di terra, abelasie, dolcichini (ingl. tiger nuts). I fiori, di dimensioni irregolari, sono verdastri o giallastri e nascono da talli terminanti a spighetta.</p> <p>Cresce nelle zone umide come paludi e acquitrini litoranei. È presente nelle regioni a clima temperato, tropicali e subtropicali, ragione per cui il clima mediterraneo di Valencia è particolarmente propizio alla sua crescita.</p> <p>I tuberi vengono piantati tra i mesi di aprile e maggio, e le piantine sono irrigate settimanalmente fino al momento del raccolto, che avviene nei mesi di novembre e dicembre. La pianta richiede un suolo sabbioso[senza fonte].</p> <p>In Italia è poco diffuso, sebbene i tuberi siano usati anche in profumeria, per il loro profumo simile alla violetta.</p> <p>I piccoli tuberi essiccati si possono consumare: del resto uno dei loro numerosi nomi è dolcichini perché hanno un sapore leggermente dolce e con vaghi sentori di mandorla e noce. Sono di per sé (anche prima di essere essiccati) piuttosto duri e per questo è preferibile tenerli in acqua alcune ore prima di consumarli.</p> <p><strong>Storia</strong></p> <p>Il ritrovamento di resti di tuberi del C. esculentus nel vasellame proveniente da tombe dell'Antico Egitto, attesta che questa pianta ha una storia di coltivazione di almeno 4000 anni e probabilmente, al pari dell'altro e più noto rappresentante della stessa famiglia, il Cyperus papyrus col quale si produce il papiro, è stata una delle prime piante utilizzate in agricoltura. Dalla Valle del Nilo la loro coltivazione venne poi progressivamente estesa ad altre zone a clima temperato e suolo fertile.</p> <p>Il C. esculentus fu introdotto in Spagna dagli Arabi al tempo della loro occupazione di ampi territori della penisola. Attualmente, la sua coltivazione estensiva e per scopi commerciali comuni avviene pressoché esclusivamente in Spagna, limitatamente alla regione di Valencia, dove è stato anche creato un Consejo Regulador de Chufa de Valencia[1]. La chufa è oggi un prodotto a denominazione d'origine protetta (DOP), garantito dall'Unione europea.</p> <p><strong>Usi</strong></p> <p>Una volta raccolti, i tuberi vengono lavati e seccati per conservarli meglio, e posti in vendita. Il loro uso più apprezzato è per la preparazione della horchata (orzata in spagnolo), una bevanda rinfrescante tipica del litorale sudorientale spagnolo.</p> <p>Vengono tuttavia impiegati, in Spagna, anche come esca per alcuni tipi di cacciagione, quale cervo e specialmente pavone.</p> <p><strong>Caratteristiche nutrizionali</strong></p> <p>Sebbene il tubero venga consumato in modo limitato per l'alimentazione umana, il suo interesse nutrizionale è considerevole, grazie al suo ridottissimo contenuto in grassi, peraltro di composizione simile a quella dell'olio d'oliva quanto ad acidi grassi, ma anche a causa dell'assenza di glutine e di colesterolo, dell'alto contenuto di minerali, soprattutto fosforo e potassio, e del modestissimo contenuto di sodio.</p> <p class="">Dunque, lo stesso interesse accompagna il suo derivato più noto, l'Horchata de Chufa o Orxata de Xufa in valenciano. In accordo alle raccomandazioni del citato Consejo Regulador, la composizione nutrizionale tipica di 100 ml di tale bevanda, che può consumarsi fresca, o pastorizzata, o in forma di granita, è il seguente: contenuto energetico circa 66 kcal, proteine circa 0,5 g, carboidrati oltre 10 g con almeno 1,9 g di amidi, grassi almeno 2 g. Il tenore in fibra suole essere superiore a 0,5 g/100 ml, quello in sodio inferiore a 0,1 g/100 ml.<br><br><strong>Sowing &amp; cultivation</strong><br>Indoor pre-culture (seedling stage): MarchApril<br>Sowing time outdoors: May<br>Sowing depth: 1 – 3 cm<br>Best germination temperature : 15 °C<br>Germination time in days: 14 – 21<br>Planting distance: 30 x 30 Pcs.<br>Main harvest: October November December<br><br>Tubers are planted outdoors in mid-May (let them soak for several hours in water before planting).&nbsp;<br><br>They may also prefer pot culture since they need plenty of heat to wake up from hibernation!&nbsp;<br><br>The tubers allegedly tolerate frost down to -15 °C.&nbsp;<br>Normally though, they are overwintered indoors.</p> </div>
PS 6
Semi di Zigolo dolce (Cyperus esculentus)
Semi Di Rosmarino (Rosmarinus Officinalis) 2.5 - 5

Semi Di Rosmarino...

Prezzo 2,50 € (SKU: MHS 25)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong><strong>Semi Di Rosmarino (Rosmarinus Officinalis)</strong></strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;">Prezzo per confezione da 10 semi.</span></h2> <p>Il<span style="font-size: 14px;"> </span><b style="font-size: 14px;">rosmarino</b><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">(Salvia rosmarinus Schleid.) è una</span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">pianta perenne</span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">aromatica appartenente alla</span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">famiglia</span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">delle</span><span style="font-size: 14px;"> </span><span style="font-size: 14px;">Lamiaceae</span><span style="font-size: 14px;">.</span></p> <p>Originario dell'Europa, Asia e Africa, è ora spontaneo nell'area mediterranea nelle zone litoranee, garighe, macchia mediterranea, dirupi sassosi e assolati dell'entroterra, dal livello del mare fino alla zona collinare, ma si è acclimatato anche nella zona dei laghi prealpini e nella Pianura Padana nei luoghi sassosi e collinari.</p> <div> <h2><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p>Pianta arbustiva<span> </span>sempreverde<span> </span>che raggiunge altezze di 50–300 cm, con<span> </span>radici<span> </span>profonde, fibrose e resistenti, ancoranti; ha<span> </span>fusti<span> </span>legnosi<span> </span>di colore marrone chiaro, prostrati ascendenti o eretti, molto ramificati, i giovani rami pelosi di colore grigio-verde sono a sezione quadrangolare.</p> <div class="thumb tleft"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/00/Rosmarinus_officinalis_-_K%C3%B6hler%E2%80%93s_Medizinal-Pflanzen-258.jpg/220px-Rosmarinus_officinalis_-_K%C3%B6hler%E2%80%93s_Medizinal-Pflanzen-258.jpg" width="220" height="286" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Illustrazione di<span> </span><i>R.officinalis</i></div> </div> </div> <div class="thumb tleft"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/09/Rosmarinus_officinalis_MHNT.BOT.2008.1.19.jpg/220px-Rosmarinus_officinalis_MHNT.BOT.2008.1.19.jpg" width="220" height="152" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> <i>Rosmarinus officinalis</i></div> </div> </div> <p>Le<span> </span>foglie, persistenti e coriacee, sono lunghe 2–3 cm e larghe 1–3 mm, sessili, opposte, lineari-lanceolate addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; hanno i margini leggermente revoluti; ricche di ghiandole oleifere.</p> <p>I<span> </span>fiori<span> </span>ermafroditi<span> </span>sono sessili e piccoli, riuniti in brevi grappoli all'ascella di foglie fiorifere sovrapposte, formanti lunghi spicastri allungati,<span> </span>bratteati<span> </span>e fogliosi, con fioritura da marzo ad ottobre, nelle posizioni più riparate ad intermittenza tutto l'anno.<br />Ogni fiore possiede un<span> </span>calice<span> </span>campanulato, tomentoso con labbro superiore tridentato e quello inferiore bifido; la<span> </span>corolla<span> </span>di colore lilla-indaco, azzurro-violacea o, più raramente, bianca o azzurro pallido, è bilabiata con un leggero rigonfiamento in corrispondenza della fauce; il labbro superiore è bilobo, quello inferiore trilobo, con il lobo mediano più grande di quelli laterali ed a forma di cucchiaio con il margine ondulato; gli<span> </span>stami<span> </span>sono solo due con filamenti muniti di un piccolo dente alla base ed inseriti in corrispondenza della fauce della corolla; l'ovario<span> </span>è unico, supero e quadripartito.</p> <p>L'impollinazione<span> </span>è<span> </span>entomofila, cioè è mediata dagli<span> </span>insetti pronubi, tra cui l'ape domestica, che ne raccoglie il<span> </span>polline<span> </span>e l'abbondante<span> </span>nettare, da cui si ricava un ottimo<span> </span>miele.<sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup><sup id="cite_ref-3" class="reference">[3]</sup><sup id="cite_ref-4" class="reference">[4]</sup></p> <p>I<span> </span>frutti<span> </span>sono tetracheni, con<span> </span>acheni<span> </span>liberi, oblunghi e lisci, di colore brunastro.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Coltivazione">Coltivazione</span></h2> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/4/42/ROsmarino.jpg/220px-ROsmarino.jpg" width="220" height="293" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Una pianta di rosmarino</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/Rosmarinus_officinalis_%28rosmarino%29_02.JPG/220px-Rosmarinus_officinalis_%28rosmarino%29_02.JPG" width="220" height="293" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Pianta di rosmarino con fioritura</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d9/Rosmarinus_officinalis_prostratus.jpg/220px-Rosmarinus_officinalis_prostratus.jpg" width="220" height="293" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Una pianta di rosmarino prostrato in fiore</div> </div> </div> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/04/Fiori_rosmarino.jpg/220px-Fiori_rosmarino.jpg" width="220" height="391" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> I fiori</div> </div> </div> <p>Richiede posizione soleggiata al riparo dai venti gelidi; terreno leggero sabbioso-torboso ben drenato; poco resistente ai climi rigidi e prolungati.