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Pianta gigante (con frutti giganti)

Varietà dalla Grecia

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Kalamata Olivo o...

Semi di Kalamata Olivo o...

Prezzo 1,95 € (SKU: V 116)
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<h2 class=""><strong>Semi di Kalamata Olivo o Ulivo Varietà greca (Olea europaea)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p class=""><strong>Perché si dice che quest'oliva resiste all'inverno?</strong><br><strong>Quest'oliva, che noi stessi possediamo e coltiviamo in un grande vaso da fiori, da quattro anni sopravvive all'aperto (in cortile) senza problemi con l'inverno e a temperature di -15 gradi Celsius.</strong><br><br><strong>Crediamo che sopravviverebbe anche a temperature fino a - 25 gradi Celsius, e forse di più...</strong></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">L'<b>oliva di Kalamata</b>, od<span>&nbsp;</span><b>oliva di Calamata</b>, è la drupa di un<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di<span>&nbsp;</span>ulivo<span>&nbsp;</span>tipico della zona della<span>&nbsp;</span>Messenia, nel sud del<span>&nbsp;</span>Peloponneso<span>&nbsp;</span>(Grecia), che prende il nome dalla città principale,<span>&nbsp;</span>Calamata.<sup id="cite_ref-lonely_1-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La drupa è utilizzata come oliva da tavola, conservata sotto<span>&nbsp;</span>aceto<span>&nbsp;</span>o in<span>&nbsp;</span>olio di oliva. Nell'Unione europea<span>&nbsp;</span>le olive di Calamata sono protette come<span>&nbsp;</span>indicazione geografica protetta.<sup id="cite_ref-2" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[2]</sup><span>&nbsp;</span>Olive della stessa varietà, che crescono altrove, sono denominate<span>&nbsp;</span><b>olive Kalamon</b>.<sup id="cite_ref-3" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup><sup id="cite_ref-7" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Descrizione">Descrizione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata sono coltivate in<span>&nbsp;</span>Messenia, e in parte anche in<span>&nbsp;</span>Laconia, nella penisola del<span>&nbsp;</span>Peloponneso. Sono olive a forma di mandorla tozza, di colore scuro (tendente al viola)<sup id="cite_ref-sophisticated_8-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[8]</sup>, ottenute da un albero che si distingue dal normale ulivo per la forma delle sue foglie, che sono grandi il doppio di quelle delle altre varietà.<sup id="cite_ref-lonely_1-1" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[1]</sup><span>&nbsp;</span>L'albero patisce il freddo ed è sensibile all'avvizzimento provocato dal<span>&nbsp;</span><i>Verticillium</i>, ma è resistente alla<span>&nbsp;</span>rogna<span>&nbsp;</span>e alla<span>&nbsp;</span>mosca olearia.<sup id="cite_ref-9" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Le olive di Calamata, che non possono essere raccolte ancora verdi, devono essere raccolte a mano per evitare le ammaccature.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">Vi sono due metodi per preparare le olive di Calamata, conosciuti come "metodo lungo" e "metodo breve". Con il metodo breve le olive vengono deamarizzate ammassandole in acqua o in una debole<span>&nbsp;</span>salamoia<span>&nbsp;</span>per circa una settimana. Completata la deamarizzazione, le olive vengono poste in recipienti di vetro immerse in salamoia e aceto di vino con sopra uno strato di olio di oliva e fette di limone. Sulle olive viene spesso operato un taglio per ridurre il tempo necessario al procedimento. Il metodo lungo consiste nell'operare un taglio su ogni oliva e poi metterle in acqua salata per circa tre mesi per deamarizzarle. Livelli di<span>&nbsp;</span>polifenolo<span>&nbsp;</span>rimangono nelle olive anche dopo il procedimento, causando loro un gusto leggermente amarognolo.<sup id="cite_ref-producing_10-0" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[10]</sup></p> <h3><strong>Etimologia</strong></h3> <p>I nomi olivo e ulivo derivano dal latino olīvum, da un'ablativo olīvī, olīvō di oleum,[2] a sua volta dal greco arcaico ἔλαιϝον élaiwon, classico ἔλαιον élaion;[3] la forma ulivo, come anche uliva, è più frequente in Toscana, ma diffusa anche in altre parti d'Italia, sebbene in contesti poetico-letterari; la forma olivo, del tutto prevalente invece nella letteratura scientifica, è tipica del Trentino, di parte della Sardegna, dell'Emilia-Romagna e del Lazio settentrionale; nel Sud prevalgono aulivo, alivo, avulivo.</p> <h3><strong>Storia</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l'Occidente.</p> <p>Si raccontano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di un olivo raccolto ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate le corone per i vincitori dei giochi olimpici.[5]</p> <p>Un altro aneddoto sull'ulivo riguarda invece la colomba che, per annunciare a Noè la fine del diluvio univerale, gli portò un ramoscello d'ulivo che teneva stretto tra le zampe. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche insistevano sull'isola di Creta fin dal 4000 A.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del mediterraneo.</p> <h3><strong><em>Biologia</em></strong></h3> <h3><strong>Descrizione botanica</strong></h3> <p>L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai oltre i 60–100 cm di profondità.</p> <p>Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la varietà.</p> <p>È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono opposte, coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo per la presenza di peli squamiformi. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.</p> <p>Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.</p> <p>Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico..</p> <h3><strong>Fenologia</strong></h3> <p>L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima.</p> <p>Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono bene evidenti perché completamente formate.</p> <p>Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compimento la fruttificazione è ridottissima, generalmente inferiore al 2%. L'impollinazione è anemofila. Alla fioritura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne provoca il distacco. La percentuale di allegagione è molto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si verifica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il polline. Sulla percentuale di allegagione possono incidere negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, gli stress idrici e i venti caldi.</p> <p>Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae orientativamente fino agli inizi di agosto.</p> <p>Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva accumula soprattutto acqua.</p> <p>Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo l'invaiatura, cioè il cambiamento di colore, che indica la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si raggiunge la massima resa in olio per ettaro.</p> <p>Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno intensa ma differita nel tempo fino alla primavera successiva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentare in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua. In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita all'unità di superficie) diminuisce progressivamente dopo l'invaiatura perché una parte della produzione si perde a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti e fitofagi.</p> <h3><strong>Esigenze ambientali e adattamento</strong></h3> <p>Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea, l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro, detto anche oleastro, è una delle specie più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion) e (Oleo-lentiscetum), mentre diventa più sporadico nella macchia mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi polloni dalla ceppaia.</p> <p>Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.</p> <p>Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.</p> <p>Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.</p> <p>L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.</p> <p>L'oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull'isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno Unito.</p> <h3><strong>Cultivar</strong></h3> <p>Le cultivar da olio sono caratterizzate da un elevato contenuto in lipidi e da una buona resa in olio, il frutto è di dimensioni medie o piccole. Le cultivar da mensa invece hanno minor resa in olio ma sono più grandi e vengono vendute per l'uso diretto.</p> <p>Nel solo Mediterraneo ci sono più di 1000 tipi genetici di olivo. La propagazione vegetativa circoscritta nei singoli territori per centinaia di anni ha determinato l'evoluzione di un numero elevato di ecotipi e cultivar. In Italia sono presenti circa 500 tipi genetici.</p> <h3><strong>Impianto dell'oliveto</strong></h3> <p>La procedura per l'impianto dell'oliveto, dopo aver scelto la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un'adeguata baulatura e una rete di scoline.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.</p> <p>Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l'impianto dei tutori.</p> <p>Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina.</p> <p>La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze.</p> <p>La scelta delle piante ha importanza sia economica sia tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva, e permettono di anticipare l'entrata in produzione di 1–2 anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia appartengono alla varietà e non al portinnesto.</p> <p>Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti accessori, in particolare la rete irrigua e l'eventuale palificazione per sospendere le ali gocciolanti.</p> <p>Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante. L'orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo, deve tener conto dell'esigenza d'illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell'areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l'orientamento migliore è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire l'erosione del terreno orientando i filari a girapoggio o a cavalcapoggio. L'orientamento nord-sud in collina si può pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est o a ovest.</p> <h3><strong>Forme d'allevamento</strong></h3> <p>La scelta della forma d'allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d'illuminazione e la meccanizzazione. L'olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme d'allevamento proposte per l'olivo sono le seguenti.</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso. È la vecchia tipologia, ormai del tutto abbandonata negli impianti recenti a causa della tardiva entrata in produzione e degli oneri legati alla potatura e alla raccolta. Sopravvive ancora in vecchi oliveti non rinnovati.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso policonico. È la forma che ha sostituito il vaso classico, più contenuta in altezza e con una geometria della chioma razionalizzata in funzione della produttività e dei costi della raccolta. Ha inoltre una maggiore precocità di entrata in produzione. La struttura è formata da 3–4 branche che sviluppano ciascuna una chioma distinta di forma conica.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Vaso cespugliato. Concettualmente è simile al precedente ma differisce per l'assenza del tronco, perciò le branche partono direttamente dalla ceppaia.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Palmetta. La struttura è costituita da un fusto che si dirama in tre branche orientate sullo stesso piano, una verticale, le due laterali oblique. Non ha avuto grande diffusione a causa degli oneri legati alla potatura.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ipsilon. È una forma derivata dalla precedente ma più razionale per i principi che la ispirano. Lo scheletro è costituito da un breve tronco che si divide in due branche inclinate ed opposte, orientate secondo la direzione del filare. Come la precedente, è una forma poco diffusa perché non ha riscontrato grande successo e ormai si presenta come un sistema obsoleto e antieconomico.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Siepone. È una forma che asseconda molto il portamento naturale dell'olivo. Le piante hanno un portamento cespuglioso, con un breve fusto, e sono molto ravvicinate lungo la fila in modo da formare una vegetazione continua. Continua ad essere usata per la costituzione di frangivento, in genere con cultivar assurgenti.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Globo. È concepita per proteggere il fusto e le branche dall'eccessiva insolazione. È uno dei sistemi più impiegati alle latitudini più basse dell'areale di coltivazione dell'olivo dove l'illuminazione eccessiva può rappresentare un problema.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Monocono. È il sistema più recente, concepito per l'uso delle macchine scuotitrici nella raccolta meccanizzata o meccanica integrale con macchine scuotitrici. È particolarmente adatto per oliveti meccanizzati di grande estensione. La forma di allevamento è quella che asseconda meglio il portamento naturale dell'olivo pertanto ha una precoce entrata in produzione.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Cespuglio. È una delle forme più recenti e s'ispira alla necessità di abbreviare i tempi di entrata in produzione e ridurre i costi della potatura e della raccolta. Si tratta di una forma libera ottenuta evitando gli interventi cesori nei primi anni.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ceduo di olivo. È la forma più recente ancora in via di sperimentazione. L'innovazione consiste nel lasciar crescere liberamente le piante secondo i criteri adottati con il cespuglio ma senza eseguire la potatura di produzione. La chioma viene completamente rinnovata ogni 10 anni tagliando al piede le piante.</p> <h3><strong>Irrigazione</strong></h3> <p>L'olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Accelerare la formazione della pianta, che entra prima in produzione;</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Aumento della produzione (fino al 20–40%);</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Migliore costanza produttiva, ostacolando l'alternanza.</p> <p>I metodi irrigui consigliati sono quelli a microportata, spruzzo e goccia; risultano fondamentali le irrigazioni eseguite, soprattutto in annate siccitose, nella fasi fenologiche che vanno dall'allegagione (giugno) fino all'ingrossamento delle drupe per distensione cellulare (agosto).</p> <h3><strong>L'olivo oggi</strong></h3> <p>Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l'inverno è mite e l'estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica. In Italia l'areale di coltivazione è molto ampio: le zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l'area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all'Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino e Veneto. La maggiore concentrazione olivicola italiana, comunque, si trova in Puglia, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi. Molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.</p> <p>Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l'Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia (0,73 milioni di ha). I primi cinque Paesi produttori di olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l'Italia (462 000 t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t). Le produzioni indicate sono una media delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna (304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t), il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t). Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell'olivicoltura in Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.</p> <h2 class=""><strong><a href="https://www.youtube.com/watch?v=TKvfA8a3Ag0" title="How to sow Olive Seeds" target="_blank" rel="noopener">How to sow Olive Seeds&nbsp;</a></strong></h2> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <h3><span style="font-size: 15px;">Istruzioni per semina</span></h3> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Propagation:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Pretreat:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Stratification:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Depth:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Light germinator! Just sprinkle on the surface of the substrate + gently press</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Sowing Mix:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination temperature:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;about 25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Location:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Germination Time:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>&nbsp;2-4 Weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">Watering:</span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="white-space: normal;">&nbsp;</span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. All Rights Reserved.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 116 (5 S)
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<h2><span style="font-size:14pt;"><strong>Semi di Rosa Raro - Verde Rosa Romantico Fiori</strong></span></h2> <h2><span style="color:#ff0000;font-size:14pt;"><strong>Prezzo per confezione da 5 semi.</strong></span></h2> <div>Extremely beautiful and still rare Verde - Green Rose Seed.</div> <div>① Put seeds into 40° C water for 24 hours.</div> <div>② Put seeds into very wet sands for germination. ( Generally it take more than 40 days. )</div> <div>③ Move it into soil after it sprouts.</div> <div>Germination temperature: 20-25℃</div> <div>Germination time: 40 days</div> <div>Growth optimum temperature: 10-25 ℃</div> <div>Spacing : 20 * 20cm</div> <div>Rose on soil not ask for much, just with some humus soil aggregate</div> <div>structure be good training as long as the following three links will make good growth: </div> <div>Rose is afraid of:</div> <div> <p>① Rose is drought tolerant plants, but it is afraid floods. It is necessary use non-glazed bonsai pots of soil cultivation. The principle is "do not pour water on it when soil is not dry. Wet it completely when you pour water on soil."</p> </div> <div>② Lend a high concentration of fertilizer (especially fertilizers) will result in the death of local rot.</div> <div>③ All plants need sunlight. Rose like sunshine too.</div> <div>Note: </div> <div>1. Please seeds stored in a cool, dry place. </div> <div>2. The seed surface is 1-2 times the diameter of the seed.</div> <div>3.Our seeds are very easy to cultivate and the survival rate is very high. </div> <div>Cover seeds with preservative films,and then,piercing the films to make several holes. Keep seeds covered in the daytime and uncover it in the night. Take off the preservative films when the seeds are half-germinated. The plant will be in a state of dormancy in summer and the leaves will turn yellow. Begginers should better use sand to cultivate the seeds.although the seeds will grow slower in the sand,the plants will be the most vigorous in the future. If you tend to use other kind of soil, try to use the kind with good water permeability,for example,the clay would not be a good choice. The soil should be disinfected by microwave oven before been used. Pay attention:the surface of the soil not be too dry, which is very important. When watering,all the soil should be wetted and there is no need to water in a cloudy day. </div> <div>The pot could be 6-8cm in depth,it be an earthen basin or a plastic one. The volume of the soil should keep a distance of 1-2cm from the rim of the pot.</div>
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Semi di Rosa Raro - Verde Rosa Romantico Fiori
Semi di Peperoncino Penis Chili 3 - 14

