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Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Mirtillo Gigante "DUKE" (Vaccinum Corymbosum)

Semi di Mirtillo Gigante DUKE

Prezzo 1,95 € (SKU: V 194 D)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Mirtillo Gigante DUKE (Vaccinum Corymbosum)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 50 (0,015g) semi.</strong></span></h2> <p>I mirtilli Duke sono i principali mirtilli a maturazione precoce (le bacche iniziano a maturare all'inizio di giugno). È noto per le sue rese elevate (una pianta Duke può produrre oltre 9 kg (20 libbre) di frutti di qualità uniforme e di qualità. Il sapore delicato di Duke sembra migliorare con la conservazione a freddo.</p> <p>Mantenere il vigore vegetale dei mirtilli Duke può essere una sfida per un lungo periodo di tempo. I coltivatori devono scegliere un sito in crescita di qualità e impiegare continuamente buone pratiche culturali.</p> <p>Il mirtillo Duke è uno dei principali candidati per la raccolta meccanica, le vendite fresche e di processo.</p> <p>Spontaneo nell’emisfero settentrionale tra i 500/800 e gli 1.500/1.800 metri, la piccola pianta del mirtillo che troviamo frequentemente nei nostri boschi appartiene al genere Vaccinium (famiglia Ericacee) nel quale si ritrovano ben oltre 100 specie: dal tappezzante rosso Cranberry (vedi) alto non più di trenta centimetri all’Arboreum nordamericano che può raggiungere anche 9/10 metri.</p> <p>Il comune mirtillo dei nostri boschi, (Vaccinium  myrtillus) è però di difficile coltivazione a causa del suo habitat naturale e delle sue modeste dimensioni, tuttavia nelle numerose specie del Genere, una ha particolarmente appassionato coltivatori e consumatori non solo italiani: è il Mirtillo Gigante Americano (Vaccinium Corymbosum).</p> <p>Quest’arbusto a foglia caduca può raggiungere 2/3 metri di altezza e con diametro generalmente della metà, con frequenti germogli di rapido sviluppo che partono dalla base conferendogli un portamento cespuglioso e che fruttificheranno l’anno successivo.</p> <p>Resiste molto bene ai forti freddi, ma i vigorosi germogli che in primavera partono da terra impiegano tutta la stagione a lignificare, per cui nelle regioni climatiche con freddo intenso molto precoce tendono a gelare e, di conseguenza, difficilmente si otterranno esemplari belli e buoni raccolti.</p> <p>I mirtilli hanno l’apparato radicale particolare: è costituito da pochissime radici di grandi dimensioni e da un fittissimo reticolo di radici molto fini, questo consente un trapianto abbastanza sicuro anche con piante di grandi dimensioni e non preventivamente preparate.</p> <p>Sono amanti del sole che consente ai frutti di ottenere un elevato contenuto di zuccheri, ma in un ambiente non eccessivamente esposto, e richiedono una buona esposizione alla luce per consentire una migliore fioritura e, di conseguenza, un maggior raccolto.</p> <p> </p> <p><strong>TERRENO</strong></p> <p>A differenza di tutti i frutti di bosco che gradiscono un substrato neutro/sub acido, i mirtilli necessitano un terreno molto acido, con ph ottimale che oscilla tra 4.0 e 4.5 con limite di tollerabilità a 5.5, ben drenato, fresco e ricco di humus, per cui è indispensabile essere bene a conoscenza delle caratteristiche del fondo ove si vuole piantumarli.</p> <p>Qualora il terreno non avesse un ph idoneo, si può correggerlo al momento dell’impianto con apporto di torba acida o con aghi di pino o foglie di faggio ben decomposte e rinnovando il substrato all’inizio della stagione fredda facendo molta attenzione a non rovinare l’apparato radicale molto superficiale.</p> <p> </p> <p><strong>FIORI E FRUTTI</strong></p> <p>A primavera inoltrata compaiono numerosi fiori bianchi rosati, riuniti in piccoli grappoli, tondeggianti con i petali uniti tra loro, caratteristica di tutti i fiori delle ericacee.</p> <p>Sono autoimpollinanti, ma per una migliore produzione è sempre opportuno piantare due o più piante vicine tra loro per favorire l’impollinazione incrociata.</p> <p>In periodi diversi, a seconda delle varietà, ma sempre durante il periodo estivo, compaiono delle bacche prima verdi, poi di color viola scuro, quasi blu, generalmente ricoperti di pruina (vedi Mirtillo Siberiano) che possono raggiungere in certi cultivar, anche i due centimetri di diametro.</p> <p>In realtà sono false bacche: questo perché hanno una formazione diversa da quelle delle vere bacche.</p> <p> </p> <p><strong>UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI</strong></p> <p>Facilmente conservabili in congelatore, sono consumate fresche, in macedonie, pasticceria, marmellate; importante è l’uso nell’industria farmaceutica e parafarmaceutica.</p> <p>Tra i frutti di bosco, il mirtillo nero è sicuramente quello più importante dal punto di vista salutistico: oltre allo squisito sapore, moltissime sono le proprietà che lo fanno annoverare tra i principali farmalimenti (vedi Cranberry). Vitamina C, carotenoidi, tannini catechitini (molecole con proprietà astringente, emostatica, antibiotica, antidiarroica e antinfiammatoria), pectine (vedi uva spina) sono alcune sostanze contenute nei frutti dei mirtilli.</p> <p>Ma è la presenza degli antociani (vedi Mirtillo Siberiano), potenti antiossidanti e noti per le proprietà capillarotrope fanno sì che questo piccolo frutto sia un toccasana per il fisico e il sistema cardiovascolare, in particolare.</p> <p>Per proprietà capillarotrope s’intende la caratteristica dei principi attivi, contenuti in una sostanza o un alimento, capaci di migliorare la resistenza e la funzionalità dei vasi capillari.</p> <p>In qualsiasi farmacia troveremo prodotti derivati dal frutto del mirtillo per la cura, la prevenzione e il rafforzamento delle pareti dei vasi sanguinei.</p> <p>Secondo la scala ORAC (vedi Goji), il mirtillo è tra i frutti con il punteggio più alto (3.750) dopo e il melograno (10.500) il Goji (15.000).</p> <p> </p> <p><strong>POTATURA E CURE COLTURALI</strong></p> <p>Molto importante che le caratteristiche del terreno soddisfino le esigenze della pianta.Dopo questa premessa viene semplice anche la descrizione delle cure necessarie perché si avrà una pianta forte e vigorosa senza grandi interventi. I primi anni dall’impianto la pianta lavorerà molto di radici, mentre l’apparato aereo darà l’impressione quasi sofferente.</p> <p>In questo periodo, 1/2 anni circa, la produzione sarà modesta come pure le potature che si concretizzano con il taglio dei rami laterali bassi e nell’asportazione totale dei rami più deboli.</p> <p>Passato questo periodo, si procederà al diradamento delle vegetazioni più deboli partite dalla base e dal taglio di rami rovinati o rotti e sui restanti si procederà con tagli di ritorno sino ai rametti laterali più vigorosi.</p> <p>Si taglieranno, inoltre, quelle branche che, seppur sane e belle, abbiano una crescita disordinata e scomposta.</p> <p>Avendo l’apparato radicale molto superficiale, sono molto importanti le irrigazioni, specialmente nel periodo dalla fioritura alla raccolta dei frutti.</p> <p>Attenzione non far ristagnare l’acqua, che porterebbe alla formazione di funghi che farebbero marcire le radici.</p> <p>Per trattenere l’umidità, e nello stesso tempo tenere pulito e acido il terreno, è consigliabile una pacciamatura con torba acida oppure aghi di pino o foglie di faggio.</p> <p>Con gli accorgimenti sopra descritti le concimazioni non dovrebbero servire, ma se si riscontrassero delle carenze un apporto a inizio stagione di concime ternario a basso tenore di azoto e contenente i principali microelementi, sarà sicuramente efficace.</p> <p> </p> <p>Da non usare mai lo stallatico, anche se molto maturo: la pianta verrebbe a soffrire di clorosi ferrica e di conseguenza, potrebbe anche morire.</p> <p>Pochi sono i parassiti: il più pericoloso è l’oziorinco (Otiorhyncus ssp)  piccolo coleottero che da adulto rosicchia le foglie e depone le uova per terra; la larva che ne deriva mangia le radici e, ben più grave, rode il colletto della pianta causandone la morte.</p> <p>Con particolari condizioni atmosferiche, sono possibili attacchi di muffa grigia (Botrytis) sui frutti prossimi alla maturazione, ma non potendoli trattare con fitofarmaci l’unica soluzione è l’asportazione manuale dei frutti colpiti.</p> <p>Si ricorda che i collaboratori dei vivai PRANDINI sono a disposizione per consigli su densità d’impianto, forma di allevamento, scelta colturale e assistenza anche fitosanitaria per nuovi impianti produttivi anche di modeste dimensioni.</p> <p> </p> </body> </html>
V 194 D
Semi di Mirtillo Gigante "DUKE" (Vaccinum Corymbosum)
Semi di erba ornamentale Mosquito (Bouteloua gracile) 1.45 - 3