</p> <p>Si può coltivare in vaso sui terrazzi, avendo cura di porre dei cocci sul fondo per un<span> </span>drenaggio<span> </span>ottimale, rinvasando ogni 2-3 anni, usando<span> </span>terriccio universale<span> </span>miscelato a<span> </span>sabbia,<span> </span>concimazioni<span> </span>mensili con<span> </span>fertilizzante<span> </span>liquido miscelato all'acqua delle annaffiature, che saranno controllate e diradate d'inverno.</p> <p>In primavera si rinnova l'impianto cimando i getti principali, per ottenere un aspetto cespuglioso, senza dover ricorrere ad interventi di<span> </span>potatura.</p> <p>Si moltiplica facilmente per<span> </span>talea<span> </span>apicale dei nuovi getti in primavera prelevate dai germogli basali e dalle piante più vigorose piantate per almeno 2/3 della loro lunghezza in un miscuglio di torba e sabbia; oppure si<span> </span>semina<span> </span>in aprile-maggio, si trapianta in settembre o nella primavera successiva; oppure si moltiplica per divisione della pianta in primavera.</p> <p>Per effetto dei meccanismi di difesa dal caldo e dall'arido (tipici della<span> </span>macchia mediterranea), la pianta presenta, se il clima è sufficientemente caldo ed arido in estate e tiepido in inverno, il fenomeno della<span> </span>estivazione<span> </span>cioè la pianta arresta quasi completamente la vegetazione in estate, mentre ha il rigoglio di vegetazione e le fasi vitali (fioritura e fruttificazione) rispettivamente in tardo autunno o in inverno, ed in primavera. In climi più freschi ed umidi le fasi di vegetazione possono essere spostate verso l'estate. Comunque in estate, specie se calda, la pianta tende sempre ad essere in una fase di riposo.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2> <p>Oltre agli usi medicinali illustrati più sotto il rosmarino viene utilizzato:</p> <ul> <li>Come<span> </span>pianta ornamentale<span> </span>nei giardini, per bordure, aiuole e macchie arbustive, o per la coltivazione in vaso su terrazzi</li> <li>Nell'industria cosmetica come shampoo per ravvivare il colore dei capelli o come astringente nelle lozioni; nelle pomate e linimenti per le proprietà toniche. In profumeria, l'olio essenziale ricavato dalle foglie, viene utilizzato per la preparazione di colonie, come l'Acqua d'Ungheria</li> <li>Come insettifugo o deodorante nelle abitazioni (se ne bruciano i rametti secchi)</li> <li>Per la produzione di un<span> </span>miele<span> </span>monoflorale in quanto i fiori sono particolarmente bottinati dalle<span> </span>api, perché piante mellifere</li> <li>In campo alimentare, sotto forma di estratto, viene usato come<span> </span>additivo<span> </span>dotato di proprietà<span> </span>antiossidante<span> </span>ed etichettato con la sigla E392. Se ne conoscono 5 tipi designato con acronimi:</li> </ul> <ol> <li>AR: estratto ottenuto da un estratto alcolico di rosmarino parzialmente aromatizzato;</li> <li>ARD: estratto ottenuto da un estratto alcolico di rosmarino aromatizzato;</li> <li>D74: estratto ottenuto da foglie secche di rosmarino per estrazione con<span> </span>anidride carbonica<span> </span>supercritica;</li> <li>F62: estratto ottenuto da foglie secche di rosmarino per estrazione con acetone;</li> <li>RES: estratto ottenuto da per estrazione con<span> </span>esano<span> </span>ed<span> </span>acetone<span> </span>e poi decolorato e dearomatizzato<sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup>.</li> </ol> <h3><span id="Propriet.C3.A0_medicinali"></span><span class="mw-headline">Proprietà medicinali</span></h3> <table class="ambox metadata plainlinks avviso avviso-contenuto"> <tbody> <tr> <td class="avviso-immagine mbox-image noprint"> <div><img alt="Niente fonti!" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/64/Question_book-4.svg/45px-Question_book-4.svg.png" width="45" height="35" /></div> </td> <td class="avviso-testo mbox-text"> <div class="mbox-text-div"><b>Questa voce o sezione sull'argomento piante<span> </span>non cita le fonti necessarie<span> </span>o quelle presenti sono insufficienti</b>. <div class="hide-when-compact"><b>Commento</b>:<span> </span><i>Essendo indicati aspetti salutistici è necessario indicare le fonti da cui sono tratte le affermazioni riportate</i> <div class="noprint"><hr />Puoi<span> </span>migliorare questa voce<span> </span>aggiungendo citazioni da<span> </span>fonti attendibili<span> </span>secondo le<span> </span>linee guida sull'uso delle fonti. Segui i suggerimenti del<span> </span>progetto di riferimento.</div> </div> </div> </td> </tr> </tbody> </table> <div class="thumb tright"> <div class="thumbinner"><img alt="" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f5/Rosmarinus_officinalis_als_Tischdekoration_Juni_2012.JPG/220px-Rosmarinus_officinalis_als_Tischdekoration_Juni_2012.JPG" width="220" height="293" class="thumbimage" /> <div class="thumbcaption"> <div class="magnify"></div> Rosmarinus officinalis</div> </div> </div> <table class="noprint disclaimer"> <tbody> <tr> <td> <div class="center"> <div class="floatnone"><img alt="Avvertenza" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f7/Nuvola_apps_important.svg/27px-Nuvola_apps_important.svg.png" title="Avvertenza" width="27" height="23" /></div> </div> </td> <td><i>Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico:<span> </span>leggi le avvertenze.</i></td> </tr> </tbody> </table> <ul> <li>I rametti e le foglie raccolti da maggio a luglio e fatti seccare all'ombra hanno proprietà aromatiche, stimolanti l'appetito e le funzioni digestive, stomachici, carminativi, utili nelle dispepsie atoniche e gastralgie, tonici e stimolanti per il<span> </span>sistema nervoso, il<span> </span>fegato<span> </span>e la<span> </span>cistifellea. Da alcuni autori viene inoltre consigliato per affezioni generiche come tosse o asma<sup id="cite_ref-6" class="reference">[6]</sup></li> <li>Per uso esterno il macerato in vino applicato localmente è antireumatico; mentre il macerato in alcool, revulsivo, viene usato per frizioni anche del cuoio capelluto; possiede qualità analgesiche e quindi viene applicato per dolori reumatici, artriti.<sup id="cite_ref-7" class="reference">[7]</sup></li> <li>Per uso esterno se ne usa l'infuso per gargarismi, lavaggi e irrigazioni cicatrizzanti; o per cataplasmi antinevralgici e antireumatici; aggiunto all'acqua da bagno serve come corroborante, purificante e per tonificare la pelle<sup id="cite_ref-8" class="reference">[8]</sup></li> <li>I fiori raccolti da maggio ad agosto, hanno proprietà simili alle foglie; in infuso per uso esterno sono vulnerari, stimolanti, curativi della leucorrea e per la lotta ai pidocchi pubici</li> <li>Farmacologicamente, si prepara un'essenza e un'acqua contro l'alopecia o pomate per gli eczemi</li> <li>Dalle foglie, in corrente di vapore, si estrae l'olio essenziale<span> </span>di rosmarino, per un 1% in peso, liquido incolore o giallognolo, contenente<span> </span>pinene,<span> </span>canfene,<span> </span>cineolo,<span> </span>eucaliptolo,<span> </span>canfora<span> </span>e<span> </span>borneolo. A seconda del chemotipo della pianta vengono ottenuti diversi oli essenziali:</li> <li>un chemiotipo produce un olio ricco in eucaliptolo, che stimola la secrezione delle ghiandole gastriche dell'apparato digerente e respiratorio, responsabile degli effetti sulla digestione e dell'attività mucolitica.</li> </ul> <p>Un chemiotipo produce un olio ricco in canfora, un chetone che può essere invece utilizzabile come antireumatico per uso locale, ma responsabile di effetti tossici sul SNC, quando usato per via orale. Un chemiotipo, invece, produce olio ricco in borneoloe derivati, come previsto dalla farmacopea, meglio indicato nella patologia spastica delle vie biliari. ed infine uno in cui abbondano il borneolo ed i suoi derivati.</p> <ul> <li>Nell'uso farmacologico comune l'olio viene usato come<span> </span>eupeptico, eccitante, antisettico sedativo, ed i suoi preparati contro gli stati depressivi, restituendo vigore intellettuale e fisico alle persone indebolite.</li> </ul> <h4><span class="mw-headline" id="Controindicazioni">Controindicazioni</span></h4> <p>Ipersensibilità o allergie verso uno o più componenti. Gravidanza o allattamento (fitoterapici) poiché nell'animale riduce l'impianto dello zigote. Periodo pre-operatorio. L'olio essenziale a canfora è controindicato in persone che soffrono di<span> </span>epilessia. Causa infatti, specialmente in casi di<span> </span>sovradosaggio, irritazioni,<span> </span>convulsioni, vomito e principi di paralisi respiratorie.</p> </div> </body> </html>
MHS 25 (10 S)
Semi Di Rosmarino (Rosmarinus Officinalis) 2.5 - 5

Semi di Sorgo (Sorghum...