Semi di Peperoncino Penis...

Prezzo 3,00 € (SKU: C 9)
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<div> <h2><strong>Semi di&nbsp;Peperoncino&nbsp;Penis Chili (Peter Pepper) Forma Di Pene</strong></h2> <h2 class=""><span style="color: #fe0000;"><strong>Prezzo per confezione da 5 semi.</strong></span></h2> <div>La forma del frutto parla da sola! Probabilmente nato come ibrido di un Cayenna (di cui mantiene il buon sapore ed il non elevato livello di piccantezza), ed un altro Annuum, la natura è stata molto simpatica a volerci regalare un frutto così! I semi sono altamente germinabili e con garanzia di purezza, in quanto isolati grazie all'uso di TNT e colla. &nbsp;Il Peter Pepper, essendo un Capsicum Annuum, è abbastanza semplice da coltivare. La semina avviene con temperatura prossima e costante ai 25 gradi. Dopo una quindicina di giorni i primi cotilèdoni appariranno e 70 giorni dopo la germinazione cominceranno ad essere visibili i primi “divertenti” frutti. Se coltivata in un vaso ampio, la pianta potrà superare il metro di altezza.</div> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
C 9 Y
Semi di Peperoncino Penis Chili 3 - 14

Pianta ayurvedica

Pianta medicinale o spezia
Semi di tigre del prato...

Semi di tigre del prato...

Prezzo 2,45 € (SKU: MHS 78)
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<h2><strong>Semi di tigre del prato (Centella asiatica)</strong></h2> <h2><span style="color: #fd0000;"><strong>Prezzo per un pacchetto di 20 semi.</strong></span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La<span>&nbsp;</span><i><b>Centella asiatica</b></i>, detta volgarmente anche "tigre del prato", è una<span>&nbsp;</span>pianta officinale<span>&nbsp;</span>appartenente alla<span>&nbsp;</span>famiglia<span>&nbsp;</span>delle<span>&nbsp;</span>Apiaceae<span>&nbsp;</span>o Ombrellifere. Originaria del continente<span>&nbsp;</span>asiatico<span>&nbsp;</span>della fascia pantropicale, cresce anche in<span>&nbsp;</span>Australia<span>&nbsp;</span>ed in<span>&nbsp;</span>Africa, soprattutto in ambienti umidi e paludosi. Oggi è diffusa particolarmente in<span>&nbsp;</span>India.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Descrizione_botanica">Descrizione botanica</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La Centella è una pianta erbacea perenne di altezza a completo accrescimento da 5 a 15&nbsp;cm con foglie reniformi di colore verde.</p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Distribuzione_geografica">Distribuzione geografica</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La pianta è molto diffusa e spontanea in Oriente ed in particolare in<span>&nbsp;</span>Cina,<span>&nbsp;</span>India,<span>&nbsp;</span>Indonesia; in<span>&nbsp;</span>Africa<span>&nbsp;</span>meridionale ed in<span>&nbsp;</span>Madagascar. Essa è diffusa anche in alcune zone dell'Australia. Cresce in zone umide ed acquitrinose o in prossimità di fiumi o corsi d'acqua.<sup id="cite_ref-1" class="reference" style="font-size: 0.7rem;"></sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Principi_attivi">Principi attivi</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">La C.asiatica contiene una serie di triterpenoidi pentaciclici chiamati genericamente centelloidi, prodotti come<span>&nbsp;</span>metaboliti secondari. Tra questi l'asiaticoside, il<span>&nbsp;</span>madecassoside<span>&nbsp;</span>e il<span>&nbsp;</span>centelloside.<sup id="cite_ref-2" class="reference" style="font-size: 0.7rem;">[2]</sup></p> <h2 style="color: #000000; font-size: 1.5em;"><span class="mw-headline" id="Usi">Usi</span></h2> <p style="color: #202122; font-size: 14px;">È una pianta tipica della<span>&nbsp;</span>tradizione medica indiana. Le applicazioni principali si riscontrano nel settore<span>&nbsp;</span>dermatologico<span>&nbsp;</span>e cosmetico. Nel primo caso è usata nei trattamenti che interessano vene,<span>&nbsp;</span>emorroidi, crampi e<span>&nbsp;</span>cellulite; nel settore cosmetico è indicata nei casi di ferite, scottature e lesioni.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
MHS 78
Semi di tigre del prato (Centella asiatica)