Semi di erba ornamentale...

Prezzo 1,45 € (SKU: UT 11)
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<h2><span style="font-size:14pt;"><strong>Semi di erba ornamentale Mosquito (Bouteloua gracile)</strong></span></h2> <h2><span style="color:#ff0000;font-size:14pt;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>Blonde Ambition Blue Grama Grass (Bouteloua gracilis Blonde Ambition) is a native ornamental grass with a completely new look. The horizontal eyelash-like chartreuse flowers appear in mid-summer and age to blonde seed heads by fall. They are held on the plant right through the winter to provide many months of interest.</p> <p>Plant Select Winner 2011 30-36" tall x 30-36" wide. An exceptionally large growing selection of our native Blue Grama Grass, Bouteloua gracilis Blonde Ambition has 2 1/2 to 3 ft. tall stems of flowers that mature to long lasting blonde seed heads. These flag-like flowers rise up out of the blue-green foliage in mid-summer and are held on stiff, weather resistant stems. 'Blonde Ambition' Blue Grama Grass provides exceptional winter interest as the stems of seed heads pop up even after a heavy snow and remain standing through winter, giving the grass 6 to 8 months of garden color and texture.</p> <p>Seldom does a new grass selection offer the gardener something so completely different and exciting. Its profusion of big, showy chartreuse flowers, held horizontally above the leaves is unlike any other ornamental grass in cultivation. This beauty is extremely cold hardy, grows in a wide range of soil types and is a perfect choice for low maintenance home or commercial landscapes. 'Blonde Ambition' Grass is native to 26 states and performs well across the country, particularly in hardiness zones 4-9. Cut back old stems to 2-3” above ground-level in mid-spring. Divide every third year. Discovered and introduced by David Salman of High Country Gardens. (Propagated by division).</p> <p>2011 High Country Gardens Plant of the Year. Blonde Ambition Blue Grama Grass was named by the Plant Select gardeners' survey as the best perennial of 2013.</p> <p><strong><em>Planting Guides</em></strong></p> <p>Caring For Blonde Ambition Blue Grama Grass</p> <p>Cutting back Blonde Ambition Blue Grama Grass (Bouteloua gracilis Blonde Ambition) should be done in mid-spring when the new green grass blades begin to sprout from the crown. The stems holding the seed heads are very resilient and stay upright even after a snowy winter, so the grass looks good until mid-spring.</p> <p>Cut back to a height of 2 to 3 inches above ground level and scratch out the crown with gloved hands to loosen thatch and make room for the new growth to push up and out.</p> <p>Mulching: Blonde Ambition (and many ornamental grasses) don't need mulching. But if planted in a mulched bed, Blonde Ambition is very adaptable as to the type of mulch. We recommend that the mulch layer around the plant be thin (less than an inch deep).</p> <h2>WIKIPEDIA:</h2> <p>Bouteloua gracilis (blue grama) is a long-lived, warm-season (C4) perennial grass, native to North America.</p> <p>It is most commonly found from Alberta, Canada, east to Manitoba and south across the Rocky Mountains, Great Plains, and U.S. Midwest states, onto the northern Mexican Plateau in Mexico.</p> <p>Blue grama accounts for most of the net primary productivity in the shortgrass prairie of the central and southern Great Plains. It is a green or greyish, low-growing, drought-tolerant grass with limited maintenance.</p> <p>Blue grama grows on a wide array of topographic positions, and in a range of well-drained soil types, from fine to coarse-textured.</p> <p>Blue grama has green to greyish leaves less than 3 millimetres (0.1 in) wide and 1 to 10 inches (25 to 250 mm) long. The overall height of the plant is 6 to 12 in (15 to 30 cm) at maturity.[3]</p> <p>The flowering stems (culms) are 7 to 18 inches (18 to 46 cm) long. There are typically two comb-like spikes, each with 20 to 90 spikelets, that extend out at a sharp angle from the flowering stem.</p> <p>Each spikelet is 5 to 6 mm (0.20 to 0.24 in) long. There is one fertile floret with a lemma (bract) 5 to 5.5 mm (0.20 to 0.22 in) long, with three short awns (bristles) at the tip, and one reduced sterile floret about 2 mm (0.08 in) long with three awns about 5 mm (0.2 in) long.</p> <p>The roots generally grow 12 to 18 inches (30 to 46 cm) outwards, and 3 to 6.5 feet (0.9 to 2.0 m) deep.</p> <p>Blue grama is readily established from seed, but depends more on vegetative reproduction via tillers. Seed production is slow, and depends on soil moisture and temperature. Seeds dispersed by wind only reach a few meters (6 ft); farther distances are reached with insects, birds, and mammals as dispersal agents. Seedling establishment, survival, and growth are greatest when isolated from neighboring adult plants, which effectively exploit water in the seedling's root zone. Successful establishment requires a modest amount of soil moisture during the extension and development of adventitious roots.</p> <p>Established plants are grazing-, cold-, and drought-tolerant, though prolonged drought leads to a reduction in root number and extent. They employ an opportunistic water-use strategy, rapidly using water when available, and becoming dormant during less-favorable conditions. In terms of successional status, blue grama is a late seral to climax species. Recovery following disturbance is slow and depends on the type and extent of the disturbance.</p> <p><strong>Horticulture and agriculture</strong></p> <p>Blue grama is valued as forage.</p> <p>Bouteloua gracilis is grown by the horticulture industry, and used in perennial gardens; naturalistic and native plant landscaping; habitat restoration projects; and in residential, civic, and highway erosion control. Blue Grama flowers are also used in dried flower arrangements.</p> <p>Blue grama is the state grass of Colorado and New Mexico. It is listed as an endangered species in Illinois.</p> <p>Among the Zuni people, the grass bunches are tied together and the severed end used as a hairbrush, the other as a broom. Bunches are also used to strain goat's milk.</p> <p><strong>Garden Uses</strong></p> <p>Small size makes blue grama grass an excellent selection for rock gardens where it can be used as a specimen or in small groups. Also an excellent choice for naturalized areas, native plant gardens, unmowed meadows, prairie areas or other informal areas in the landscape, especially where drought tolerant plants are needed. Can also be grown as a turf grass and regularly mowed to 2 inches high. Flower spikes are an excellent addition for dried flower arrangements.</p> <p><strong>Culture</strong></p> <p>Easily grown in average, dry to medium, well-drained soils in full sun. Tolerates a wide range of soils, except poorly-drained, wet ones. Excellent drought tolerance. Freely self-seeds. Cut to the ground in late winter before new shoots appear.</p>
UT 11
Semi di erba ornamentale Mosquito (Bouteloua gracile) 1.45 - 3
Semi di PEPE NERO (Piper...