Semi di Sorgo (Sorghum...

Prezzo 1,55 € (SKU: MHS 74)
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<h2><strong>Semi di Sorgo (Sorghum vulgare)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione in 10 semi.</strong></span></h2> <p>Il<span>&nbsp;</span><b>sorgo</b><span>&nbsp;</span>(<i><b>Sorghum vulgare</b></i><span>&nbsp;</span>Pers,<span>&nbsp;</span><i>sin.</i><span>&nbsp;</span><i>Sorghum bicolor</i><span>&nbsp;</span>L. Moench), o anche<span>&nbsp;</span><b>saggina</b>, è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle<span>&nbsp;</span>graminacee<span>&nbsp;</span>(Poaceae). Le caratteristiche delle principali tipologie di sorgo sono strettamente correlate con la loro destinazione finale. Si distinguono vari gruppi di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>ibridi<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup><sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup>:</p> <ul> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>bicolor</i>: comprende le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>e gli ibridi da granella, a taglia generalmente bassa (1,0-<span class="nowrap"><span data-sort-value="7000150000000000000♠"></span>1,5&nbsp;m</span>), culmi robusti, panicolo molto sviluppato, granella nuda, contenuto variabile di<span>&nbsp;</span>tannino, accestimento limitato, difficilmente allettabili. La granella è destinata all'alimentazione umana nei<span>&nbsp;</span>paesi in via di sviluppo<span>&nbsp;</span>e all'alimentazione del bestiame nei paesi sviluppati;</li> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>Sudanense</i>: sono i cosiddetti “sorghi gentili” o<span>&nbsp;</span><i>erbe sudanesi</i>, caratterizzati da fusto sottile ed elastico, spiccata tendenza all'accestimento, rapidità di ricaccio e ciclo precoce, specialmente adatti per erbai polisfalcio;</li> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>Saccharatum</i>: i sorghi zuccherini si caratterizzano per taglia elevata (2–<span class="nowrap"><span data-sort-value="7000500000000000000♠"></span>5&nbsp;m</span>), foglie larghe, culmo grosso, e midollo dei culmi ricco di zuccheri facilmente fermentabili (15-20% e oltre,<span>&nbsp;</span>saccarosio,<span>&nbsp;</span>glucosio<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>fruttosio), dunque adatti all'insilamento per foraggio ed alla produzione di alcool (bioetanolo) e di<span>&nbsp;</span>biogas, hanno scarsa capacità di accestimento e di ricaccio e ciclo tendenzialmente tardivo;</li> <li>incroci e ibridi delle tipologie citate, con caratteristiche molto varie, sia dal punto di vista morfologico che agronomico;</li> <li><i>S. vulgare</i><span>&nbsp;</span>var.<span>&nbsp;</span><i>technicum</i>: hanno un'infiorescenza ad ombrella con ramificazioni lunghissime ed elastiche che, privata della granella, è usata per la fabbricazione di<span>&nbsp;</span>scope<span>&nbsp;</span>e spazzole.</li> </ul> <p>Coltura alimentare importante in<span>&nbsp;</span>Africa,<span>&nbsp;</span>America centrale<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Asia meridionale, è il quinto cereale in ordine di importanza dopo il<span>&nbsp;</span>granoturco<span>&nbsp;</span>(o<span>&nbsp;</span>mais), il<span>&nbsp;</span>riso, il<span>&nbsp;</span>frumento<span>&nbsp;</span>(o grano) e l'orzo.<span>&nbsp;</span>India,<span>&nbsp;</span>Messico,<span>&nbsp;</span>Nigeria<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Stati Uniti, questi ultimi primi nel settore, forniscono i due terzi circa della produzione mondiale che assomma a 59 milioni di tonnellate prodotte su 42 milioni di ettari.</p> <p>Tra le colture alimentari, è una delle più resistenti alla siccità ed al calore, caratteristica questa che la rende particolarmente interessante nelle regioni aride, nelle quali costituisce uno degli alimenti di base della popolazione.</p> <p>Il sorgo rappresenta una valida alternativa al mais, nella produzione di granella e di foraggi, in quelle aree non irrigue e con scarse o erratiche precipitazioni estive in cui non è lecito attendersi buoni risultati da una coltura di mais. In ambienti particolarmente aridi, nel<span>&nbsp;</span>Sahel<span>&nbsp;</span>in Africa e in Asia (Cina, India) con precipitazioni annue inferiori ai 200–250&nbsp;mm, è spesso sostituito dal<span>&nbsp;</span>miglio<span>&nbsp;</span>e dal panìco che riescono a maturare in 2-3 mesi, fornendo rese di 3-5 quintali per ettaro, con investimenti limitati e in terreni leggeri, spesso poco fertili o degradati.</p> <p>Si distinguono due tipi di coltivazione:</p> <ul> <li>nelle agricolture di sussistenza dei paesi meno avanzati: su terreni marginali, asciutti, con tecniche colturali primitive e conseguenti basse rese (inferiori a 10 q.li per ettaro), le cariossidi sono utilizzate per la produzione di farina per l'alimentazione umana (il bestiame è generalmente alimentato al pascolo o con sottoprodotti) per la preparazione di<span>&nbsp;</span>pane,<span>&nbsp;</span>cuscus,<span>&nbsp;</span>zuppe<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>polenta<span>&nbsp;</span>e di bevande alcoliche;</li> <li>nelle agricolture progredite dei paesi industrializzati: in condizioni edafiche (edafiche cioè riferite al terreno) e climatiche non necessariamente marginali, con l'applicazione di pacchetti tecnologici adeguati, con irrigazione di soccorso eventuale, si attendono rendimenti che si possono avvicinare anche ai 100 quintali di granella per ettaro. La granella è utilizzata per la produzione di amido industriale, di alcool etilico e di mangimi. Il sorgo da foraggio è zuccherino ed è destinato alla alimentazione animale (fresco o conservato) in azienda, al<span>&nbsp;</span>sovescio<span>&nbsp;</span>ed alla produzione di biocarburante.</li> </ul> <h2><span class="mw-headline" id="Origine,_storia_ed_etimologia">Origine, storia ed etimologia</span></h2> <p>Il sorgo è stata una delle prime piante ad essere coltivata. Probabilmente originario dell'Etiopia, si è diffuso prima in Asia e<span>&nbsp;</span>Europa<span>&nbsp;</span>e più recentemente in<span>&nbsp;</span>America<span>&nbsp;</span>ed<span>&nbsp;</span>Australia<sup id="cite_ref-3" class="reference">[3]</sup>. Era già conosciuto in epoca greco-romana<sup id="cite_ref-4" class="reference">[4]</sup>.</p> <p>Il nome italiano di questo cereale deriva dal latino parlato<span>&nbsp;</span><i>Sŭrĭcum (granum)</i><span>&nbsp;</span>o grano di<span>&nbsp;</span>Siria<sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup>, esso viene anche chiamato dùrra e mélica<sup id="cite_ref-6" class="reference">[6]</sup>. Nelle varie lingue e paesi ha i seguenti nomi:<span>&nbsp;</span><i>sorgho</i><span>&nbsp;</span>o<span>&nbsp;</span><i>gros mil</i><span>&nbsp;</span>in francese,<span>&nbsp;</span><i>sorghum</i><span>&nbsp;</span>in inglese,<span>&nbsp;</span><i>sorghumhirse</i><span>&nbsp;</span>in tedesco,<span>&nbsp;</span><i>sorgo</i><span>&nbsp;</span>in spagnolo e portoghese, melca in catalano, melga in lombardo, milhoca in occitano,<span>&nbsp;</span><i>dawa</i><span>&nbsp;</span>in<span>&nbsp;</span><i>hausa</i>,<span>&nbsp;</span><i>sormijo grande</i><span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span><i>maíz de Guinea</i><span>&nbsp;</span>in Africa Occidentale,<span>&nbsp;</span><i>kafir</i><span>&nbsp;</span>in Africa australe,<span>&nbsp;</span><i>durra</i><span>&nbsp;</span>in Etiopia e Sudan,<span>&nbsp;</span><i>mtama</i><span>&nbsp;</span>in Swahili,<span>&nbsp;</span><i>iowar</i><span>&nbsp;</span>in India e<span>&nbsp;</span><i>gaoliang</i><span>&nbsp;</span>in Cina.