Questo prodotto è il prodotto più venduto

Varietà dagli Stati Uniti d'America
Semi di pomodoro Dark Galaxy

Semi di pomodoro Dark Galaxy

Prezzo 1,65 € (SKU: VT 2 DG)
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<h2><strong>Semi di pomodoro Dark Galaxy</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p><strong>Uno dei pomodori più sorprendenti e unici che abbiamo coltivato.</strong> Una varietà produttiva rara dalla California in un colore molto speciale. Piante molto vigorose, resistenti alle malattie crescono fino a 180 cm. Il frutto ha un peso di 85-100 grammi (1-3 oz).</p> <p>I frutti acerbi iniziano verdi con tagli di antociani viola e macchie viola. Man mano che matura diventa un rosso ruggine sul fondo e sfumature di nero con macchie e macchioline che gli conferiscono quasi un aspetto tridimensionale.</p> <p>I frutti hanno un sapore dolce ben equilibrato e un aroma eccellente. Sebbene questa varietà abbia solo 3 generazioni, sembra stabile con l'eccezione di una certa variazione di dimensione.</p> <p>Può essere coltivato in vaso.</p> <p>Abbiamo avuto un'ottima resa per pianta.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VT 2 DG (5 S)
Semi di pomodoro Dark Galaxy

Varietà dall'Italia
Semi di Riso Arborio

Semi di Riso Arborio

Prezzo 1,45 € (SKU: VE 101 A (3.6g))
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<h2><strong>Semi di Riso Arborio</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 100 (3,6 g) semi.</strong></span></h2> <p>Il riso Arborio è un riso italiano a grani corti. Prende il nome dalla città di Arborio, nella Pianura Padana, che si trova nella principale regione del Piemonte in Italia. Arborio è anche cresciuto in Arkansas, California e Missouri negli Stati Uniti.</p> <p>Quando sono cotti, i chicchi arrotondati sono sodi, cremosi e gommosi rispetto ad altri riso, a causa del loro più alto contenuto di amido amilopectina. Ha un gusto amidaceo e si fonde bene con altri sapori.</p> <p>Il riso Arborio è spesso usato per preparare il risotto; altre varietà adatte includono Carnaroli, Maratelli, Baldo e Vialone Nano. Il riso Arborio viene solitamente utilizzato anche per il budino di riso.</p> <p>L'Arborio è una cultivar del gruppo di varietà Japonica di Oryza sativa.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 101 A (3.6g)
Semi di Riso Arborio

Varietà dal Perù
Semi di mais viola Peruviano Morado "Kculli" Seeds Gallery - 6

Semi di mais viola...