Semi di PEPE NERO (Piper...

Prezzo 1,95 € (SKU: MHS 56 PN)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong><em><span style="text-decoration: underline;">Semi di PEPE NERO (Piper nigrum L.)</span></em></strong></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h3> <p>Il pepe (Piper nigrum L.) è una pianta della famiglia delle Piperacee, coltivata per i suoi frutti, che vengono poi fatti essiccare per essere usati come spezie. Lo stesso frutto, attraverso procedimenti di lavorazione diversi, è utilizzato per produrre il pepe bianco, il pepe nero e il pepe verde.</p> <p>La pianta è nativa dell'India del sud ed è coltivata in modo estensivo sia in India che nei paesi tropicali. Il frutto maturo si presenta come una bacca color rosso scuro, ha un diametro di circa cinque millimetri e contiene un solo seme.</p> <p>Il pepe è una delle spezie più comuni nella cucina europea ed i suoi derivati sono conosciuti ed apprezzati sin dall'antichità sia per il loro sapore che per il loro impiego nella medicina ayurvedica. Il suo gusto piccante è dato dalla piperina.</p> <p> </p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>La pianta del pepe è una liana legnosa perenne che raggiunge i quattro metri di altezza. Le sue foglie, alterne, coriacee, ovali, sono lunghe dai cinque a dieci centimetri e larghe da tre a sei. I fiori sono piccoli e sbocciano su un gambo pendulo, lungo circa otto centimetri, legato all'attaccatura delle foglie. Le infiorescenze portano fiori sessili, a perianzio nullo, che possono essere unisessuali od ermafroditi. Il frutto è una drupa, contenente un solo seme, di circa 5 mm di diametro, prima verde, poi rossa, a maturità. Il gambo raggiunge la lunghezza di sette/quindici centimetri quando i frutti sono maturi. L'albero del pepe cresce in terreni né troppo secchi né allagati, quindi in terreni umidi e ben concimati con materiali organici.</p> <p> </p> <p>Le piante si propagano per talea (si usano i rami vegetativi e non quelli fruttiferi perché radicano male in quanto meno ricchi di carboidrati) di circa 50 centimetri che si aggrappa agli alberi vicini o che si arrampica a sporgenze dei muri. Favoriscono questa azione gli alberi dal tronco grinzoso. Le piante non devono essere molto folte ma tali da favorire l'ombra e permettere la ventilazione. Le radici vanno coperte di strame ed i germogli vanno potati due volte l'anno. Su suoli secchi le piante devono essere irrigate ogni due giorni, per i primi tre anni, nella stagione calda. Le piante producono frutti dal quarto/quinto anno e continuano a fruttificare per circa sette anni.</p> <p> </p> <p>Le varietà vengono scelte per la qualità del frutto e per la loro longevità.</p> <p>Un singolo ramo produce in media dai 20 ai 30 germogli. La raccolta inizia appena una o due bacche alla base del peduncolo diventano rosse e prima che i frutti arrivino a maturazione. I frutti che restano sulla pianta cadono da soli e sono perduti per il raccolto. Le drupe raccolte vengono messe al sole per l'essiccazione e quindi vengono sgranate per estrarre i frutti.</p> <p> </p> <p><strong>Etimologia</strong></p> <p>La parola pepe deriva dal latino piper, a sua volta dal greco antico πέπερι péperi[2], da confrontare con le voci indiane antiche (India dell'ovest[3]) pippalī e pippalam "bacca, grano di pepe"[2]. Dall'accusativo pipere(m) derivano l'italiano settentrionale pévere (cfr. toscano antico [salsa] peverada), il veglioto pipre, il francese poivre e il provenzale, catalano e spagnolo (in disuso) pebre; questa è anche alla base del tedesco Pfeffer, dell'inglese pepper, del gallese pwbyr, del basco biper  e del greco moderno πιπέρι pipéri.</p> <p> </p> <p><strong>PEPE NERO</strong> viene prodotto dal frutto acerbo della pianta di pepe. I frutti vengono sbollentati brevemente in acqua calda sia per lavarli che per prepararli all'essiccamento. La rottura della polpa, durante l'essiccamento, velocizza l'annerimento del grano di pepe. I grani vengono essiccati al sole, o con appositi essiccatoi, per diversi giorni durante i quali i frutti si disidratano e anneriscono. Una volta essiccati prendono il nome di pepe nero. Il pepe nero è spesso denominato secondo il luogo di produzione: India, Malabar, Malesia, Indonesia ed altri paesi.</p> <p> </p> <p><strong>Cenni storici</strong></p> <p>Il pepe è stato usato come spezia in India sin dalla preistoria. È stato coltivato per la prima volta, molto probabilmente, lungo le coste del Malabar in India, attualmente corrispondente allo stato del Kerala.</p> <p> </p> <p>Il pepe era una merce pregiata e spesso era chiamato l'oro nero ed usato come moneta di scambio.</p> <p> </p> <p>La storia del pepe nero è spesso intrecciata e confusa con il pepe lungo. Gli antichi romani conoscevano entrambi i frutti che spesso confondevano ed equiparavano gli uni agli altri. Alla scoperta del continente americano, e quindi del pepe del Cile, il pepe lungo cominciò a declinare fino all'estinzione. Il pepe del Cile, che per forma e gusto è simile al pepe lungo, era più facile da coltivare e situato in una zona che rendeva più agevole il trasporto. Fino a ben oltre il Medioevo tutto il pepe nero che si trovava in Europa, Medio Oriente e Nord Africa proveniva dalla regione indiana del Malabar. Dal XVI secolo il pepe veniva importato anche da Indonesia, Madagascar, Malesia e da altri stati del Sud Est Asiatico. Questi ultimi stati commerciavano prevalentemente con la Cina o lo usavano per il consumo interno.</p> <p> </p> <p>Il pepe nero, assieme ad altre spezie prodotte in India e nei paesi del Sud Est Asiatico, ha cambiato la storia del mondo. Fu dovuta alla preziosità delle spezie la ricerca pervicace, da parte degli stati europei, della rotta per le Indie e la conseguente colonizzazione di quei paesi, così come era avvenuto prima con il continente americano.</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe nell'antichità</strong></p> <p>Un grano di pepe nero fu trovato nella narice del corpo mummificato del faraone Ramesse II deceduto nel 1212 a.C. Poco si conosce circa l'uso del pepe nell'antico Egitto né si sa come potesse raggiungere le rive del Nilo dall'India.</p> <p> </p> <p>Il pepe, nero ed il pepe lungo, erano conosciuti in Grecia già prima del IV secolo a.C., come un genere poco diffuso e molto costoso che solo i ricchi potevano comperare. Le rotte di allora erano sicuramente per via terrestre o per via marittima costeggiando il mar arabico.</p> <p> </p> <p>Il pepe lungo che cresceva nel nord-ovest dell'India era meno caro del pepe nero. Questo fatto avvantaggiò maggiormente il commercio del primo a discapito del pepe nero. Dai tempi dell'Impero romano, specialmente dopo la conquista dell'Egitto da parte di Roma nel 30 a.C., la traversata dell'oceano indiano fino alle coste del Malabar era abbastanza diffusa. Dettagli di questa rotta commerciale attraverso l'oceano indiano ci sono stati tramandati dal Periplus Maris Erythraei. Secondo lo storico romano Strabone, il primo Impero inviò una flotta di circa 120 navi per un annuale viaggio per l'India e ritorno. La flotta programmò il viaggio attraverso il mar arabico in modo da trarre vantaggio dai monsoni che spirano in quella zona in alcuni mesi dell'anno.</p> <p>Nel viaggio di ritorno, le navi attraversarono il mar Rosso, dalle cui rive furono trasportate via terra o navigarono per il canale del Nilo fino al fiume Nilo e da qui su chiatte fino ad Alessandria. Da qui proseguirono per Roma. Questa rotta commerciale dall'India per l'Europa dominerà il commercio del pepe per i prossimi 1500 anni a venire. Con le navi che partivano direttamente dalle coste del Malabar, il pepe nero percorreva ora una rotta più breve rispetto al pepe lungo e quindi il suo prezzo divenne più conveniente. Plinio il vecchio nella sua Storia naturale ci dice i prezzi a Roma intorno al 77 d.C.: Il pepe lungo costava 45 denari al chilogrammo mentre il pepe bianco costava 18 denari ed il pepe nero soltanto 9 denari. Plinio si lamentava "non vi è anno in cui l'India non dreni 50 milioni di sesterzi all'Impero romano" e altri moralismi sul pepe:</p> <p>« È sorprendente che l'uso del pepe sia diventato così di moda, vedendo che nelle altre sostanze che usiamo è la dolcezza o la loro apparenza che ha attratto la nostra attenzione; il pepe non ha nulla in se che possa implorare una raccomandazione come altri frutti, avendo come unica qualità una certa piccantezza; ed è per questo che ora lo importiamo dall'India! Chi fu il primo che fece di esso un genere alimentare? E chi, per mia meraviglia, non fu contento di preparare per sé stesso un pasto che servisse soltanto a saziare un robusto appetito? »</p> <p> </p> <p>Il pepe nero era quindi molto conosciuto e diffuso nell'Impero Romano, anche se era molto costoso. Apicio nel De re coquinaria, un libro di cucina del III secolo basato almeno in parte su uno del I secolo, inserisce il pepe nella maggioranza delle ricette. Edward Gibbon scrisse nel libro The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, che il pepe era «l'ingrediente preferito nella più esclusiva cucina romana».