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Distribuzione,_caratteri_botanici_ed_esigenze_ambientali">Distribuzione, caratteri botanici ed esigenze ambientali</span></h2> <p>Il sorgo è coltivato in tutto il mondo. Spiccatamente macroterma, tra le più esigenti riguardo alla temperatura, è specie a ciclo foto-sintetico di tipo C4 (pianta C4)<sup id="cite_ref-8" class="reference">[8]</sup><span>&nbsp;</span>ad elevata resa fotosintetica, richiede elevate intensità luminose durante tutte le fasi del ciclo vegetativo ed è tipicamente brevidiurna. Grazie al miglioramento genetico, come per il mais, sono state create<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>adatte ai diversi climi, compresi quelli temperati. In Europa, la sua coltivazione rimane comunque limitata soprattutto ai paesi mediterranei.</p> <p>Il sorgo è una pianta erbacea annuale. Il suo aspetto è simile a quello del mais. La pianta può raggiungere un'altezza compresa tra uno e tre metri ed oltre; ha un fusto cilindrico, con foglie piatte e lunghe, che porta infiorescenze costituite da panicoli terminali di dimensioni e forma molto differenziate. Esistono tipi con panicolo compatto, spargolo o reclinato. L'infiorescenza raggruppa spighette con uno o due fiori bisessuali.</p> <p>La granella è una cariosside di circa 3–4&nbsp;mm, sferica o oblunga, che può essere “vestita”, con glume strettamente aderenti al frutto o nuda, come in genere nel caso dei sorghi da granella. La granella è composta da tre parti principali: il pericarpo, l'albume (essenzialmente amido, che può essere di consistenza farinosa o vitrea) e l'embrione. Essa può apparire bianca, gialla, bruna, rossiccia, bruno-violacea. Il colore scuro, che si deve alla presenza di pigmenti nelle cellule del pericarpo o dello spermoderma sottostante, è associato alla presenza di tannini che inibiscono la digestione delle proteine del granello<sup id="cite_ref-9" class="reference">[9]</sup><sup id="cite_ref-10" class="reference">[10]</sup>.</p> <p>Il sorgo non è particolarmente esigente in fatto di terreni, preferisce suoli sani, profondi, non troppo pesanti, ma si sviluppa bene anche in terreni alcalini e sopporta discretamente la salinità. Per germinare, il seme ha bisogno di una temperatura non inferiore a 12-13&nbsp;°C e trova le temperature più adatte al suo sviluppo intorno ai 30-35&nbsp;°C. Il sorgo è molto resistente alle alte temperature ed alla siccità, essendo capace di rimanere in stasi vegetativa per periodi relativamente lunghi e di riprendere la crescita al cessare delle condizioni di stress idrico. Deve questa sua resistenza al basso tasso di traspirazione (risultante da marcata cutinizzazione e pruinità delle foglie, stomi molto piccoli e poco numerosi) ed al suo fitto apparato radicale, che si sviluppa bene anche in profondità. Inoltre, il sorgo ha bisogno di una quantità di acqua più ridotta del mais per produrre la<span>&nbsp;</span>sostanza secca.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Tecnica_colturale">Tecnica colturale</span></h2> <p>Il ciclo vegetativo del sorgo varia da 75 giorni (ultra-precoce) a 180 giorni ed oltre (ultra-tardivo). La scelta dell'ibrido va fatta soprattutto tenendo conto del regime pluviometrico e delle caratteristiche del terreno. Nelle regioni temperate, le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>o gli ibridi più comunemente coltivati hanno un ciclo da 100 a 120 giorni.</p> <p>Il sorgo entra nell'avvicendamento come pianta da rinnovo (prima o dopo una sfruttante, ad esempio orzo o grano). La coltura intercalare non è molto diffusa in quanto il sorgo, pianta molto vorace, non lascia fertilità sufficiente alla coltura che segue. Non è infrequente, viceversa, la coltura ripetuta, anche per più anni.</p> <p>Normalmente, si coltiva in seccagno contando su precipitazioni dell'ordine di 300–350&nbsp;mm durante il ciclo vegetativo. I migliori rendimenti si ottengono da ibridi tardivi con 500–600&nbsp;mm di pioggia ben distribuiti. Esistono poi ibridi e<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>con spiccata capacità di ricaccio che consentono di duplicare o quasi le rese.</p> <p>In coltura intensiva, la tecnica è simile a quella del mais; tutte le operazioni sono meccanizzate e si fa uso di sementi selezionate di ibridi e di agrochimici (fertilizzanti,<span>&nbsp;</span>erbicidi<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>antiparassitari), come per una qualunque coltura destinata al mercato. Nei climi temperati, il sorgo è seminato a partire dalla prima quindicina di maggio, essendo suscettibile ai ritorni di freddo. Il sorgo ha bisogno di un letto di semina ben preparato che assicuri un'emergenza omogenea. Si distribuiscono 12–25 kg/ha di seme, con investimenti che vanno da 20-30 piante/m² in ambienti asciutti a 30-40 piante/m² in zone in cui si può intervenire con l'irrigazione. La distanza di semina ottimale è intorno ai 40–50 cm tra le file (ed oltre, per facilitare l'esecuzione dei lavori colturali) e ai 4–5 cm sulla fila. Il sorgo è capace di valorizzare egregiamente le concimazioni letamiche ed organiche in genere e i residui delle leguminose. La fertilizzazione minerale va calibrata con attenzione, in particolare in coltura asciutta; per un raccolto di 65-85 q.li/ha si devono anticipare circa 100–150 kg di azoto (2-3 q.li di urea) in copertura, 80–100 kg di anidride fosforica (P2O5) e 70–100 kg di ossido di potassio (K2O).</p> <p>La raccolta si esegue con<span>&nbsp;</span>mietitrebbiatrice<span>&nbsp;</span>da frumento in settembre-ottobre nei climi temperati, ottenendo produzioni variabili da 40-60 q.li/ha di granella, nei terreni collinari e asciutti, fino a 80-100 q.li/ha e oltre nelle migliori condizioni. Steli e foglie rimangono verdi anche a maturazione della granella e possono dunque essere utilizzati come foraggio, opportunamente trinciati, per consumo fresco o insilamento. In alternativa, sono falciati, trinciati ed interrati. La granella si raccoglie al 16-20% di umidità, che va ridotta al 13% in essiccatoio, per la conservazione o la commercializzazione.</p> <p>Nei paesi nei quali la produzione è destinata al consumo umano, la coltivazione si attua a diversi gradi di intensità: da parte dei piccoli coltivatori (che sono la maggioranza) principalmente per autoconsumo; e da agricoltori medi e grandi che producono per il mercato interno o regionale. Per i produttori del primo gruppo, l'impiego di fattori produttivi non riguarda che le sementi, conservate dal raccolto precedente, e la manodopera famigliare. I secondi sono invece imprenditori che impiegano pacchetti tecnologici analoghi a quelli descritti in precedenza per la produzione intensiva, basati sull'impiego di fattori produttivi acquisiti sul mercato. All'interno di queste due categorie esiste una casistica molto varia di coltivatori che adottano tecnologie e strategie differenti da paese a paese.</p> <p>In coltura tradizionale, il sorgo può seguire un<span>&nbsp;</span>maggese<span>&nbsp;</span>con<span>&nbsp;</span>sovescio, l'arachide, altra leguminosa o il<span>&nbsp;</span>cotone, in coltura pura o più spesso in associazione col<span>&nbsp;</span>niébé<span>&nbsp;</span>(<i>Vigna unquiculata</i>) o con l'arachide. Non è quasi mai coltivato in irriguo, ma piuttosto in coltura asciutta, di bassofondo o di deflusso. Il terreno è preparato con la zappa, con la trazione animale o, più di rado, meccanica. In genere, non si supera una profondità di lavorazione di 10–15&nbsp;cm. Si semina a buchette in linea di 2&nbsp;cm di profondità con 5-6 semi per buchetta, per ovviare a scarsa germinabilità e presenza di insetti terricoli e di solito non si pratica il diradamento; la semina, sempre scalare, viene talvolta ripetuta per ovviare al ritardo delle piogge. Le distanze tra le linee sono dell'ordine degli 80&nbsp;cm e le distanze tra le buchette sulla linea variano da 40 a 70&nbsp;cm. I coltivatori usano anche seminare miscugli di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>diverse per palliare gli inconvenienti legati alle fluttuazioni climatiche ed ai predatori. Le operazioni colturali non vanno oltre due o tre sarchiature per contenere l'invadenza delle infestanti. Le rese si agirano sui 6-8 q.li per ettaro in coltura tradizionale e possono superare i 10-15 q.li per ettaro in coltura commerciale migliorata, con apporti di fertilizzante azotato e controllo adeguato delle infestanti. I fusti e le foglie rappresentano un prezioso foraggio per gli animali della famiglia coltivatrice. Il grosso della raccolta ha luogo in stagione secca, i panicoli vengono tagliati e messi ad asciugare prima della eventuale sgranatura e conservazione. Le perdite post-raccolto (quantitative e qualitative), dovute principalmente a punteruoli, funghi e germinazione della granella, possono ridurre significativamente la produzione ottenuta, ad esempio fino a 25% del raccolto in Africa Orientale e Centrale, secondo ASARECA.