Prezzo 2,25 € (SKU: VE 72)
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<h2><strong>Semi di mais viola Peruviano Morado "Kculli"</strong></h2> <h2><span style="color: #f70101;" class=""><strong>Prezzo per Pacchetto di 4,5g (10), 9g (20) semi.</strong></span></h2> <p><span>Il Mais morado, é la varietá viola del Zea mays L. é originaria del Perú. La sua coltivazione tradizionale si restringe all’antica area di influenza Inca.</span></p> <p><span>Il Mais Morado é essenzialmente una pianta subtropicale, si coltiva nelle bassi valli delle Ande. Li viene chiamato “Kculli” (voce quechua) e si sta usando come alimento, da mille di anni.</span></p> <p><span>La línea Kculli é abastanza antica, sono stati ritrovati oggetti con la forma di questa pannocchia in particolare in siti archeologici di almeno 2500 anni di antichitá in zone della costa centrale del Perú, cosí come tra le ceramiche della cultura Mochica. Questa forma o varietá del mais é stata usata dalla gente delle Ande per dare colore ad alimenti e bibite, qualcosa che il mondo industrializzato solo recentemente sta sfruttando.</span></p> <p><span>Attualmente, nella stessa maniera che gli antichi peruviani, si prepara anche una bibita a partire della pannocchia intera e la chiamano chicha morada. Con questo mais si prepara anche un dolce abastanza popolare chiamato mazamorra morada.</span></p> <p><strong><span>STUDI REALIZZATI</span></strong></p> <p><span>Recenti studi sperimentali tanto in animali come in umani hanno dimostrato che l’incremento nel consumo di polifenoli puó diminuire la pressione sanguínea in persone ipertense, ridurre la tendenza del sangue a coagularsi ed elevare la capacitá antiossidante totale del sangue. Considerando che la materia porpora presente in Zea mays L. ‘Kculli’ é ricca in polifenoli, l’ingestione regolare di questa pianta potrebbe essere utile alle persone che soffrono di ipertensione.</span></p> <p><span>Un gruppo di investigatori nella Scuola di Medicina dell’Universitá di Nagoya, in Nagoya, Giappone, ha dimostrato in uno studio in vivo che il pigmento porpora naturale presente in Zea mays L. ‘Kculli’ é capace di modificare lo sviluppo del cancro del colon in topi F344/DuCrj maschio trattati inicialmente con 1,2-dimetilidrazina (DMH).</span></p> <p><span>Nel loro studio con animali, il gruppo analizzato ha ricevuto cibo mischiato con 2-amino-1-metil-6-fenilimidazo [4,5-b] piridina (PHIP), una sostanza cancerogena naturale nelle parti carbonizzate della carne en el pesce alla griglia. Dopo di una inizziazione con DMH, uno di questi gruppi in studio ha ricevuto anche 5% del pigmento di Zea mays L. ‘Kculli’&nbsp; in conbinazione con 0.02% di PhIP fino alla settimana 36.</span></p> <p><span>Le incidenze e moltiplicitá di colonrettali e carcinomi in topi avviati con DMH sono state chiaramente incrementate per il PhIP. In contrapposizione, l’amministrazione del colorante Zea mays L. ‘kculli’ ha soppresso lo sviluppo di lesioni. Come c’era da aspettarsi, si sono ridotti tanto i Segni precoci del cancro colonrettale come il nuero di tumori benigni e maligni che si sono formati nel colon dei topi che hanno ricevuto il pigmento porpora nella loro dieta, e non si sono visti effetti contrari (cambi nei segnali clinici, peso corporale e consumo di alimento. Nel gruppo che ha ricevuto la sostanza cancerogena, 85% sviluppó cancro del colon, comparato con solo il 40% che ha ricevuto anche il pigmento.</span></p> <p><span>Acquaviva et al. (2003) hanno anche investigato l’attivitá antiossidante dei fenoli vegetali. Hanno evaluato gli effetti della cianidina e cianidina 3-O-beta-D-glucoside sulla rottura del DNA, la sua capacitá di spazzare via i radicali liberi e l’attivitá della xantina ossidasi. La cianidina e la cianidina 3-O-beta-D-glucoside mostrarono un effetto protettore contro la rottura del DNA, una attivitá pulitrice di radicali liberi dipendente dalle dosi ed inibizione significativa dell’attivitá della xantina ossidasi.</span></p> <p><span>Questi effetti suggeriscono che le antocianine esibiscono proprietá antiossidanti interessanti, e potrebbe perció rappresentare una promettente classe di composti utili nel trattamento di patologie dove la produzione di radicali liberi gioca un ruolo principale.</span></p> <p><strong><span>USI NELLA MDICINA TRADIZIONALE</span></strong></p> <p><span>I grani di Zea mays L. “kculli”, si usano fundamentalmente come alimento. Preparata come bibita (chicha morada), ha una importante azione diurética e ipotensiva, questa ultima azione sembra doversi a che contiene sostanze ancora non determinate (probabilmente polifenoli), che agiscono abbassando la P.Arterial, inoltre dell’attivitá ipotensiva propria delle sostenze diuretiche.</span></p> <p><span>Attualmente ha preso singolare importanza come antiossidante per il suo alto contenuto in antocianine.</span></p> <p><strong><span>PROPRIETÁ DEL MAIS MORADO</span></strong></p> <p><span>Il suo alto contenuto di antocianine (pigmento blu viola), é un poderoso antiossidante naturale, che previene la degenerazione di alcune cellule del corpo, per cui, aiuta nella prevenzione del temuto cancro.</span></p> <p><span>Il mais morado contiene fitonutrienti, che carescono di valorenutrizionale, peró che proteggono il corpo dall’impatto del medio ambiente, rafforzano l’immunitá del corpo e proteggono contro sostanze cancerogene.</span></p> <p><span>Consumarlo protegge da malattie degenerative come l’arteriosclerosi, il diabete e l’artrite.</span></p> <p><span>Ridurre la pressione arteriale e il colesterolo nel sangue.</span></p> <p><strong><span>SISTEMA CIRCOLATORIO</span></strong></p> <p><span>In uno studio giapponese in vivo condotto nei topi, gli investigatori hanno determinato che quando questi erano alimentati con una dieta che tenesse alti livelli di C3G (2 grammi per chilo di alimento; C3G é la principale antocianina presente in Zea mays L. ‘Kculli’), il suo siero sanguíneo ha mostrato un livello di ossidazione significativamente minore assieme con una disminuzione significativa nella suscettibilitá dei suoi lipidi serici per soffrire ossidazione. Inoltre, gli antiossidanti naturali del suo corpo sono rimasti inalterati, ció che porta a prevenire problema di arteriosclerosi. Livelli di colesterolo sanguíneo: Secondo uno studio giapponese in vivo, topi alimentati con una dieta integrata con C3G, la principale antocianina presente in Zea mays L. ‘Kculli’, hanno mostrato diminuzioni significative nei livelli del colesterolo, circa il 16% meno, comparati con il gruppo controllo.</span></p> <p><span>Le antocianine presenti in Zea mays L. ‘Kculli’ promuovono la circolazione sanguínea. Sembra che stabilizzino e proteggano i vasi sanguinei in generale e i capillari in particoalre, del danno ossidativo, migliorando cosí la microcircolazione.</span></p> <p><span>I risultati di vari studi epidemiologici indicano che il consumo regolare di alimenti ricchi in composti polifenolici é asociato con una riduzione nel rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, il mais morado é un alimento ricco in composti polifenolici, puó essere usato per controllare la pressione sanguínea elevata.</span></p> <p><span>Recenti studi sperimentali tanto in animali come in umani hanno dimostrato che l’incremento nel consumo di polifenoli puó diminuire la pressione sanguínea in persone ipertense, ridurre la tendenza del sangue a coagularsi ed elevare la capacitá antiossidante totale del sangue. Dato che la materia porpora é ricca in polifenoli, l’ingestione regolare di questa pianta peruviana potrebbe essere utile per persone che soffrono di ipertensione.</span></p> <p><strong><span>ATTIVITÁ ANTI-INFIAMMATORIA</span></strong></p> <p><span>C3G, la principale antocianina presente in Zea mays L. `Kculli’ ha dimostrato avere attivitá antiinfiammatoria. In uno studio in vivo si riuscí a sopprimere significativamente in topi l’infiammazione acuta causata per cellule immuni sovrastimolate e l’elevata attivitá dei radicali liberi propri dello stato proinfiammatorio, mediante una dieta con C3G estratto di Zea mays L. `Kculli’. Effettivamente, Tsuda et al. (2002) ha dimostrato che una antocianina típica, cianidina 3-O-beta-glucoside (C3G), sopprime in topi la risposta infiammatoria indotta per il zymosan quando é somministrata per via orale. Il trattamento con zymosan ha portato come risultato un incremento nella macroglobulina alfa-2 serica e una diminuzione nei livelli di albumina e transferrina serici, che sono riconosciute come proteine della fase infiammatorie acuta. Senza dubio, questi livelli sono stati normalizzati mediante la somministrazione di C3G. Il livello di proteína inducibile ossido nítrico sintasi (INOS) nelle cellule del peritoneale essudato si é alzato marcatamente nel gruppo controllo trattato con zymosan. Tuttavia, la somministrazione di C3G ha ridotto significativamente il livello di INOS nelle cellule peritoneali del essudato.</span></p> <p><span>Presi assieme, questi studi, forniscono una base biochimica per l’uso di C3G come un fattore di alimento funzionale e anche puó avere implicazioni importante per la prevenzione di mali infiammatori provocati per mezzo dell’ossido nítrico.</span></p> <p><strong><span>RIGENERAZIONE DEL TESSUTO</span></strong></p> <p><span>Le antocianine presenti in Zea mays L. ‘Kculli’ stimolano la rigenerazione del tessuto connettivo e promuovono la formazione del collagene.</span></p> <p><span>In uno studio preclínico, Tsuda &amp; al. (2003) analizzarono gli effetti del mais morado sull’obesitá e diabete. Compararono due gruppi di studio con un gruppo controllo. Entrambi i gruppi hanno ricevuto una dieta ricca in grassa durante 12 settimane, peró inoltre uno di questi gruppi ha ricevuto anche un estratto di Zea mays L. ‘Kculli’. Comparato con il gruppo controllo, il gruppo che ha ricevuto l’estratto di Zea mays L. ‘Kculli’ non ha sviluppato iperglicemia., iperinsulinemia ní iperlipidemia. Contrariamente, il gruppo che non ha ricevuto l’estratto e solamente ha mangiato una ricca dieta in grassa ha mostrato un incremento di piú del 100% in tutti questi parametri.</span></p> <p><span>Quando Zea mays L. ‘Kculli’, é aggiunto alla dieta, puó anche sopprimere gli enzimi del corpo che aiutano a sintetizzare acidi grassi. Questo potrebbe essere beneficioso per prevenire il diabete.</span></p> <p><span>In un altro studio preclínico, Tsuda &amp; al. (2003) hanno analizzato gli effetti di Zea mays L. ‘Kculli’ sull’obesitá. Compararono due gruppi di studio con un gruppo controllo. Entrambi I gruppi studiati hanno ricevuto una dieta ricca in grassa durante 12 settimane, peró uno dei gruppi ha ricevuto un estratto di Zea mays L. ‘Kculli’. Comparato con il gruppo controllo, il gruppo che ha ricevuto l’estratto di Zea mays L. ‘Kculli’ non ha preso niente di peso né ha sofferto di ipertrofia nei adipociti dei tessuti grassi né ha incrementato i suoi livelli di codici genetici che producono il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF- α mRNA) né gli enzimi relazionati alla sintesi di acidi grassi e trigliceridi. Comparando, il gruppo che non ha ricevuto l’estratto e solamente ha mangiato una dieta ricca in grassa, ha mostrato un incremento di piú del 100% in tutti questi parametri.</span></p> <p><span>La presenza di Zea mays L. ‘Kculli’ nella dieta puó anche sopprimere gli enzimi corporali che aiutano alla sintesi di acidi grassi. Questo potrebbe essere beneficioso per prevenire l’obesitá.</span></p> <p><span>Come puó osservarsi il potenziale d’uso di questa pianta é molto ampio specialmente in relazione alla prevenzione di alcune malattie neoplasiche, cardiovascolari, della pelle, sovrapeso e incluso il diabete, per cui é consigliato il suo uso frequente o periódico.</span></p> <p><span>Tossicitá ed effetti secondari: Non si sono descritti, anche se non sarebbe consigliato in persone che soffrono di ipotensione.</span></p> <p><strong><span>COMPOSIZIONE CHIMICA</span></strong></p> <p><span>* Grano y pannocchia:</span></p> <p><span>Contiene, tra 7.7 a 13% di proteine, 3,3% di olii, 61.7% di almidone.</span></p> <p><span>Contiene anche, P, Fe, Vit. A, Tiamina, Riboflavina, Niacina, A. Ascorbico, e antocianine.</span></p> <p><span>Recentemente, si é riportato che la materia viola ottenuta di Zea mays L. ‘Kculli’, diminuisce la carcinogenesi nel colon dei topi. Si dice anche che il pigmento di Zea mays L. ‘Kculli’ ha anche una capacitá antiossidante ed una cinetica antiradicale maggiore che le more e una quantitá maggiore o simile nel contenuto antocianinico e fenolico.</span></p> <p><span>&nbsp;</span></p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 72 (4.5g)
Semi di mais viola Peruviano Morado "Kculli" Seeds Gallery - 6

Varietà dall'India
Semi di CARDAMOMO verde 1.95 - 1

Semi di Cardamomo verde...