</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe nell'Europa postclassica</strong></p> <p>Il pepe aveva una così alta quotazione da essere spesso usato come valore di scambio nei mercati finanziari e spesso addirittura come moneta. Il gusto del pepe (o l'apprezzamento del suo valore monetario), aumentarono l'appetito di chi voleva la caduta di Roma. Si dice che sia l'unno Attila che il visigoto Alarico chiesero per la salvezza di Roma un riscatto di oltre una tonnellata di pepe, quando assediarono la città nel V secolo. Dopo la caduta di Roma, prima i Bizantini e poi gli Arabi assunsero il controllo del traffico del pepe. Alla fine del primo medioevo il controllo del traffico del pepe era saldamente nelle mani degli islamici. Un tempo nel Mar Mediterraneo il commercio era monopolizzato da alcuni stati italiani quali la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova. Lo sviluppo di queste città-stato fu dovuto per la massima parte al commercio del pepe.</p> <p> </p> <p>È comune credenza che nel medioevo il pepe fosse usato per migliorare il sapore della carne parzialmente andata a male; non vi è alcuna evidenza che supporti questa diceria e gli storici ritengono questo altamente inverosimile. Nel medioevo il pepe era un genere di lusso che poteva essere comperato soltanto da gente facoltosa e non aveva bisogno di questi sotterfugi potendo comperare carne fresca.</p> <p> </p> <p>Altri sostengono che il pepe veniva aggiunto al vino o alla birra andata a male per migliorarne il sapore, ma anche in questo caso vale quanto considerato sopra. Altrettanto inesatta è la credenza che il pepe venisse usato largamente come antibatterico; pur essendo vero che la piperina, la sostanza che dona al pepe la sua piccantezza, ha alcune proprietà antimicrobiche, è altrettanto vero che la concentrazione usata per la speziatura delle vivande aveva uno scarsissimo effetto terapeutico.</p> <p> </p> <p>Il suo prezzo esorbitante durante il medioevo ed il monopolio del commercio detenuto dalle Repubbliche marinare italiane, fu uno dei motivi che indusse il Portogallo a cercare una rotta marina per l'India. Nel 1498 Vasco da Gama fu il primo europeo a giungere in India via mare. A Calcutta gli Arabi gli chiesero perché fosse venuto e lui rispose "cerchiamo cristiani e spezie". Benché questo primo viaggio in India, passando per il capo di Buona Speranza, sia stato un modesto successo, i portoghesi tornarono presto in gran numero ed usando la loro superiore potenza navale ottennero il controllo completo del traffico delle spezie nell'oceano Indiano. Questo fu l'inizio del primo impero europeo in Asia che ebbe maggiore legittimazione (almeno da una prospettiva europea) dal trattato di Tordesillas che garantiva al Portogallo diritti esclusivi sulla metà del traffico mondiale del pepe.</p> <p> </p> <p>I Portoghesi non furono però capaci di mantenere a lungo la loro supremazia sul traffico del pepe. La vecchia rete commerciale di Arabi e Veneziani contrabbandò con successo enormi quantità di pepe evitando la scarsa sorveglianza portoghese. Ancora una volta enormi quantitativi di pepe raggiungevano Alessandria e l'Italia.</p> <p> </p> <p>Nel XVII secolo i Portoghesi cedettero quasi interamente i loro possedimenti dell'oceano Indiano a Olandesi e Inglesi. Il porto di Malabar cadde in mani olandesi fra il 1661 e il 1663.</p> <p> </p> <p>A causa dell'incremento dell'importazione il prezzo del pepe declinò molto rapidamente. Questa spezia che nel medioevo era appannaggio dei soli ricchi, divenne così diffusa da poter essere usata giornalmente da tutti o quasi.</p> <p> </p> <p><strong>Il pepe come medicina</strong></p> <p>Come tutte le spezie orientali, il pepe è stato nella storia sia un condimento che una medicina. Il pepe nero figura nei rimedi della medicina Ayurveda, Siddha e Unani in India. Il Libro siriano di medicina del V secolo prescrive pepe per le seguenti malattie: costipazione, diarrea, mal d'orecchio, gangrena, malattie di cuore, ernia, indigestione, punture d'insetto, insonnia, problemi epatici, ascessi orali ed altro ancora. Varie fonti, dal V secolo in avanti, raccomandano l'uso del pepe nei problemi agli occhi applicando pomate o cataplasmi fatti con il pepe direttamente sugli occhi.</p> <p> </p> <p>Non vi è alcun riscontro medico che tali trattamenti potessero apportare alcun beneficio. Il pepe applicato sugli occhi sarebbe molto irritante e apporterebbe sicuramente dei danni all'organo.</p> <p> </p> <p>Il pepe è escluso dalla dieta di pazienti operati all'addome o con ulcera addominale in corso per il suo effetto irritante.</p> <p> </p> <p>Malgrado il pepe venga abbondantemente usato nella cucina di tutto il mondo, esistono pesanti riserve riguardanti gli effetti tossici sull'organismo umano, riserve che inspiegabilmente vengono prese in scarsa considerazione dalla classe medica. Questa tossicità dipende dal fatto che le particelle costituenti la droga macinata non sono solubili, a differenza di quelle del peperoncino. Di conseguenza ogni minuscolo granello di pepe ingerito non viene assorbito e si trova a contatto con le mucose dell'apparato digerente sulle quali è in grado di provocare uno stato di infiammazione. Sono note le correlazioni tra infiammazione e possibile facilitazione all’insorgenza di malattie cancerogene.</p> <p> </p> <p>Il pepe dovrebbe quindi essere bandito dalla tavola di persone affette da: reflusso gastro-esofageo, esofagite, ulcera gastrica, ulcera duodenale, tutte le malattie dell'intestino, dalle coliti al morbo di Crohn, da diverticolite a semplice icolon irritabile, emorroidi di qualsiasi grado, ragadi anali. In poche parole il pepe è controindicato in tutti i casi di patologia dell’apparato digerente.</p> <p> </p> <p>Particolare cura andrebbe posta nell'evitare l'uso del pepe ai bambini e agli anziani</p> <p> </p> <p><strong>Sapori ed aromi</strong></p> <p>Il pepe riceve la sua piccantezza quasi completamente dalla piperina, una sostanza che si trova sia nella polpa che nel seme.</p> <p>La piperina raffinata è piccante circa l'uno per cento rispetto alla capsaicina contenuta nei peperoncini. La polpa, lasciata nel pepe nero, contiene anche importanti aromi quali: terpene, pinene, sabinene, limonene, caryophyllene e linalool che danno sapore di limone, di legno e di fiori. Questi profumi sono molto ridotti nel pepe bianco in quanto completamente privo della polpa. Il pepe bianco può contenere altri sapori (compreso odore di stantio) a causa della lunga fermentazione.</p> <p> </p> <p>Il pepe perde sapore ed aroma per evaporazione, pertanto la conservazione sotto vuoto aiuta a mantenere più a lungo l'originale fragranza della spezia. Il pepe perde sapore quando viene esposto alla luce, a causa della trasformazione della piperina.</p> <p>Il pepe macinato perde subito il suo aroma e pertanto molte ricette di cucina raccomandano di macinare il pepe al momento. Macina pepe manuali vengono usati per macinare la spezia sia a tavola che in cucina. Macinini si trovavano nelle cucine europee sin dal XIV secolo ma il mortaio ed il pestello usati in precedenza rimasero in uso ancora per secoli.</p> <p> </p> <p><strong>Commercio mondiale</strong></p> <p>Il pepe rappresenta, in valore monetario, il 20% del commercio di spezie nel mondo (2002). Il prezzo del pepe è volatile e fluttua molto di anno in anno. Ad esempio nel 1998 il valore del pepe rappresentò il 39% di tutte le spezie commercializzate. Il mercato mondiale del pepe è a Kochi. Il Vietnam è recentemente diventato il maggior produttore mondiale di pepe. I maggiori produttori mondiali sono: Vietnam (85.000 tonn.), Indonesia (67.000 tonn.), India (65.000 tonn.), Brasile (35.000 tonn.), Malesia (22.000 tonn.), Sri Lanka (12.750 tonn.), Thailandia e Cina. Inoltre anche la Cambogia è stata un importante produttore storico di pepe. Celebre era infatti quello proveniente dalla località di Kep. Il Vietnam domina l'esportazione mondiale vendendo sul mercato quasi totalmente la sua produzione.</p> </body> </html>
MHS 56 PN
Semi di PEPE NERO (Piper nigrum L.)
Semi di anguria gialla JANOSIK 1.95 - 1