</p> <p>Il sorgo è pianta relativamente rustica e resistente alle avversità. Possono pregiudicare la sua coltivazione specialmente le basse temperature e le malerbe che entrano in competizione per luce, acqua e nutrienti, segnatamente per l'azoto. Se le pratiche colturali ed agronomiche adottate (rotazioni, preparazione del letto di semina, corretta densità ed epoca di semina, fertilizzazione razionale) non sono sufficienti a prevenire e contenere lo sviluppo delle infestanti, gli erbicidi (i più usati sono a base di<span>&nbsp;</span>Atrazina) possono dare risultati soddisfacenti, purché applicati tempestivamente in pre-emergenza o in post-emergenza.</p> <p>Tra i parassiti vegetali ed animali che possono causare danni significativi alla coltura, specialmente in zone ad alta specializzazione sorghicola, si possono citare i marciumi delle piante e dello stelo, il carbone, la peronospora del sorgo, gli insetti terricoli, gli<span>&nbsp;</span>afidi, le piralidi, la cecidomia ed altri anch'essi comuni al mais. In talune regioni gli uccelli, per lo più passeracei (ad esempio il<span>&nbsp;</span><i>Quelea quelea</i><span>&nbsp;</span>in Africa), possono rappresentare un serio problema.</p> <p>Il sorgo da foraggio – i sorghi gentili e zuccherini sono i più comunemente impiegati, ma si utilizzano anche le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>da granella – nei climi temperati si semina nella tarda primavera e si raccoglie anche in 2-3 tagli (ricaccia dopo ogni taglio con produttività decrescente) fino a fine estate. La fittezza di semina varia in funzione della capacità di accestimento, spesso elevata. Può beneficiare di una concimazione azotata in copertura (non esagerata per prevenire l'allettamento) e si raccoglie con la falcia-trincia-caricatrice. La raccolta va fatta a maturazione latteo-cerosa della cariosside, quando il valore foraggero della pianta è massimo. Alcune varietà contengono un<span>&nbsp;</span>glucoside, la durrina, tossico perché dà luogo alla formazione di<span>&nbsp;</span>acido cianidrico, pericoloso in particolare per i<span>&nbsp;</span>ruminanti. Il contenuto in durrina diminuisce con la crescita e soprattutto dopo la fioritura, l'affienagione e l'insilaggio escludono ogni pericolo di intossicazione. Le rese, molto variabili, vanno dai 400 ai 600 q.li per ettaro di foraggio verde (la<span>&nbsp;</span>sostanza secca<span>&nbsp;</span>si aggira intorno al 30%). Si coltiva anche in consociazione con leguminose foraggere tipo vigna (<i>Dolichos lab lab</i>) o altre specie rampicanti per migliorare la composizione proteica della foraggiata fresca.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Genetica_e_servizi_di_appoggio_alla_produzione">Genetica<span>&nbsp;</span>e servizi di appoggio alla produzione</span></h2> <p>I problemi da risolvere e le soluzioni da apportare per il miglioramento e l'aumento delle produzioni di sorgo sono descritti nel documento<span>&nbsp;</span><i>Sorghum and Millet</i><sup id="cite_ref-26" class="reference">[26]</sup>, che ne offre una dettagliata trattazione ai vari livelli della filiera in Africa: oltre a quelli citati più oltre, ne sono menzionati altri relativi a tecnologia di produzione e trasformazione, mercato, ricerca e sperimentazione.</p> <p>Con il miglioramento genetico si vuole conseguire una maggiore produzione attraverso l'aumento della produttività e della superficie coltivata. Nel primo caso si persegue la capacità di valorizzare la fertilizzazione (taglia bassa), una migliore resa industriale (granella grossa), la maturazione contemporanea (diminuzione delle perdite al raccolto), la resistenza alla predazione da parte degli uccelli, alle piante parassite del genere<span>&nbsp;</span><i>Striga</i>, alle<span>&nbsp;</span>crittogame<span>&nbsp;</span>ed agli insetti nocivi. Importante è anche la qualità (contenuto proteico e basso tenore di<span>&nbsp;</span>tannino) della granella. Nel secondo caso si mira ad un aumento delle aree di coltivazione: in condizioni di estrema aridità si ricerca la riduzione del ciclo, mentre in presenza di eccessiva umidità o addirittura di inondazioni può essere funzionale l'allungamento del ciclo. I migliori risultati si ottengono attraverso l'incrocio degli ibridi americani, dalle elevate capacità produttive, con<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>locali, meno produttive ma più rustiche<sup id="cite_ref-autogenerato4_17-1" class="reference">[17]</sup>.</p> <p>Nel 2009 14 milioni di agricoltori in 25 paesi (tra i primi<span>&nbsp;</span>Stati Uniti,<span>&nbsp;</span>Brasile<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Argentina) hanno coltivato oltre 134 milioni di ettari con<span>&nbsp;</span>organismi geneticamente modificati<span>&nbsp;</span>(OGM). La produzione riguarda<span>&nbsp;</span>soia, mais, cotone,<span>&nbsp;</span>colza,<span>&nbsp;</span>barbabietola da zucchero, zucca da olio,<span>&nbsp;</span>papaya,<span>&nbsp;</span>pomodoro,<span>&nbsp;</span>peperone,<span>&nbsp;</span>erba medica<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>pioppo<sup id="cite_ref-27" class="reference">[27]</sup>. Colture alimentari come sorgo, miglio, fagiolo dell'occhio e<span>&nbsp;</span>manioca, largamente praticate nei paesi in via di sviluppo, se geneticamente modificate per essere più resistenti, ad esempio, alla siccità ed all'attacco di parassiti, potrebbero forse contribuire ad elevare i livelli di sicurezza alimentare nelle regioni più sfavorite del globo<span>&nbsp;</span><span class="chiarimento" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">ed a diversificare significativamente le fonti di approvvigionamento energetico</span>.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Produzione_del_sorgo_da_granella_e_da_foraggio_nel_mondo">Produzione del sorgo da granella e da foraggio nel mondo</span></h2> <h3><span class="mw-headline" id="Sorgo_da_granella">Sorgo da granella</span></h3> <p>Nel triennio 2008-2012, di una produzione cerealicola annua media mondiale di 2.500 milioni di tonnellate, il sorgo non ha rappresentato che 59 milioni di tonnellate (2,4%), molto indietro rispetto a mais, riso, grano e orzo, ma davanti al miglio, alla<span>&nbsp;</span>segale<span>&nbsp;</span>e all'avena. Mentre dal 1980 al 2010 la produzione cerealicola mondiale è aumentata del 59%, la quota del sorgo all'interno del comparto è diminuita del 39%.</p> <p>Nella Tabella 1 sono presentate le medie di superfici coltivate, rendimenti unitari e volume della produzione di sorgo da granella per il triennio 2008-2010 nelle diverse regioni del mondo e quelle dei dieci maggiori produttori. Questi dati mostrano come la produzione sfiori i 23 milioni di tonnellate sia in America che in Africa e superi i dieci milioni in Asia, con l'Oceania<span>&nbsp;</span>in terza posizione con meno di tre milioni e ultima l'Europa, che non eccede il milione di tonnellate.