Prezzo 1,55 € (SKU: MHS 57 G)
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<h2><strong>Semi di Cardamomo verde (Elettaria cardamomum)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p>Il cardamomo è una spezia. Il nome indica propriamente la Elettaria, una specie di pianta tropicale della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa famiglia dello Zenzero), ma spesso si indicano con lo stesso nome anche altre piante, tra cui la più simile al vero cardamomo è la Amonum.</p> <p>Era conosciuto fin dai tempi dei Greci e dei Romani, che lo utilizzavano per produrre profumi, ed è attualmente nota come la terza spezia più cara al mondo dopo zafferano e vaniglia.</p> <p><strong>Aspetto e parti utilizzate</strong></p> <p>Il frutto si presenta come una capsula contenente tanti piccoli semi di colore marrone-nero. I semi sono utilizzati come spezie, ma poiché perdono molto rapidamente il proprio aroma, comunemente viene conservata e commercializzata l'intera capsula, generalmente essiccata. Al momento dell'uso, la capsula viene rotta e i semi utilizzati sciolti o macinati.</p> <p><strong>Tipi di cardamomo e loro distribuzione</strong></p> <p>Il cardamomo si ricava da due generi della famiglia delle Zingiberaceae; entrambi hanno specie a diffusione locale, dalle quali si ricavano prodotti di qualità diversa:</p> <p><strong>Elettaria</strong></p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Elettaria cardamomum è distribuita fra l'Iran, l'India e la Malaysia. Da essa si ricava il cardamomo verde o vero cardamomo.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Elettaria repens cresce nella zona dello Sri Lanka. La spezia che da essa si ricava è detta cardamomo di Ceylon.</p> <p><strong>Amomum</strong></p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Amomum subulatum conosciuto come cardamomo nero o anche come cardamomo nepalese. È il più comune da trovare perché è il più coltivato; il maggiore produttore mondiale di cardamomo nero è infatti il Nepal (6,647 tonnellate nel 2006). La sua coltivazione è molto diffusa anche nel Sikkim. La grande produzione, e la maggiore disponibilità sui mercati, ne limita il prezzo ad un livello accessibile.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Amomum costatum diffuso in Cina e Vietnam e particolarmente presente nella cucina di questi paesi.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Amomum compactum diffuso in Thailandia e Birmania. È noto come cardamomo del Siam.</p> <p>Altri tipi di "cardamomo" sono ottenuti da piante del Genere Amomum, come il cardamomo marrone, Kravan, cardamomo di Giava, cardamomo del Bengala, cardamomo bianco o il cardamomo rosso.</p> <p><strong>Modalità di conservazione</strong></p> <p>Una volta che i semi vengono esposti all'aria perdono rapidamente il loro sapore; perciò vengono venduti all'interno del loro baccello in modo che siano protetti dall'aria.</p> <p><strong>Utilizzi</strong></p> <p>Tutte le varie specie e varietà di cardamomo sono utilizzate principalmente come spezie per la cucina e in medicina. In generale:</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Elettaria cardamomum (il cardamomo propriamente detto) è utilizzato come spezia e in medicina. Viene talvolta fumato e costituisce l'alimento principale delle larve della falena Endoclita hosei.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Amomum è utilizzato come ingrediente della medicina tradizionale tibetana, medicina tradizionale indiana, medicina cinese, iraniana, coreana e vietnamita.</p> <p><strong>Uso culinario</strong></p> <p>È molto utilizzato come aroma nella preparazione del caffè alla turca, del caffè arabo e del tè iraniano.</p> <p>Nella cucina mediorientale, cucina iraniana, turca e indiana è utilizzato per insaporire dolci e nelle miscele di spezie. Trova un suo utilizzo anche nella cucina dei paesi nordici (per esempio in Finlandia).</p> <p>Il cardamomo verde ha un gusto intenso e fortemente aromatico dal quale si differenzia il cardamomo nero che è più astringente, leggermente amaro e con un sentore di menta. Basta un piccolo baccello per insaporire un piatto. In India, i semi neri del cardamomo sono spesso un componente importante del garam masala e per insaporire il riso oppure vengono mischiati a foglie di betel e frutti di areca per formare un bolo detto appunto betel che rinfresca l'alito e favorisce la digestione.</p> <p>In Cina sono utilizzati per aromatizzare piatti di carne arrostita e nel Vietnam sono usati come ingrediente nel brodo per la minestra di tagliatelle detta Phở.</p> <p>Nella cucina etiope ed eritrea sono utilizzati nella preparazione dell'Himbasha, un pane celebrativo.</p> <p>Nonostante il sapore sia abbastanza diverso, spesso il cardamomo nero è usato come sostituto del cardamomo verde perché è molto più economico.</p> <p><strong>Nelle medicine tradizionali</strong></p> <p>In Iran e India, il cardamomo verde è largamente utilizzato per la cura di infezioni ai denti e alle gengive, per prevenire e curare malattie della gola ed alitosi, congestioni dei polmoni e tubercolosi polmonare, infiammazioni delle palpebre, disordini digestivi e calcoli biliari.</p> <p>Anche il cardamomo nero viene utilizzato nella medicina tradizionale tibetana, medicina tradizionale indiana, medicina tradizionale cinese e inoltre in quella iraniana per curare mal di stomaco, stitichezza, dissenteria e altri disturbi digestivi.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
MHS 57 G (5 S)
Semi di CARDAMOMO verde 1.95 - 1
Semi di Carota Arcobaleno (colori misti)  - 2

Semi di Carota Arcobaleno...

Prezzo 1,95 € (SKU: VE 22)
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<h2><strong>Semi di Carota Arcobaleno (colori misti)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione di 25 semi.</strong></span></h2> <p>La carota arcobaleno è all'altezza del suo nome, le radici affusolate sono un bellissimo colore della miscela arcobaleno che diventa più luminoso quando viene cotto. Aggiungi una dimensione completamente nuova a questo ortaggio e al suo utilizzo. Questa varietà prende il colore dal salutare Lypocene, un precursore del beta carotene accreditato per aiutare a prevenire diversi tipi di cancro.</p> <p>Coltiva le carote quando fa freddo. Disegna il mix arcobaleno di colori e sapori straordinari cuocendo a vapore, arrostendo o cuocendo queste radici croccanti. Sono molto gustosi in zuppe o stufati.</p>
VE 22 (25 S)
Semi di Carota Arcobaleno (colori misti)  - 2

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Semi di Tabacco Virginia Gold - Oro 1.75 - 1

Semi di Tabacco Virginia...

Prezzo 1,75 € (SKU: D 4)
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<h2><span style="font-size: 14pt;" class=""><strong>Semi di Tabacco Virginia Gold - Oro</strong></span></h2> <h2><span><strong><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;">Prezzo per Pacchetto di 50 semi.</span></strong></span></h2> <div> <p>Storico tabacco Virginia luce come un motivo per il tabacco di sigaretta e Pfeifenschnittgut. Virginia oro è già cresciuto e coltivato dal 1930. Questa specie è così forte nel gusto e originale rispetto alla nicotina bassa e tendono ad essere molto leggera corrente Virginiazüchtungen.</p> </div> <div>Opinioni di tabacco Virginia:</div> <div>tabacco della Virginia è il fondamento di miscele americani, come quello usato in un certo numero di miscele di sigarette e pipe. Mentre circa il 60% Virginia, Burley 30% e il 10% sono misti-Orient e Würztabake. Virginia e Burley processo soßiert del Würztabake essere fermentato, il tabacco orientale è secca e depositato.</div>
D 4 (50 S)
Semi di Tabacco Virginia Gold - Oro 1.75 - 1

Pianta gigante (con frutti giganti)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di cipresso comune...

Semi di cipresso comune...

Prezzo 1,75 € (SKU: T 16 CS)
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<h2><strong>Semi di cipresso comune (Cupressus sempervirens)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 0,5 g (circa 50 semi).</strong></span></h2> <p>Il<span>&nbsp;</span><b>cipresso comune</b><span>&nbsp;</span>(<i>Cupressus sempervirens</i>,<span>&nbsp;</span>L.) è una conifera appartenente al genere<span>&nbsp;</span><i>Cupressus</i>. <span>Le sue origini sembrerebbero essere dell'Iran e dell'area orientale del&nbsp;</span>mar Mediterraneo<span>; sarebbe stato importato nel Mediterraneo occidentale dai&nbsp;</span>Fenici<span>&nbsp;e dagli&nbsp;</span>Etruschi<span>&nbsp;per motivi ornamentali dal momento che la sua forma piramidale di alcune varietà è molto caratteristica. È una pianta molto diffusa in&nbsp;</span>Italia<span>, ma molto probabilmente non è autoctono</span><sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup><span>&nbsp;nonostante oggi rappresenti una delle specie più caratteristiche della&nbsp;</span>penisola<span>. Si tratta di una&nbsp;</span>specie relitta<span>, rappresentante della flora europea prima delle&nbsp;</span>glaciazioni<span>.</span></p> <h2><span class="mw-headline" id="Morfologia">Morfologia</span></h2> <p>Il cipresso mediterraneo è un albero sempreverde che raggiunge i 25 m, ma negli esemplari più vecchi può arrivare anche oltre i 50 m. La sua chioma è molto caratteristica e per motivi ornamentali si sono fatte selezioni mirate ad accentuare questa sua prerogativa trovando così oggi esemplari con la chioma ovale, altri con forma fortemente piramidale e chioma che scende fino a terra. Questo suo aspetto ha permesso all'albero di essere utilizzato anche come frangivento.</p> <p>Possiede una<span>&nbsp;</span>corteccia<span>&nbsp;</span>di colore marrone grigio-bruno con lunghe fessurazioni e il suo<span>&nbsp;</span>legno<span>&nbsp;</span>molto duro è utilizzato per la costruzione di<span>&nbsp;</span>mobili<span>&nbsp;</span>in quanto il suo odore fortemente aromatico lo preserva dalle<span>&nbsp;</span>tarme, dai funghi e dai parassiti, mentre un tempo era anche utilizzato per la costruzione delle navi, data la sua grande resistenza all'umidità.</p> <p>Le<span>&nbsp;</span>foglie, caratteristiche di tutti i tipi di cipresso, sono di colore verde scuro, molto piccole, lunghe circa 1&nbsp;mm, embricate e appressate al rametto, dando una forma detta squamiforme.</p> <p>I<span>&nbsp;</span>fiori<span>&nbsp;</span>disposti all'apice dei rametti, di colore giallo, sono indistintamente maschili e femminili su tutta la pianta.</p> <p>I<span>&nbsp;</span>frutti<span>&nbsp;</span>sono delle piccole sfere di colore verde chiaro da giovani, dette<span>&nbsp;</span><i>galbule</i>, squamate e, dopo una maturazione lunga due anni, cambiano colore diventando marroni, lignificano e si aprono lungo le fenditure delle squame per far cadere i semi alati (acheni).</p> <h2><span class="mw-headline" id="Corologia_ed_ecologia">Corologia<span>&nbsp;</span>ed<span>&nbsp;</span>ecologia</span></h2> <p>Originario dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale, oggi occupa tutto il suo bacino. Esiste da epoche molto remote anche in Iran e in mesopotamia, in cui probabilmente era autoctono, il "Sarv-e Abarkuh", una pianta monumento nazionale iraniano, nella provincia di Yazd, ha una circonferenza di 18 metri e un'età stimata di 4.000 anni, rendendolo il cipresso più vecchio al mondo.<br>Predilige aree a clima caldo, con estati secche e soffre i freddi prolungati, ma la sua riproduzione spontanea e l'adattabilità a tutti i tipi di terreno lo ha portato a vegetare un po' ovunque, anche fino a 700 m s.l.m. e su terreni aridi, così da essere usato anche come un albero da rimboschimento, oltre che da frangivento e ovviamente il suo uso prominente come pianta ornamentale del giardino e del paesaggio.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Fitoterapia">Fitoterapia</span></h2> <p>In<span>&nbsp;</span>fitoterapia<span>&nbsp;</span>l'estratto<span>&nbsp;</span>meristematico<span>&nbsp;</span>(delle gemme) viene utilizzato come tonificante dell'endotelio<span>&nbsp;</span>vascolare.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
T 16 CS (0,5g)
Semi di cipresso comune (Cupressus sempervirens)
Semi di PEPE NERO (Piper...