Semi di anguria gialla JANOSIK

Prezzo 2,15 € (SKU: V 255)
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<h2><strong>Semi di anguria gialla JANOSIK</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per Pacchetto di 20 (1.2g) semi.</strong></span></h2> <p>Una varietà di anguria polacca a polpa gialla molto insolita e molto apprezzata, deliziosa e diversa. L'anguria Janosik ci viene dalla Polonia, è chiamata in onore di un eroe del folklore. È una delle migliori angurie gialle, con una polpa gialla più dolce, mai farinosa, con un alto contenuto di zucchero e molto produttiva. I frutti sono generalmente rotondi, sebbene alcuni possano essere più ovali.</p> <p>Il peso medio è di 4-6 kg con ogni pianta che produce da due a tre angurie.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 255 (20 S)
Semi di anguria gialla JANOSIK 1.95 - 1

Varietà dall'Ungheria
Semi di peperone dolce Soroksari  - 3

Semi di peperone dolce...

Prezzo 1,95 € (SKU: PP 63)
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<h2 class=""><strong>Semi di peperone dolce Soroksari</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 50 semi.</strong></span></h2> <p>La varietà Soroksari dall'Ungheria è una delle migliori varietà di peperone dolce di metà precoce. I frutti sono raggruppati, massicci, quadrati, con tre o quattro margini all'apice. 8-9 cm di lunghezza e 6-7 cm di diametro sono giallo chiaro nella maturità tecnologica e rosso chiaro nella maturità fisiologica. Lo spessore della carne è da 5 a 7 mm. È molto fertile e grato per la coltivazione in pieno campo.</p> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
PP 63 (50 S)
Semi di peperone dolce Soroksari  - 3

Pianta gigante (con frutti giganti)
Semi di Anguria Gigante

Semi di Anguria Gigante

Prezzo 6,00 € (SKU: VE 117 G)
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<h2><strong>Semi di Anguria Gigante</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 40+ (2g) semi.</strong></span></h2> Varietà molto produttiva che produce grossi meloni di peso fino a 150 kg. Il frutto ha una polpa molto dolce di colore rosso brillante. Buona resistenza alle malattie.<br><br>I nostri semi selezionati e testati producono angurie oblunghe con striature verde chiaro, dal gusto delizioso e molto dolce e dalle dimensioni sbalorditive, addirittura da Guinness dei primati. Il peso, se coltivato con cura, può superare i 130 chilogrammi.<br><br>I cocomeri giganti hanno bisogno di un terreno caldo, umido e ben drenato. Va ricordato di porre le piante ad almeno due metri l'una dall'altra in virtù delle dimensioni che l'Anguria Gigante può raggiungere.<br><br>Scegli un posto sempre soleggiato in giardino, per i migliori risultati.<script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 117 G (2g)
Semi di Anguria Gigante

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Maqui Super frutta (Aristotelia Chilensis)

Semi di Maqui Super frutta...