</p> <p>La produzione complessiva dei primi dieci paesi produttori, 45,7 milioni di tonnellate, rappresenta i tre quarti della produzione mondiale (60 milioni di tonnellate ottenuti da 42 milioni di ettari). Le rese unitarie variano vistosamente da meno di una tonnellata in India ed in Burkina Faso ad oltre 4 tonnellate per ettaro in Argentina e Stati Uniti d'America.</p> <p>Per alcuni di questi paesi si nota, nel decennio trascorso, per una diminuzione della produzione dovuta alla contrazione delle superfici coltivate coniugata con rendimenti in calo (Stati Uniti, India, Nigeria e Argentina). Un secondo gruppo di paesi (Brasile, Etiopia, Australia e Burkina Faso) aumenta notevolmente la produzione grazie all'espansione delle superfici ed all'incremento delle rese. In Africa, si registra un aumento della produzione dovuto soprattutto all'espansione delle superfici, in Europa si verifica un analogo fenomeno, seppur su scala ridotta. In Australia, l'incremento dei volumi risulta da una equilibrata combinazione della intensificazione e della espansione della coltivazione. La contrazione delle superfici, non compensata da sufficienti aumenti di produttività, è alla base della riduzione dei volumi della produzione nelle Americhe ed in Asia.</p> <p>Tabella 1 - Situazione attuale della produzione di sorgo da granella (Superfici, rendimenti unitari e volume della produzione), medie per il triennio 2008-2010</p> <p>Di una superficie totale di 42 milioni di ettari coltivata a sorgo, il 70% si trova nei paesi in via di sviluppo. In Africa, il sorgo è coltivato soprattutto nella fascia saheliano-sudanese compresa tra il deserto del Sahara e la foresta equatoriale, dall'Atlantico all'Oceano Indiano. Nell'Africa sub-sahariana, esso è il secondo cereale più importante dopo il mais. In America centrale e meridionale, il sorgo è prodotto nelle zone più asciutte del<span>&nbsp;</span>Messico, di<span>&nbsp;</span>el Salvador, del<span>&nbsp;</span>Guatemala<span>&nbsp;</span>e del<span>&nbsp;</span>Nicaragua, nelle pianure più secche dell'interno dell'Argentina, del nord della<span>&nbsp;</span>Colombia, del<span>&nbsp;</span>Venezuela, del Nord – Est del Brasile e dell'Uruguay. Nell'America del Nord, il sorgo si coltiva in alcune zone delle pianure del centro e del sud degli Stati Uniti, nella<span>&nbsp;</span><i>Sorghum Belt</i><span>&nbsp;</span>compresa tra i 30° e i 40° di latitudine nord. In Asia, è coltivato in India, in Cina, nello<span>&nbsp;</span>Yemen, in<span>&nbsp;</span>Pakistan<span>&nbsp;</span>e in<span>&nbsp;</span>Thailandia. In Europa, la sua produzione è limitata ad alcune regioni della<span>&nbsp;</span>Francia, dell'Italia, della<span>&nbsp;</span>Spagna, dell'Ucraina<span>&nbsp;</span>e della<span>&nbsp;</span>Russia. In Australia, il solo produttore importante dell'Oceania, la quasi totalità della produzione si concentra nel Queensland e nel nord del New South Wales<sup id="cite_ref-autogenerato3_28-0" class="reference">[28]</sup><sup id="cite_ref-29" class="reference">[29]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Sorgo_da_foraggio">Sorgo da foraggio</span></h3> <p>La coltivazione del sorgo foraggero è praticata in un numero ristretto di paesi. Come risulta dai dati relativi al 2010 presentati nella Tabella 2, su una superficie totale di poco più di un milione di ettari si sono prodotti 23 milioni di tonnellate, con rendimenti unitari generalmente superiori alle 20 tonnellate per ettaro. Oltre due terzi della produzione sono stati ottenuti in Argentina, Messico e Stati Uniti d'America, che detengono anche primati nella produzione di sorgo da granella.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Il_sorgo_in_Italia">Il sorgo in Italia</span></h2> <p>La superficie investita a sorgo da granella in<span>&nbsp;</span>Italia<span>&nbsp;</span>nel 2011 ha superato i 42.000 ettari, localizzati quasi totalmente nel Centro-nord. Il 78% della superficie coltivata a sorgo è in<span>&nbsp;</span>Emilia-Romagna, il 16% in Italia centrale, principalmente nelle<span>&nbsp;</span>Marche. I rendimenti variano dai 13 quintali per ettaro del<span>&nbsp;</span>Molise<span>&nbsp;</span>agli 83 quintali in Emilia-Romagna. La produzione nazionale è di 3 milioni di quintali. La superficie coltivata è aumentata del 25% negli ultimi dieci anni<sup id="cite_ref-30" class="reference">[30]</sup>. Nel 2010, il sorgo foraggero occupa 7.600 ettari con una produzione di 300.000 tonnellate (dati FAO).</p> <p>Per far fronte al crescente fabbisogno di bioetanolo, soddisfatto principalmente con le importazioni, si stanno da tempo conducendo su tutto il territorio nazionale sperimentazioni relative a differenti modelli produttivi, industriali ed organizzativi. Per quanto riguarda il sorgo, il potenziale maggiore esisterebbe nel Nord Italia, dove le precipitazioni nel periodo di sviluppo vegetativo sarebbero sufficienti a garantire buone rese produttive, mentre nelle regioni a clima mediterraneo sarebbe necessario il sostegno dell'irrigazione<sup id="cite_ref-31" class="reference">[31]</sup>. Le stesse considerazioni sono valide per la coltivazione di sorgo da biomassa per la produzione di biogas.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Commercio_internazionale">Commercio internazionale</span></h2> <p>La Tabella 3 riporta i dati relativi agli scambi commerciali di sorgo registrati dal<span>&nbsp;</span><i>Foreign Agricultural Service</i><span>&nbsp;</span>dell’<i>United States Department of Agriculture</i>. Si può osservare come il volume complessivo delle transazioni non sia particolarmente importante, intorno al 10-12% della produzione mondiale. Tra i paesi esportatori, Argentina, Stati Uniti ed Australia detengono il 94% circa del mercato. I principali paesi importatori sono<span>&nbsp;</span>Giappone<span>&nbsp;</span>(28,5% del sorgo commercializzato), Messico (25,0%), Colombia (13,5%) e<span>&nbsp;</span>Cile<span>&nbsp;</span>(11,5%). L'Africa praticamente non partecipa agli scambi internazionali.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Destinazione_e_consumo">Destinazione e consumo</span></h2> <p>In molti paesi dell'Africa e dell'Asia il sorgo è una coltura alimentare. In America del Nord Centrale e del Sud, in Australia ed Europa il sorgo da granella è destinato soprattutto all'industria mangimistica, ma può essere usato anche per la produzione di etanolo.</p> <p>In tutto il mondo sono in atto progetti per lo sviluppo delle tecnologie e la diffusione della coltivazione del sorgo per fini energetici. La produzione di sorgo zuccherino alimenta anche un crescente numero di impianti per la produzione di etanolo in Brasile, nelle<span>&nbsp;</span>Filippine, in India e negli Stati Uniti<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-0" class="reference">[32]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Consumo_umano">Consumo umano</span></h3> <p>Circa la metà della produzione mondiale è destinata al consumo umano. Il consumo di sorgo per abitante è più stabile e più elevato in ambiente rurale che nei centri urbani. Inoltre, esso tende ad essere maggiore nelle regioni caratterizzate da povertà e insicurezza alimentare più marcate. Il consumo pro-capite è maggiore in Africa (per esempio intorno ai 90–100&nbsp;kg all'anno in<span>&nbsp;</span>Burkina Faso<span>&nbsp;</span>ed in<span>&nbsp;</span>Sudan). In Asia, il sorgo è ancora una coltura importante per la sicurezza alimentare in alcune regioni, dove si registrano consumi annui anche superiori ai 70&nbsp;kg<sup id="cite_ref-33" class="reference">[33]</sup>.</p> <p>Come negli altri cereali, la granella del sorgo è costituita essenzialmente di amido (intorno al 70%). Il tenore in proteine (10,4% di parte commestibile) è comparabile a quello del mais (9,2%) e del frumento (10,6%). Il contenuto in grassi grezzi del sorgo è del 3%, superiore a quello del grano, ma inferiore a quello del mais; 100 grammi di sorgo forniscono 329 kilocalorie contro le 358 del mais e le 348 del grano.