Semi di PEPE NERO (Piper...

Prezzo 1,95 € (SKU: MHS 56 PN)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong><em><span style="text-decoration: underline;">Semi di PEPE NERO (Piper nigrum L.)</span></em></strong></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h3> <p>Il pepe (Piper nigrum L.) è una pianta della famiglia delle Piperacee, coltivata per i suoi frutti, che vengono poi fatti essiccare per essere usati come spezie. Lo stesso frutto, attraverso procedimenti di lavorazione diversi, è utilizzato per produrre il pepe bianco, il pepe nero e il pepe verde.</p> <p>La pianta è nativa dell'India del sud ed è coltivata in modo estensivo sia in India che nei paesi tropicali. Il frutto maturo si presenta come una bacca color rosso scuro, ha un diametro di circa cinque millimetri e contiene un solo seme.</p> <p>Il pepe è una delle spezie più comuni nella cucina europea ed i suoi derivati sono conosciuti ed apprezzati sin dall'antichità sia per il loro sapore che per il loro impiego nella medicina ayurvedica. Il suo gusto piccante è dato dalla piperina.</p> <p> </p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>La pianta del pepe è una liana legnosa perenne che raggiunge i quattro metri di altezza. Le sue foglie, alterne, coriacee, ovali, sono lunghe dai cinque a dieci centimetri e larghe da tre a sei. I fiori sono piccoli e sbocciano su un gambo pendulo, lungo circa otto centimetri, legato all'attaccatura delle foglie. Le infiorescenze portano fiori sessili, a perianzio nullo, che possono essere unisessuali od ermafroditi. Il frutto è una drupa, contenente un solo seme, di circa 5 mm di diametro, prima verde, poi rossa, a maturità. Il gambo raggiunge la lunghezza di sette/quindici centimetri quando i frutti sono maturi. L'albero del pepe cresce in terreni né troppo secchi né allagati, quindi in terreni umidi e ben concimati con materiali organici.</p> <p> </p> <p>Le piante si propagano per talea (si usano i rami vegetativi e non quelli fruttiferi perché radicano male in quanto meno ricchi di carboidrati) di circa 50 centimetri che si aggrappa agli alberi vicini o che si arrampica a sporgenze dei muri. Favoriscono questa azione gli alberi dal tronco grinzoso. Le piante non devono essere molto folte ma tali da favorire l'ombra e permettere la ventilazione. Le radici vanno coperte di strame ed i germogli vanno potati due volte l'anno. Su suoli secchi le piante devono essere irrigate ogni due giorni, per i primi tre anni, nella stagione calda. Le piante producono frutti dal quarto/quinto anno e continuano a fruttificare per circa sette anni.</p> <p> </p> <p>Le varietà vengono scelte per la qualità del frutto e per la loro longevità.</p> <p>Un singolo ramo produce in media dai 20 ai 30 germogli. La raccolta inizia appena una o due bacche alla base del peduncolo diventano rosse e prima che i frutti arrivino a maturazione. I frutti che restano sulla pianta cadono da soli e sono perduti per il raccolto. Le drupe raccolte vengono messe al sole per l'essiccazione e quindi vengono sgranate per estrarre i frutti.</p> <p> </p> <p><strong>Etimologia</strong></p> <p>La parola pepe deriva dal latino piper, a sua volta dal greco antico πέπερι péperi[2], da confrontare con le voci indiane antiche (India dell'ovest[3]) pippalī e pippalam "bacca, grano di pepe"[2]. Dall'accusativo pipere(m) derivano l'italiano settentrionale pévere (cfr. toscano antico [salsa] peverada), il veglioto pipre, il francese poivre e il provenzale, catalano e spagnolo (in disuso) pebre; questa è anche alla base del tedesco Pfeffer, dell'inglese pepper, del gallese pwbyr, del basco biper  e del greco moderno πιπέρι pipéri.</p> <p> </p> <p><strong>PEPE NERO</strong> viene prodotto dal frutto acerbo della pianta di pepe. I frutti vengono sbollentati brevemente in acqua calda sia per lavarli che per prepararli all'essiccamento. La rottura della polpa, durante l'essiccamento, velocizza l'annerimento del grano di pepe. I grani vengono essiccati al sole, o con appositi essiccatoi, per diversi giorni durante i quali i frutti si disidratano e anneriscono. Una volta essiccati prendono il nome di pepe nero. Il pepe nero è spesso denominato secondo il luogo di produzione: India, Malabar, Malesia, Indonesia ed altri paesi.</p> <p> </p> <p><strong>Cenni storici</strong></p> <p>Il pepe è stato usato come spezia in India sin dalla preistoria. È stato coltivato per la prima volta, molto probabilmente, lungo le coste del Malabar in India, attualmente corrispondente allo stato del Kerala.</p> <p> </p> <p>Il pepe era una merce pregiata e spesso era chiamato l'oro nero ed usato come moneta di scambio.</p> <p> </p> <p>La storia del pepe nero è spesso intrecciata e confusa con il pepe lungo. Gli antichi romani conoscevano entrambi i frutti che spesso confondevano ed equiparavano gli uni agli altri. Alla scoperta del continente americano, e quindi del pepe del Cile, il pepe lungo cominciò a declinare fino all'estinzione. Il pepe del Cile, che per forma e gusto è simile al pepe lungo, era più facile da coltivare e situato in una zona che rendeva più agevole il trasporto. Fino a ben oltre il Medioevo tutto il pepe nero che si trovava in Europa, Medio Oriente e Nord Africa proveniva dalla regione indiana del Malabar. Dal XVI secolo il pepe veniva importato anche da Indonesia, Madagascar, Malesia e da altri stati del Sud Est Asiatico. Questi ultimi stati commerciavano prevalentemente con la Cina o lo usavano per il consumo interno.</p> <p> </p> <p>Il pepe nero, assieme ad altre spezie prodotte in India e nei paesi del Sud Est Asiatico, ha cambiato la storia del mondo. Fu dovuta alla preziosità delle spezie la ricerca pervicace, da parte degli stati europei, della rotta per le Indie e la conseguente colonizzazione di quei paesi, così come era avvenuto prima con il continente americano.</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe nell'antichità</strong></p> <p>Un grano di pepe nero fu trovato nella narice del corpo mummificato del faraone Ramesse II deceduto nel 1212 a.C. Poco si conosce circa l'uso del pepe nell'antico Egitto né si sa come potesse raggiungere le rive del Nilo dall'India.</p> <p> </p> <p>Il pepe, nero ed il pepe lungo, erano conosciuti in Grecia già prima del IV secolo a.C., come un genere poco diffuso e molto costoso che solo i ricchi potevano comperare. Le rotte di allora erano sicuramente per via terrestre o per via marittima costeggiando il mar arabico.</p> <p> </p> <p>Il pepe lungo che cresceva nel nord-ovest dell'India era meno caro del pepe nero. Questo fatto avvantaggiò maggiormente il commercio del primo a discapito del pepe nero. Dai tempi dell'Impero romano, specialmente dopo la conquista dell'Egitto da parte di Roma nel 30 a.C., la traversata dell'oceano indiano fino alle coste del Malabar era abbastanza diffusa. Dettagli di questa rotta commerciale attraverso l'oceano indiano ci sono stati tramandati dal Periplus Maris Erythraei. Secondo lo storico romano Strabone, il primo Impero inviò una flotta di circa 120 navi per un annuale viaggio per l'India e ritorno. La flotta programmò il viaggio attraverso il mar arabico in modo da trarre vantaggio dai monsoni che spirano in quella zona in alcuni mesi dell'anno.</p> <p>Nel viaggio di ritorno, le navi attraversarono il mar Rosso, dalle cui rive furono trasportate via terra o navigarono per il canale del Nilo fino al fiume Nilo e da qui su chiatte fino ad Alessandria. Da qui proseguirono per Roma. Questa rotta commerciale dall'India per l'Europa dominerà il commercio del pepe per i prossimi 1500 anni a venire. Con le navi che partivano direttamente dalle coste del Malabar, il pepe nero percorreva ora una rotta più breve rispetto al pepe lungo e quindi il suo prezzo divenne più conveniente. Plinio il vecchio nella sua Storia naturale ci dice i prezzi a Roma intorno al 77 d.C.: Il pepe lungo costava 45 denari al chilogrammo mentre il pepe bianco costava 18 denari ed il pepe nero soltanto 9 denari. Plinio si lamentava "non vi è anno in cui l'India non dreni 50 milioni di sesterzi all'Impero romano" e altri moralismi sul pepe:</p> <p>« È sorprendente che l'uso del pepe sia diventato così di moda, vedendo che nelle altre sostanze che usiamo è la dolcezza o la loro apparenza che ha attratto la nostra attenzione; il pepe non ha nulla in se che possa implorare una raccomandazione come altri frutti, avendo come unica qualità una certa piccantezza; ed è per questo che ora lo importiamo dall'India! Chi fu il primo che fece di esso un genere alimentare? E chi, per mia meraviglia, non fu contento di preparare per sé stesso un pasto che servisse soltanto a saziare un robusto appetito? »</p> <p> </p> <p>Il pepe nero era quindi molto conosciuto e diffuso nell'Impero Romano, anche se era molto costoso. Apicio nel De re coquinaria, un libro di cucina del III secolo basato almeno in parte su uno del I secolo, inserisce il pepe nella maggioranza delle ricette. Edward Gibbon scrisse nel libro The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, che il pepe era «l'ingrediente preferito nella più esclusiva cucina romana».