Prezzo 2,85 € (SKU: V 237)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Maqui Super frutta (Aristotelia Chilensis)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 5 semi.</strong></span></h2> <p><span>Il Maqui, nome scientifico Aristotelia chilensis, appartiene alla famiglia delle Eleocarpaceae, che conta 10 generi con circa 400 specie diffuse nei climi tropicali e temperati dell’Asia, Australasia, zona pacifica e Sudamerica, eccetto Africa.</span></p> <p><span>È un arbusto sempreverde dioico di 4-5 m, originario del Cile, endemico dei boschi subantartici. Ê diffuso dalla IV alla XI Regione fino ai 2.500 m (tra Limarí y Aysen, v. Fig. 1), nelle isole di Juan Fernández e in Argentina. Ê una pianta eliofila dai fiori bianchi, pioniera delle zone disboscate o incendiate. Cresce in terreni umidi con abbondante humus.</span></p> <p><span>Ê coltivata per il suo uso medicinale e come specie ornamentale. Fiorisce da settembre a dicembre (primavera nell’emisfero sud, v. Fig. 2). Le bacche di color scuro brillante maturano da dicembre a gennaio (estate nell’emisfero sud, v. Fig. 3) e sono commestibili. Dalle bacche si ottiene come prodotto commerciale un succo dalle importanti proprietà medicinali.</span></p> <p><span>PROPRIETA'</span></p> <p><span>Ê una pianta usata abitualmente nella medicina popolare mapuche, popolo precolombino del sud del Cile. L’infuso delle foglie cura l’irritazione della gola, è analgesico e febbrifugo. I frutti commestibili hanno proprietà astringenti, toniche, antidiarreiche e antidissenteriche. Contengono antocianine (cianidine e delfinidine), pigmenti che sono responsabili del loro colore purpureo. La pianta è ricca di alcaloidi indolici.</span></p> <p><span>PARTI UTILIZZATE DELLA PIANTA</span></p> <p><span>Foglie, bacche.</span></p> <p><span>COME SI UTILIZZA</span></p> <p><span>Si prepara una infusione con una cucchiaiata di foglie fresche per una tazza e una volta raffreddata si lavano le ferite;</span></p> <p><span>Gargarismo: l’infusione delle foglie cure le ulcere e altre ferite nella bocca, ripetere 3-4 volte al giorno;</span></p> <p><span>Infusione con una cucchiaiata di frutti. Bere tre o quattro volte al giorno.</span></p> <p><span>Le bacche sono utilizzate per la preparazione di marmellate, succhi di frutta e gelati.</span></p> <p><span>La raccolta delle bacche è da dicembre a marzo (estate nell’emisfero sud), e in alcune zone fino ad aprile (autunno nell’emisfero sud) e varia in relazione alla distribuzione geografica della pianta.</span></p> <p><span>CURIOSITA'</span></p> <p><span>I frutti del Maqui, oltre a essere un alimento, sono l’ingrediente base di una bibita alcolica chicha, che in mapuche è chiamata teku e vengono usati per colorare il vino. Questa pianta è sacra per i mapuche e simbolizza le intenzioni pacifiche.</span></p> <p><span>Dai frutti si estrae un colorante naturale a partire delle antocianine, pigmenti rossi delle bacche. Recentemente si è scoperto che la bacca e le foglie del Maqui hanno un’importante attività antitumorale e antibatterico. Ricerche recenti hanno riscontrato una capacità antiossidante dell’infuso delle foglie.</span></p> <p><span>Il genere Aristotelia si chiama così in onore del filosofo Aristotele (384-323 a. C.).</span></p> <p><span>Questa pianta è stata introdotta nella zona sud-est dell’Inghilterra nel 1700 e all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti (Seattle, Washington 1952; California; Fig. 4), dove la chiamano “Chilean wineberry”. Viene coltivata prima in vivaio, poi viene piantata in suoli acidi o leggermente alcalini al sole e a mezz’ombra. Può resistere a temperature minime fino -10. Si propaga per seme o per talea.</span></p> <p><span>In Cile non si realizza una produzione industriale e la maggior delle bacche viene raccolta da piante selvatiche (90.000 kg all’anno). Una pianta adulta produce 10 kg di frutti ogni 7 anni. Il sapore del frutto è dolce e assomiglia al sambuco (Sambucus nigra), come quest’ultimo è la base di tinture.</span></p> </body> </html>
V 237
Semi di Maqui Super frutta (Aristotelia Chilensis)

Varietà dalla Turchia
Semi di Pistacchio (Pistacia vera) (Antep Pistacchio)

Semi di Pistacchio...

Prezzo 1,65 € (SKU: V 187 T)
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<h2><strong>Semi di Pistacchio (Pistacia vera) (Antep Pistacchio)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5, 20, 50, 100, 500 semi.</strong></span></h2> <p>Il pistacchio (Pistacia vera - L.) è un albero della famiglia delle Anacardiaceae. Può raggiungere un'altezza di circa 12 metri e un'età di 300 anni.</p> <p>È originario del Medio Oriente, dove veniva coltivato già in età preistorica, particolarmente in Persia. Come riferisce nel suo celebre I Dipnosofisti, Ateneo di Naucrati, scrittore e sofista greco vissuto nel II secolo, nell'Impero romano, diversi autori greci ed ellenistici parlano del pistacchio, collocandone la coltivazione in Siria, Persia e India, e chiamandolo bistachion o pistakia o pistakion. Destituita di fondamento è, quindi, la tesi, propugnata soprattutto per recenti ragioni ideologiche, secondo la quale "pistacchio" derivi dall'arabo (fustuaq).</p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>Il frutto è una drupa con un endocarpo ovale a guscio sottile e duro, contenente il seme, chiamato comunemente "pistacchio" che ha colore verde vivo sotto una buccia viola.</p> <p>È una specie dioica: i fiori, unisessuali, sono presenti su individui separati. I fiori sono a petali e raccolti in cime. Un albero maschile può produrre abbastanza polline per fecondare fino a 10 piante femminili.</p> <p>Il pistacchio fruttifica in un ciclo biennale, il che, insieme alle variazioni climatiche, causa grandi variazioni nelle rese e nei prezzi.</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>Zone di coltivazione a rilevanza internazionale si trovano in Medio Oriente (soprattutto Iran, ma anche Turchia e Siria, anche se quest'ultima in forte calo), in California e, negli ultimi anni, anche in Cina. In Italia vi è storicamente una coltivazione di nicchia: rinomati sono i pistacchi di Bronte e Adrano alle pendici dell'Etna, tutelati dal marchio DOP "Pistacchio Verde di Bronte"[3]. L'Italia è passata da una produzione di 2.400 tonnellate nel 2005 a 2.850 tonnellate del 2012, diventando il settimo produttore al mondo. In Grecia, dove la produzione è in calo, ma si attesta attorno alle 10.000 tonnellate, si coltiva un pistacchio dal guscio quasi bianco, con nucleo rosso-verde e con l'apertura del guscio simile alla varietà "Kerman", la varietà maggiormente utilizzata in California. La maggior parte della produzione in Grecia proviene dalla regione di Almyros.</p> <p><strong>Usi</strong></p> <p>I pistacchi vengono utilizzati sia sgusciati sia pelati, spesso tostati e salati, anche in pasticceria, per preparare gelati, creme, bevande e per la produzione di salumi (mortadella Bologna, ad esempio), o come condimenti per primi e secondi piatti.</p> <p><strong>Composizione alimentare e valori nutrizionali</strong></p> <p>L'alimento è formato per l'83% da lipidi, per il 12% da proteine e per il 5% da carboidrati.</p> <p>I pistacchi, se coltivati in condizioni che espongono la pianta a grandi stress, possono soffrire di contaminazioni con la muffa Aspergillus flavus, che produce nei frutti la tossina insapore aflatossina. Come tutta la frutta a guscio la presenza del pistacchio negli alimenti va indicata per legge in etichetta, ciò al fine di prevenire il possibile scatenamento di un'allergia alimentare.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 187 T 5 S
Semi di Pistacchio (Pistacia vera) (Antep Pistacchio)

Varietà dalla Russia
Semi di Pomodoro BLACK PLUM 2.85 - 4

Semi di Pomodoro Prugna...