</p> <p>Il sorgo è ricco di vitamine del complesso B. Certe<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>a endosperma giallo contengono beta-carotene suscettibile ad essere trasformato in<span>&nbsp;</span>vitamina A<span>&nbsp;</span>dall'organismo umano. Esso è inoltre ricco in antiossidanti, che si reputa contribuiscono a ridurre i rischi di cancro, diabete, disturbi cardiaci. Il sorgo, inoltre, non contiene elementi biotecnologici che ne facciano un organismo transgenico o geneticamente modificato<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-1" class="reference">[32]</sup>.</p> <p>Certi sorghi hanno le cariossidi di colore scuro. Questa colorazione è associata alla forte presenza di tannini negli strati più superficiali del grano che inibiscono la digestione delle proteine del granello. Questi strati si eliminano con la decorticazione, operazione che può ridurre la resa fino al 65 - 75%. I granelli di sorgo immaturi possono essere consumati arrostiti interi, quelli maturi si possono preparare come<span>&nbsp;</span><i>pop-corn</i>. In generale, il sorgo è consumato sotto forma di granella intera decorticata o di farina. La farina si ottiene da granella decorticata e si usa pura o mescolata alla farina di altri cereali. Si possono distinguere i seguenti gruppi di alimenti tradizionali a base di sorgo<sup id="cite_ref-autogenerato3_28-1" class="reference">[28]</sup><sup id="cite_ref-34" class="reference">[34]</sup><sup id="cite_ref-35" class="reference">[35]</sup><sup id="cite_ref-36" class="reference">[36]</sup>:</p> <ul> <li>pane, in genere non lievitato, fatto con una pasta che può essere fermentata, consumato in Asia ed in alcune regioni dell'Africa e gallette e<span>&nbsp;</span><i>tortillas</i><span>&nbsp;</span>in America Centrale;</li> <li>polenta, semolini e pappe, fluidi o densi, anche fermentati, consumati soprattutto in Africa;</li> <li>prodotti bolliti come il riso o stufati come il couscous;</li> <li>alimenti fritti nell'olio;</li> <li>bevande alcoliche (birra in Africa ed alcool in Cina) e non (melasse e sciroppo negli Stati Uniti);</li> <li>cibi privi di glutine come pane, pizza, pasta, dolci per i quali un piccolo ma dinamico mercato si va sviluppando negli USA<sup id="cite_ref-37" class="reference">[37]</sup>.</li> </ul> <p>Infine, esistono alcune<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di sorgo zuccherino, i cui culmi hanno un tenore zuccherino che arriva fino al 18%, destinate al consumo come prodotto da masticare in Africa, similmente alla canna da zucchero<sup id="cite_ref-autogenerato4_17-2" class="reference">[17]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Alimentazione_animale">Alimentazione animale</span></h3> <p>Circa il 48% della produzione mondiale di sorgo da granella è destinato all'alimentazione animale. I fattori suscettibili di influire sul suo sviluppo e consumo sono l'aumento dei redditi, che stimola la domanda di prodotti zootecnici e la competitività del prezzo del sorgo rispetto a quello degli altri cereali, del mais in particolare.</p> <p>Nelle regioni soggette ai danni della siccità, il sorgo è coltivato sia per la granella, utilizzata per alimentazione umana, che per la<span>&nbsp;</span>paglia<span>&nbsp;</span>da utilizzare come foraggio. Nei paesi meno sviluppati, la paglia può rappresentare fino al 50% del valore complessivo della coltura, soprattutto negli anni di siccità<sup id="cite_ref-38" class="reference">[38]</sup>.</p> <p>Con un valore energetico paragonabile a quello di un mais di qualità media (da 0,83 a 0,85 UFL/ kg di sostanza secca), il sorgo può validamente sostituire il mais nella fabbricazione di mangimi. Il suo sviluppo dunque dipende soprattutto: a) dall'evoluzione del consumo pro-capite di proteine animali (in particolare carne di pollo e bovina e latte), a patto che i suoi costi di produzione contribuiscano a mantenerne la competitività. Quest'ultimo aspetto va messo in relazione in particolare con lo sviluppo di nuovi ibridi performanti, adatti a coprire aree di coltivazione più estese e con la diffusione di pratiche colturali migliorate.</p> <p>Il sorgo foraggero è prodotto soprattutto in Argentina, Messico, Stati Uniti d'America ed Europa ed è destinato al consumo aziendale. Si usa come fieno, foraggio verde o insilato.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Produzione_di_energia">Produzione di energia</span></h3> <p>La produzione di energia dalle biomasse si può ottenere sotto forma di:</p> <ul> <li>bioetanolo, da piante zuccherino-amidacee, per fermentazione aerobica;</li> <li>biogas, da piante zuccherino-cellulosiche, per fermentazione anaerobica;</li> <li>biocombustibili, da piante ligno-cellulosiche, per combustione, pirolisi e gassificazione;</li> <li>biodiesel, da oleaginose, per transesterificazione.</li> </ul> <p>Il sorgo, che è compreso nelle prime tre categorie, presenta i seguenti punti deboli: bassa qualità della biomassa, alto contenuto in ceneri (5-6%) e in silice (&gt;30% nella sostanza secca) e alta umidità alla raccolta, limitato numero di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di sorgo fibra disponibili per condizioni ambientali differenziate. Per contro, i punti di forza sono: ciclo annuale, di facile inserimento negli avvicendamenti, completa meccanizzazione e semplicità delle operazioni colturali e buona produttività (25-28% di sostanza secca)<sup id="cite_ref-39" class="reference">[39]</sup>. Si consideri, a proposito della produttività del sorgo zuccherino, che essa è molto simile a quella della canna da zucchero data la sua capacità di fornire fino a 5,5 tonnellate di zucchero per ettaro in 100-150 giorni<sup id="cite_ref-40" class="reference">[40]</sup>.</p> <p>Nella produzione di bioetanolo, gli USA detengono la prima posizione con 53 miliardi di litri nel 2011, seguiti dal Brasile con 21,1 miliardi di litri e dall'Unione europea<span>&nbsp;</span>con 4,4 miliardi di litri. Nei paesi dell'America Meridionale (Brasile,<span>&nbsp;</span>Colombia,<span>&nbsp;</span>Perù) il bioetanolo si produce a partire dalla<span>&nbsp;</span>canna da zucchero. Negli Stati Uniti e in Europa esso viene prodotto prevalentemente dalla granella dei cereali (soprattutto mais e grano, ma anche da<span>&nbsp;</span>barbabietola da zucchero<span>&nbsp;</span>e sottoprodotti agro-industriali), circa un terzo del sorgo prodotto negli USA sarebbe già oggi usato per la produzione di biocarburante<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-2" class="reference">[32]</sup>.</p> <p>L'etanolo prodotto dal sorgo zuccherino avrebbe notevoli potenzialità in questo campo per la elevata sostenibilità ambientale, economica ed energetica, la semplicità tecnica del processo produttivo ed un bilancio energetico particolarmente favorevole<sup id="cite_ref-41" class="reference">[41]</sup><sup id="cite_ref-42" class="reference">[42]</sup>. D'altro canto, va considerato che la sostituzione della benzina con l'etanolo può provocare incrementi drammatici del prezzo dei cereali, sorgo incluso, con effetti più marcati sulle fasce più povere della popolazione.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Altri_usi">Altri usi</span></h3> <p>La granella fornisce amido, che serve anche a preparare colle, adesivi e destrosio,<span>&nbsp;</span>olio<span>&nbsp;</span>e materia prima per la preparazione dei mangimi. Dal midollo dei sorghi zuccherini si ricava zucchero e<span>&nbsp;</span>melassa. Le fibre dello stocco servono anche per confezionare pannelli utilizzati nelle costruzioni. Le glume, la guaina fogliare e altre parti della pianta di certe<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>contengono pigmenti usati come coloranti nelle industrie alimentare e tessile. Le infiorescenze ad ombrella, private della granella, sono utilizzate per la produzione artigianale delle tradizionale scope di saggina e ramazze (vedi<span>&nbsp;</span>Scopa_(strumento)), le più diffuse prima dell'utilizzo di materie plastiche.