</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe nell'Europa postclassica</strong></p> <p>Il pepe aveva una così alta quotazione da essere spesso usato come valore di scambio nei mercati finanziari e spesso addirittura come moneta. Il gusto del pepe (o l'apprezzamento del suo valore monetario), aumentarono l'appetito di chi voleva la caduta di Roma. Si dice che sia l'unno Attila che il visigoto Alarico chiesero per la salvezza di Roma un riscatto di oltre una tonnellata di pepe, quando assediarono la città nel V secolo. Dopo la caduta di Roma, prima i Bizantini e poi gli Arabi assunsero il controllo del traffico del pepe. Alla fine del primo medioevo il controllo del traffico del pepe era saldamente nelle mani degli islamici. Un tempo nel Mar Mediterraneo il commercio era monopolizzato da alcuni stati italiani quali la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova. Lo sviluppo di queste città-stato fu dovuto per la massima parte al commercio del pepe.</p> <p> </p> <p>È comune credenza che nel medioevo il pepe fosse usato per migliorare il sapore della carne parzialmente andata a male; non vi è alcuna evidenza che supporti questa diceria e gli storici ritengono questo altamente inverosimile. Nel medioevo il pepe era un genere di lusso che poteva essere comperato soltanto da gente facoltosa e non aveva bisogno di questi sotterfugi potendo comperare carne fresca.</p> <p> </p> <p>Altri sostengono che il pepe veniva aggiunto al vino o alla birra andata a male per migliorarne il sapore, ma anche in questo caso vale quanto considerato sopra. Altrettanto inesatta è la credenza che il pepe venisse usato largamente come antibatterico; pur essendo vero che la piperina, la sostanza che dona al pepe la sua piccantezza, ha alcune proprietà antimicrobiche, è altrettanto vero che la concentrazione usata per la speziatura delle vivande aveva uno scarsissimo effetto terapeutico.</p> <p> </p> <p>Il suo prezzo esorbitante durante il medioevo ed il monopolio del commercio detenuto dalle Repubbliche marinare italiane, fu uno dei motivi che indusse il Portogallo a cercare una rotta marina per l'India. Nel 1498 Vasco da Gama fu il primo europeo a giungere in India via mare. A Calcutta gli Arabi gli chiesero perché fosse venuto e lui rispose "cerchiamo cristiani e spezie". Benché questo primo viaggio in India, passando per il capo di Buona Speranza, sia stato un modesto successo, i portoghesi tornarono presto in gran numero ed usando la loro superiore potenza navale ottennero il controllo completo del traffico delle spezie nell'oceano Indiano. Questo fu l'inizio del primo impero europeo in Asia che ebbe maggiore legittimazione (almeno da una prospettiva europea) dal trattato di Tordesillas che garantiva al Portogallo diritti esclusivi sulla metà del traffico mondiale del pepe.</p> <p> </p> <p>I Portoghesi non furono però capaci di mantenere a lungo la loro supremazia sul traffico del pepe. La vecchia rete commerciale di Arabi e Veneziani contrabbandò con successo enormi quantità di pepe evitando la scarsa sorveglianza portoghese. Ancora una volta enormi quantitativi di pepe raggiungevano Alessandria e l'Italia.</p> <p> </p> <p>Nel XVII secolo i Portoghesi cedettero quasi interamente i loro possedimenti dell'oceano Indiano a Olandesi e Inglesi. Il porto di Malabar cadde in mani olandesi fra il 1661 e il 1663.</p> <p> </p> <p>A causa dell'incremento dell'importazione il prezzo del pepe declinò molto rapidamente. Questa spezia che nel medioevo era appannaggio dei soli ricchi, divenne così diffusa da poter essere usata giornalmente da tutti o quasi.</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe come medicina</strong></p> <p>Come tutte le spezie orientali, il pepe è stato nella storia sia un condimento che una medicina. Il pepe nero figura nei rimedi della medicina Ayurveda, Siddha e Unani in India. Il Libro siriano di medicina del V secolo prescrive pepe per le seguenti malattie: costipazione, diarrea, mal d'orecchio, gangrena, malattie di cuore, ernia, indigestione, punture d'insetto, insonnia, problemi epatici, ascessi orali ed altro ancora. Varie fonti, dal V secolo in avanti, raccomandano l'uso del pepe nei problemi agli occhi applicando pomate o cataplasmi fatti con il pepe direttamente sugli occhi.</p> <p> </p> <p>Non vi è alcun riscontro medico che tali trattamenti potessero apportare alcun beneficio. Il pepe applicato sugli occhi sarebbe molto irritante e apporterebbe sicuramente dei danni all'organo.</p> <p> </p> <p>Il pepe è escluso dalla dieta di pazienti operati all'addome o con ulcera addominale in corso per il suo effetto irritante.</p> <p> </p> <p>Malgrado il pepe venga abbondantemente usato nella cucina di tutto il mondo, esistono pesanti riserve riguardanti gli effetti tossici sull'organismo umano, riserve che inspiegabilmente vengono prese in scarsa considerazione dalla classe medica. Questa tossicità dipende dal fatto che le particelle costituenti la droga macinata non sono solubili, a differenza di quelle del peperoncino. Di conseguenza ogni minuscolo granello di pepe ingerito non viene assorbito e si trova a contatto con le mucose dell'apparato digerente sulle quali è in grado di provocare uno stato di infiammazione. Sono note le correlazioni tra infiammazione e possibile facilitazione all’insorgenza di malattie cancerogene.</p> <p> </p> <p>Il pepe dovrebbe quindi essere bandito dalla tavola di persone affette da: reflusso gastro-esofageo, esofagite, ulcera gastrica, ulcera duodenale, tutte le malattie dell'intestino, dalle coliti al morbo di Crohn, da diverticolite a semplice icolon irritabile, emorroidi di qualsiasi grado, ragadi anali. In poche parole il pepe è controindicato in tutti i casi di patologia dell’apparato digerente.</p> <p> </p> <p>Particolare cura andrebbe posta nell'evitare l'uso del pepe ai bambini e agli anziani</p> <p> </p> <p><strong>Sapori ed aromi</strong></p> <p>Il pepe riceve la sua piccantezza quasi completamente dalla piperina, una sostanza che si trova sia nella polpa che nel seme.</p> <p>La piperina raffinata è piccante circa l'uno per cento rispetto alla capsaicina contenuta nei peperoncini. La polpa, lasciata nel pepe nero, contiene anche importanti aromi quali: terpene, pinene, sabinene, limonene, caryophyllene e linalool che danno sapore di limone, di legno e di fiori. Questi profumi sono molto ridotti nel pepe bianco in quanto completamente privo della polpa. Il pepe bianco può contenere altri sapori (compreso odore di stantio) a causa della lunga fermentazione.</p> <p> </p> <p>Il pepe perde sapore ed aroma per evaporazione, pertanto la conservazione sotto vuoto aiuta a mantenere più a lungo l'originale fragranza della spezia. Il pepe perde sapore quando viene esposto alla luce, a causa della trasformazione della piperina.</p> <p>Il pepe macinato perde subito il suo aroma e pertanto molte ricette di cucina raccomandano di macinare il pepe al momento. Macina pepe manuali vengono usati per macinare la spezia sia a tavola che in cucina. Macinini si trovavano nelle cucine europee sin dal XIV secolo ma il mortaio ed il pestello usati in precedenza rimasero in uso ancora per secoli.</p> <p> </p> <p><strong>Commercio mondiale</strong></p> <p>Il pepe rappresenta, in valore monetario, il 20% del commercio di spezie nel mondo (2002). Il prezzo del pepe è volatile e fluttua molto di anno in anno. Ad esempio nel 1998 il valore del pepe rappresentò il 39% di tutte le spezie commercializzate. Il mercato mondiale del pepe è a Kochi. Il Vietnam è recentemente diventato il maggior produttore mondiale di pepe. I maggiori produttori mondiali sono: Vietnam (85.000 tonn.), Indonesia (67.000 tonn.), India (65.000 tonn.), Brasile (35.000 tonn.), Malesia (22.000 tonn.), Sri Lanka (12.750 tonn.), Thailandia e Cina. Inoltre anche la Cambogia è stata un importante produttore storico di pepe. Celebre era infatti quello proveniente dalla località di Kep. Il Vietnam domina l'esportazione mondiale vendendo sul mercato quasi totalmente la sua produzione.</p> </body> </html>
MHS 56 PN
Semi di PEPE NERO (Piper nigrum L.)
Semi di anguria gialla JANOSIK 1.95 - 1