Prezzo 1,55 € (SKU: VT 49)
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<h2 class=""><strong>Semi di Pomodoro Prugna nera - Black Plum</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da&nbsp;5,&nbsp;10, 50&nbsp;semi.</strong></span></h2> <p>Piccolo pomodoro ovoidale, di color rosso scuro, con il colletto verde scuro. A maturazione completa tende al marrone scuro. Resistente alla spaccatura. Buona resa e crescita vigorosa.</p> <p>Bisogno in calore: alto, si consiglia coltura al coperto<br>Bisogno in concime: alto<br>Pausa consigliata (rotazione colturale): 4 anni<br>Distanziamento tra le piante: 75 cm tra le file, 40 cm sulla fila<br>Colore: da rosso scuro a nero<br>Ø Frutto: 4 cm<br>Peso frutto: 35-40 g<br>Tipo di pianta: da tutorare</p> <p><strong>DETTAGLI</strong><br>Nome scientifico: Lycopersicon esculentum<br>Famiglia: Solanaceae</p> <p><strong>Origine e diffusione</strong><br>Il pomodoro è una Solanacea originaria dell’America sud-occidentale (Cile, Ecuador, Perù) che solo agli inizi del 1800 cominciò ad essere impiegata in Italia come condimento e che alla fine dello stesso secolo iniziò ad essere trasformata industrialmente. In precedenza era considerata non commestibile.<br>La produzione annuale in Italia è di circa 128.000 ettari con una produzione media di 54 t/ha, destinati per il 15% al consumo fresco e per l’85% all’industria conserviera per concentrati, pelati, triturati, passate, ecc. rilevante importanza economica ha la produzione fuori stagione per consumo fresco con circa 6.000 ha di coltura in serra.</p> <p><strong>Pomodoro</strong><br>La pianta normalmente raggiunge un’altezza che varia dai 50 cm a 2 m. Presenta della peluria sia sul fusto che sulle foglie ed è di portamento eretto o sarmentoso (in relazione alla tipo di coltura scelto).<br>Il fiore solitamente cresce nella parte opposta alla foglia e assume una forma a calice di color giallo. La bacca del pomodoro – di forma, dimensione e colore variabili in relazione alla varietà – presenta una buccia liscia e una polpa carnosa con una suddivisione interna in logge, contenenti i semi di forma circolare appiattiti di color bianco giallo.</p> <p>Le varie tipologie di pomodoro vengono suddivise sia in base alla forma della bacca, sia in base all’utilizzo finale della stessa.<br>Possono essere:<br>– tondo;<br>– a peretta;<br>– ovale;<br>– costoluto;<br>– a grappolo.</p> <p>In relazione all’utilizzo finale si possono avere pomodori da mensa, da concentrato, da succo e da pelati.<br>Generalmente le varietà consigliate per l’orto sono quelle da mensa e da conserva, sia per il tipo di coltivazione sia per il tipo d’impiego.<br>Le varietà che vengono consigliate per l’uso fresco sono le seguenti:<br>Ace , tondo . Semina febbraio/aprile . Raccolta giugno/settembre portamento rampicante. Ausonio , Tondo, semina febbraio/aprile. Raccolta giugno/settembre portamento rampicante. Monte Carlo , Tondo Semina febbraio/aprile Raccolta giugno/settembre portamento rampicante . S. Marzano (perino) Semina febbraio/aprile. Raccolta giugno/settembre, portamento rampicante. Roma (perino) semina febbraio/aprile , raccolta giugno/settembre, portamento basso. Cuore di Bue ( Costoluto) Semina febbraio/aprile, raccolta giugno/settembre portamento rampicante.</p> <p>Ottime anche la Rio Fuego , il Canestrino di Lucca, il Brandywine e il Double Rich.</p> <p>La pianta del pomodoro non resiste alle basse temperature. Per questo motivo la coltivazione viene effettuata nel periodo primaverile-estivo. Nelle regioni del sud la coltivazione può essere anticipata di un mese o due in relazione alle condizioni climatiche. Può essere coltivata anche in serra o in tunnel, ed in questo caso si può coltivare tutto l’anno.</p> <p><strong>Impianto</strong><br>Le coltivazioni di pomodoro possono essere impiantate con la semina in campo o con il trapianto. Il primo sistema si sta diffondendo nelle coltivazioni in pien’aria, il secondo è quello esclusivo nelle colture sotto serra ed è tuttora assai impiegato anche in pieno campo.</p> <p><strong>Semenzaio</strong><br>Il trapianto richiede la produzione delle piantine in semenzaio che per lo più è protetto, per assicurare la temperatura idonea alla germinazione.<br>La semina può essere fatta a spaglio sul letto di semina, o a seme singolo in contenitori (fitocelle, pannelli alveolari) o in cubetti di terriccio; nel primo caso le piante si trapiantano a radice nuda, negli altri casi con il pane di terra.<br>La semina in semenzaio assicura diversi vantaggi: guadagno di tempo, maggior precocità, maggiore uniformità, risparmio di seme.</p> <p>La semina in semenzaio è fatta in epoca diversa secondo il tipo di coltivazione che si vuol fare: autunno-inizio inverno per le coltivazioni in serra; inverno per le colture anticipate, temporaneamente protette; fine inverno (febbraio-marzo) per le coltivazioni in campo di piena stagione; estate per le coltivazioni in ciclo posticipato.</p> <p>Da 1 m quadrato di semenzaio possono essere ricavate 500-600 piantine idonee al trapianto per avere le quali vanno seminati 2-3 grammi di seme corrispondenti a 600-900 seme per metro quadrato. per ogni ettaro di coltura sono necessari 60-80 metri quadrati di semenzaio, considerando densità d’impianto di 3500-4500 piante per ettaro.</p> <p><strong>Trapianto</strong><br>Dopo 40-60 giorni dalla semina le piantine di pomodoro raggiungono lo stadio di 4-5 foglie e un’altezza di 100-150 mm: è questo il momento migliore per il trapianto.<br>Nelle colture in pieno campo di pomodoro da industria il trapianto si fa da metà aprile a metà maggio. In pieno campo un tipo d’impianto molto usato è quello a file binate, di cui si parlerà in seguito a proposito della semina diretta.</p> <p>Il trapianto si fa a mano o a macchina; a quest’ultimo sistema si adattano bene le piantine con pane di terra allevate in contenitori alveolari.</p> <p>Semina diretta. La semina diretta tende a estendersi nella coltura di pieno campo perché ha il vantaggio di ridurre i co</p> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VT 49 (10 S)
Semi di Pomodoro BLACK PLUM 2.85 - 4

Pianta gigante (con frutti giganti)
Semi di Rabarbaro gigante...

Semi di Rabarbaro gigante...