</p> <h2><span id="Occupazione_e_divisione_dei_ruoli_all.27interno_della_famiglia_coltivatrice"></span><span class="mw-headline" id="Occupazione_e_divisione_dei_ruoli_all'interno_della_famiglia_coltivatrice">Occupazione e divisione dei ruoli all'interno della famiglia coltivatrice</span></h2> <p>In coltura meccanizzata asciutta, comprendendo la conservazione e l'essiccazione di una produzione di 60-70 q.li di granella o 4-500 q.li di trinciato per ettaro, sono necessarie 10-15 giornate di lavoro manuale, che possono raddoppiare o anche triplicare in irriguo. In coltura manuale, occorrono 100-110 giornate per coltivare e conservare il prodotto di un ettaro di sorgo. Questo non include il gravoso lavoro al mortaio, che spetta tradizionalmente alla donna, necessario per la trasformazione della granella in farina<sup id="cite_ref-Memento_de_l'Agronome_22-1" class="reference">[22]</sup><sup id="cite_ref-43" class="reference">[43]</sup>.</p> <p>La donna partecipa alle attività produttive con differenze determinate dalle tradizioni culturali e religiose e dai processi economici che modificano tali tradizioni. Nell'Africa sub-sahariana, i ruoli delle donne e degli uomini nella produzione agricola e nelle attività post-raccolto sono ben definite. L'uomo si incarica della preparazione del terreno per la semina, mentre la donna ha maggiori responsabilità per la semina (o il trapianto), la sarchiatura, la raccolta, la lavorazione e la conservazione del raccolto.</p> <p>In genere, le colture commerciali sono di pertinenza dell'uomo, mentre la donna si occupa delle colture alimentari, seppur con qualche eccezione. Più spesso, la donna si dedica alla trasformazione dei prodotti alimentari: è il caso frequente della distillazione e della vendita della<span>&nbsp;</span>birra<span>&nbsp;</span>da cereali locali (ad esempio sorgo e miglio), attività molto redditizia alla quale la donna, in Africa, dedica molto tempo e molti sforzi<sup id="cite_ref-44" class="reference">[44]</sup>.</p> <h2><span id="Accaparramento_delle_terre_.28Land_grabbing.29"></span><span class="mw-headline" id="Accaparramento_delle_terre_(Land_grabbing)">Accaparramento delle terre (<i>Land grabbing</i>)</span></h2> <p>Negli ultimi dieci anni, 83,2 milioni di ettari sono stati ceduti ad investitori internazionali nei<span>&nbsp;</span>paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, regione nella quale è particolarmente attiva la Cina<sup id="cite_ref-45" class="reference">[45]</sup><span>&nbsp;</span><sup id="cite_ref-46" class="reference">[46]</sup>.</p> <p>Questi terreni, destinati in gran parte alla produzione di cibo per l'esportazione o per la produzione di biocarburanti (per questi: manioca, canna da zucchero, olio di palma,<span>&nbsp;</span>jatropha), sono spesso sottratti alla produzione di alimenti per il consumo locale. La sicurezza alimentare di milioni di persone è dunque a rischio.</p> <p>Per ora, meno di 300.000 ettari risultano acquisiti per la coltivazione di sorgo<sup id="cite_ref-47" class="reference">[47]</sup>. Per la sua attitudine alla produzione di etanolo, il sorgo è però suscettibile di svolgere in futuro un ruolo di primo piano in questo processo.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Politiche_e_programmi">Politiche e programmi</span></h2> <p>La produzione mondiale di carburante etanolo è quintuplicata dal 2000 al 2011 passando da 17 a 86 miliardi di litri<sup id="cite_ref-48" class="reference">[48]</sup>, in linea con le stime dell’<i>OECD-FAO Agricultural Outlook 2008-2017</i><span>&nbsp;</span>che prevedeva che la produzione di etanolo raddoppiasse nel decennio il 2007-2017, raggiungendo 125 miliardi di litri<sup id="cite_ref-49" class="reference">[49]</sup>.</p> <p>Negli Stati Uniti d'America, il<span>&nbsp;</span><i>Biomass Crop Assistance Program</i><span>&nbsp;</span>(BCAP) contenuto nel<span>&nbsp;</span><i>Food, Conservation, and Energy Act</i><span>&nbsp;</span>del 2008, incoraggia i produttori agricoli nella sperimentazione di colture non alimentari, a contenuta emissione di<span>&nbsp;</span>anidride carbonica, quale il sorgo da biomassa. In questo quadro, i Dipartimenti per l'Energia e l'Agricoltura degli Stati Uniti, così come molti governi statali, sostengono finanziariamente attività commerciali e dimostrative di colture energetiche<sup id="cite_ref-50" class="reference">[50]</sup>. Il sorgo da biomassa avrà un ruolo importante, considerato l'interesse che gli Stati Uniti mostrano per le fonti alternative di energia da biomassa per soddisfare i fabbisogni nazionali di energia elettrica e per il trasporto<sup id="cite_ref-51" class="reference">[51]</sup>.</p> <p>L'Unione Europea, che ha stabilito una quota target di energia rinnovabile del 20% al 2020, ha lanciato il Programma IEE -<span>&nbsp;</span><i>Intelligent Energy Europe</i><span>&nbsp;</span>nell'ambito del quale sono realizzati progetti per la produzione di bioetanolo a partire dal sorgo. A titolo di esempio: il progetto<span>&nbsp;</span><i>Sweethanol</i>, che si propone la diffusione di un modello europeo sostenibile per la produzione di bioetanolo di prima generazione dal sorgo zuccherino in impianti decentralizzati<sup id="cite_ref-52" class="reference">[52]</sup>.</p> <p></p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
MHS 74 (10 S)
Semi di Sorgo (Sorghum vulgare)

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Semi di farro spelta...

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<h2><strong>Semi di farro spelta (Triticum spelta)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per un pacchetto di 30 (1g) semi. </strong></span></h2> <p>La spelta, detta anche <strong>granfarro</strong> e commercializzata prevalentemente come <strong>farro spelta</strong> (<em>Triticum spelta</em>), specie del genere <em>Triticum</em> (frumento) e "antenato" del grano tenero, è un cereale molto antico, originato probabilmente 8 000 anni or sono nell'Asia sud-occidentale, nell'area chiamata storicamente “Mezzaluna fertile” dall'incrocio tra la specie <em>Triticum dicoccum</em> e la <em>Aegilops squarrosa</em>.</p> <h2><span id="Caratteristiche">Caratteristiche</span></h2> <p><em>Triticum spelta</em> è una delle specie che più si avvicinano al grano tenero, anche da un punto di vista cromosomico, ossia esaploide; la spiga è lunga e sottile e le sue spighette, circa una ventina, sono inserite ciascuna ad ogni nodo del rachide (asse) centrale, in posizione alterna e opposta. Ogni spighetta contiene due o più raramente tre chicchi (cariossidi) protetti dalle glumette. Lo stelo è di colore rossastro e lungo circa un metro e mezzo.<br />Contiene un'elevata quantità di fibre e basso tenore di glutine. Le cariossidi vengono separate dalle glumette tramite un apposito procedimento di brillatura.</p> <h2><span id="Coltivazione_e_diffusione">Coltivazione e diffusione</span></h2> <p>È una pianta che si sviluppa facilmente su terreni ben esposti al sole anche se poveri, ma è stata soppiantata nel corso del tempo da altre colture più redditizie.</p> <p>Proprio come la segale, veniva coltivata anche per le sue caratteristiche zootecniche, allo scopo di ricavarne paglia, oppure utilizzata per la copertura di capanne; la sua produzione è ancora attiva soprattutto in Francia, Germania e Svizzera.</p> <p>Con la farina di spelta (dal sapore forte e di colore scuro) si producono tipici biscotti piatti, come il "panpepato" e, di recente, si è ricominciata una limitata produzione di pane e birra.</p>
MHS 89 (1 g)
Semi di farro spelta (Triticum spelta)