Semi di anguria gialla JANOSIK

Prezzo 2,15 € (SKU: V 255)
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<h2><strong>Semi di anguria gialla JANOSIK</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per Pacchetto di 20 (1.2g) semi.</strong></span></h2> <p>Una varietà di anguria polacca a polpa gialla molto insolita e molto apprezzata, deliziosa e diversa. L'anguria Janosik ci viene dalla Polonia, è chiamata in onore di un eroe del folklore. È una delle migliori angurie gialle, con una polpa gialla più dolce, mai farinosa, con un alto contenuto di zucchero e molto produttiva. I frutti sono generalmente rotondi, sebbene alcuni possano essere più ovali.</p> <p>Il peso medio è di 4-6 kg con ogni pianta che produce da due a tre angurie.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 255 (20 S)
Semi di anguria gialla JANOSIK 1.95 - 1

Varietà dall'Ungheria
Semi di peperone dolce Soroksari  - 3

Semi di peperone dolce...

Prezzo 1,95 € (SKU: PP 63)
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<h2 class=""><strong>Semi di peperone dolce Soroksari</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 50 semi.</strong></span></h2> <p>La varietà Soroksari dall'Ungheria è una delle migliori varietà di peperone dolce di metà precoce. I frutti sono raggruppati, massicci, quadrati, con tre o quattro margini all'apice. 8-9 cm di lunghezza e 6-7 cm di diametro sono giallo chiaro nella maturità tecnologica e rosso chiaro nella maturità fisiologica. Lo spessore della carne è da 5 a 7 mm. È molto fertile e grato per la coltivazione in pieno campo.</p> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
PP 63 (50 S)
Semi di peperone dolce Soroksari  - 3

Pianta medicinale o spezia
Semi di Jiaogulan - Pianta dell'Immortalità

Semi di Jiaogulan...

Prezzo 1,85 € (SKU: MHS 40)
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<h2><span style="text-decoration: underline;"><strong><em>SEMI DI JIAOGULAN - PIANTA DELL'IMMORTALITÀ</em></strong></span></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h3> <p>Dall'Asia la pianta dell'immortalità simile al ginseng con effetto calmante.</p> <p>Il Jiaogulan (Gynostemma Pentaphyllum) è una pianta rampicante originaria dell'Asia dalle innumerevoli proprietà terapeutiche.</p> <p>Conosciuta come pianta miracolosa "dell'immortalità" viene usata dalle popolazioni Asiatiche sin dal 1300 A.C.</p> <p>&nbsp;</p> <p>Il Jiaogulan è molto simile al Ginseng per le sue proprietà benefiche su tutto l'organismo ma al contrario di quest'ultimo ha un effetto calmante e rilassante.</p> <p>&nbsp;</p> <p>Molto usata in fitoterapia è un potente antiossidante che tende a ritabilire l'equilibrio di 5 sistemi del corpo:</p> <p>&nbsp;</p> <p>- sistema cardiovascolare</p> <p>- sistema digerente</p> <p>- sistema immunitario</p> <p>- sistema nervoso</p> <p>- sistema riproduttivo</p> <p>&nbsp;</p> <p>La gynostemma aiuta ad aprire le valvole cardiache e i vasi sanguigni e ha dimostrato di essere in grado di abbassare la pressione sanguigna, di controllare il colesterolo basso e di aumentare la resistenza durante l'esercizio.</p> <p>I vantaggi della gynostemma sono stati riscontrati anche in persone affette da bronchite e asma, poiché inumidisce i polmoni e riduce la presenza di muco nel sistema respiratorio.</p> <p>&nbsp;</p> <p>La pianta è di semplice coltivazione ed adatta a tutti i climi italiani.</p> <p>&nbsp;</p> <p>Trattandosi di un rampicante si suggerisce la coltivazione su spalliera, pali, pergole, ecc.</p> <p>&nbsp;</p> <p><strong>Coltivazione della Gynostemma pentaphyllum</strong></p> <p>&nbsp;E' originaria della Cina meridionale, del Giappone, India, Corea e Malesia, una pianta apparentemente insignificante, appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, la stessa delle zucchine per intenderci, cresce spontaneamente nei paesi di origine e da qualche tempo viene coltivata con tecniche biologiche anche in Italia. E' una pianta erbacea, perenne, a portamento rampicante, con un fusto esile. Le foglie risultano picciolate e sono di un bel verde scuro intenso. Nel periodo che va da luglio ad agosto produce dei piccoli fiori di color verde-giallastro, non molto appariscenti, dai quali si sviluppano dei piccoli frutticini di forma tondeggiante. L'ambiente ideale per la crescita di questa pianta quello di montagna, fresco e soprattutto umido. Qualora se ne tentasse pertanto la coltivazione bene non tenerla assolutamente in pieno sole, garantendole al contrario una posizione totalmente in ombra. Il suolo dovrebbe essere ricco di sostanza organica, sciolto e ben drenante. Tollera serenamente periodi di freddo intenso mentre pu soffrire nei periodi caldi e siccitosi.</p> <p>&nbsp;</p> <p><strong>Propriet</strong><strong>&nbsp;della Gynostemma pentaphyllum</strong></p> <p>Nel continente asiatico conosciuta come la pianta dell'immortalit, in grado di restituire energia e salute anche a chi ormai da anni combatte contro patologie croniche. I benefici prodotti dal consumo di questa essenza deriverebbero dall'abbondanza di flavonoidi e da una novantina di saponine triterpeniche, sostanze scoperte negli ultimi anni. Se non conoscete esattamente cosa siamo queste sostanze sappiate solo che fanno bene, parola di seminatore. Le tanto vantate propriet salutari di questa "erbaccia rampicante" hanno spinto gli esperti ad effettuare studi che potessero confermare quanto appreso solo per sentito dire. E pare che diversi studi specifici di natura farmacologica abbiano effettivamente confermato l'efficacia benefica di questa pianta. La Gynostemma utile per curare i disturbi ai polmoni, l'asma, le bronchiti, la tosse, efficace per i disturbi allo stomaco ed all'intestino, per i problemi di fegato e dei reni, nella depressione, per l'insonnia ed il nervosismo, divina per combattere lo stress ed i problemi di somatizzazione che da questo ne derivano. Per non parlare poi delle sue eccezionali propriet antitumorali, ipocolesterolemizzanti,ipolipidemiche, immunoprotettive, antiulcerose, antiossidanti, antinfiammatorie ed antitrombotiche. E chi pi ne ha pi ne metta visto che stata definita dagli esperti "adattogena", cio si adatta alle condizioni di salute del nostro organismo ed interviene solo l dove ve ne fosse effettivo bisogno. Fornisce in sostanza risposte organiche specifiche per ciascuna patologia. Che dire, quasi come la celebre brodaglia di Asterix (chi se la ricorda?)!!</p> <p>&nbsp;</p> <p><strong>Semina di Gynostemma pentaphyllum</strong></p> <p>La riproduzione di questa pianta non presenta assolutamente difficolt particolari. I semi andrebbero tenuti in ammollo in acqua calda per almeno 24 ore, poi si possono interrare in un composto sufficientemente ricco. La percentuale di germinazione non elevata, si colloca nei dintorni del 35%, questo quantomeno quello che ho sperimentato. I semenzai vanno tenuti al riparo dal vento e dal sole, sempre umidi e freschi. Quando le pianticelle cominciano ad allungarsi con un paio di generazioni fogliari allora possono essere trapiantate in contenitori pi grandi od in piena terra. La Gynostemma si riproduce agevolmente anche per talea.</p> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <h3><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></h3> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Soak in water for about 12 - 24 hrs</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Just lightly cover with substrate (0,5cm)</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>min. 20 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>until it germinates&nbsp;</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span><strong><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></strong></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
MHS 40 (5 S)
Semi di Jiaogulan - Pianta dell'Immortalità