Prezzo 1,95 € (SKU: UT 2)
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5/ 5
<div id="idTab1" class="rte"> <h2><span style="font-size: 14pt;" class=""><strong>Semi di Rabarbaro gigante (Gunnera manicata)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <div>Il genere Gunnera della famiglia delle Gunneraceae comprende numerose specie perenni, originarie del sud America, la cui particolarità è che si ritrovano sia specie stolonifere di piccole dimensioni che specie gigantesche arrivando ad avere foglie che misurano 3 m di larghezza e 9 m di lunghezza, ed anche di più ... dei giganti della natura!</div> <div>Sono delle magnifiche piante che possono essere allevate in zone paludose o comunque molto umide di un giardino dove altre specie stenterebbero a crescere.</div> <div>GUNNERA MANICATA</div> <div>La Gunnera manicata è una pianta che nei suoi luoghi di origine (Brasile) vive in ambienti molto umidi, vicino ai corsi d'acqua ed è caratterizzata da foglie molto grandi che possono crescere fino a 2 m di altezza x 3 m di lunghezza sorrette da un corto ma robusto piccolo che nasce da un corto fusto.</div> <div>TECNICA COLTURALE</div> <div>Le Gunnera sono piante che devono essere allevate all'aperto in quanto richiedono terreni profondi e fertili, molto umidi e zone soleggiate (riescono a vivere anche in zone ad ombra parziale).</div> <div>Il terreno che le ospita deve essere sempre umido, soprattutto durante il periodo estivo. Attenzione, le piante non devono stare dentro l'acqua!</div> <div>Al termine della fioritura, con l'arrivo dell'autunno occorre proteggere il fusto della pianta con una pesante pacciamatura (che si può realizzare anche utilizzando semplicemente le stesse foglie della pianta che seccandosi e cadendo nel terreno, rappresentano un ottimo pacciame) per tutto il periodo invernale che andrà rimossa in primavera, non appena il pericolo di gelate sarà passato.</div> <div>Per una buona riuscita di questa coltivazione occorre sempre tenere a mente che sono piante sub-tropicali pertanto adatte ad essere allevate in zone dove le temperature non sono troppo rigide.</div> <div>MOLTIPLICAZIONE</div> <div>La moltiplicazione delle Gunnera avviene per seme.</div> <div>MOLTIPLICAZIONE PER SEMI</div> <div>Se si prevede di fare la semina in vaso o in semenzaio, i semi vanno seminati in primavera in una composta formata da torba e sabbia in parti uguali.</div> <div>Il vassoio che contiene i semi va tenuto all'ombra, ad una temperatura intorno ai 16-21°C ed è fondamentale che il terriccio sia costantemente umido (usate uno spruzzatore per inumidire totalmente il terriccio) fino al momento della germinazione.</div> <div>Il vassoio va ricoperto con un foglio di plastica trasparente (o con una lastra di vetro) assicurato al vassoio con un elastico per evitare la perdita di umidità, che garantirà una buona temperatura ed eviterà un disseccamento troppo rapido del terriccio. Il foglio di plastica va rimosso ogni giorno per controllare il grado di umidità del terreno e togliere la condensa che si forma sulla plastica.</div> <div>Una volta che i semi hanno germogliato (in genere il tempo varia da due settimane a due mesi), si toglie il telo di plastica e si sposta la cassetta in una posizione più luminosa (non sole diretto) ed occorre aspettare almeno due mesi prima di trapiantare le piantine a dimora per darle il tempo di irrobustirsi. Ricordatevi di lasciare una distanza di 6-9 m tra e lungo la file in quanto le Gunnera possono crescere tanto.</div> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
UT 2
Semi di Rabarbaro gigante (Gunnera manicata)

Pianta gigante (con frutti giganti)
Semi di Gigante Cipolla The Kelsae 2 - 6

Semi di Gigante Cipolla The...

Prezzo 3,00 € (SKU: MHS 147)
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<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Gigante Cipolla The Kelsae</strong></h2> <h2><strong><span style="color: #ff0000;">Prezzo per Pacchetto di 8 o 15 semi.</span> </strong></h2> <p>110 giorni. Allium cepa. La pianta produce una gigantesca cipolla bianca dolce da 4 kg. La Kelsae Sweet Giant Onion detiene il Guinness World Record per la cipolla più grande del mondo a quasi 5 kg e 83 cm di diametro! Ha un sapore dolce delicato unico. Stupisci i tuoi vicini e prova a coltivare una cipolla dalle dimensioni da record mondiale. Varietà per lunghe giornate adatta alle regioni del Nord.</p> </body> </html>
MHS 147 (15 S)
Semi di Gigante Cipolla The Kelsae 2 - 6

Varietà dagli Stati Uniti d'America
Semi di pomodoro blu "Bosque Blue" 2.5 - 1

Semi di pomodoro blu...

Prezzo 2,50 € (SKU: VT 11)
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di pomodoro blu Bosque Blue</strong></h2> <h2><strong><span style="color: #ff0000;">10 Semi in confezione.</span></strong></h2> <p>Le piante parentali sono state coltivate organicamente. Il pomodoro Bosque Blue è un ceppo selezionato qui dall'Oregon State Universit y P20 Blue Tomato. Il blu scuro è il risultato di composti antiossidanti (Ant hroc ynan) nella buccia dei pomodori, (come un mirtillo), quindi non è bello, è buono per te! Più il sole diventa frutta, più diventa il colore blu. Il frutto è perfetto per le insalate, circa 2 "di diametro.Risciare la frutta in circa 65-70 giorni dal trapianto.I semi sono da piante a impollinazione aperta.È possibile salvare i semi anno dopo anno per avere la vera tradizione cimelio.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VT 11 (10 S)
Semi di pomodoro blu "Bosque Blue" 2.5 - 1

Semi di Sorgo (Sorghum...

Semi di Sorgo (Sorghum...

Prezzo 1,55 € (SKU: MHS 74)
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5/ 5
<h2><strong>Semi di Sorgo (Sorghum vulgare)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione in 10 semi.</strong></span></h2> <p>Il<span>&nbsp;</span><b>sorgo</b><span>&nbsp;</span>(<i><b>Sorghum vulgare</b></i><span>&nbsp;</span>Pers,<span>&nbsp;</span><i>sin.</i><span>&nbsp;</span><i>Sorghum bicolor</i><span>&nbsp;</span>L. Moench), o anche<span>&nbsp;</span><b>saggina</b>, è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle<span>&nbsp;</span>graminacee<span>&nbsp;</span>(Poaceae). Le caratteristiche delle principali tipologie di sorgo sono strettamente correlate con la loro destinazione finale. Si distinguono vari gruppi di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>ibridi<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup><sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup>:</p> <ul> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>bicolor</i>: comprende le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>e gli ibridi da granella, a taglia generalmente bassa (1,0-<span class="nowrap"><span data-sort-value="7000150000000000000♠"></span>1,5&nbsp;m</span>), culmi robusti, panicolo molto sviluppato, granella nuda, contenuto variabile di<span>&nbsp;</span>tannino, accestimento limitato, difficilmente allettabili. La granella è destinata all'alimentazione umana nei<span>&nbsp;</span>paesi in via di sviluppo<span>&nbsp;</span>e all'alimentazione del bestiame nei paesi sviluppati;</li> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>Sudanense</i>: sono i cosiddetti “sorghi gentili” o<span>&nbsp;</span><i>erbe sudanesi</i>, caratterizzati da fusto sottile ed elastico, spiccata tendenza all'accestimento, rapidità di ricaccio e ciclo precoce, specialmente adatti per erbai polisfalcio;</li> <li><i>S. bicolor</i><span>&nbsp;</span>ssp.<span>&nbsp;</span><i>Saccharatum</i>: i sorghi zuccherini si caratterizzano per taglia elevata (2–<span class="nowrap"><span data-sort-value="7000500000000000000♠"></span>5&nbsp;m</span>), foglie larghe, culmo grosso, e midollo dei culmi ricco di zuccheri facilmente fermentabili (15-20% e oltre,<span>&nbsp;</span>saccarosio,<span>&nbsp;</span>glucosio<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>fruttosio), dunque adatti all'insilamento per foraggio ed alla produzione di alcool (bioetanolo) e di<span>&nbsp;</span>biogas, hanno scarsa capacità di accestimento e di ricaccio e ciclo tendenzialmente tardivo;</li> <li>incroci e ibridi delle tipologie citate, con caratteristiche molto varie, sia dal punto di vista morfologico che agronomico;</li> <li><i>S. vulgare</i><span>&nbsp;</span>var.<span>&nbsp;</span><i>technicum</i>: hanno un'infiorescenza ad ombrella con ramificazioni lunghissime ed elastiche che, privata della granella, è usata per la fabbricazione di<span>&nbsp;</span>scope<span>&nbsp;</span>e spazzole.</li> </ul> <p>Coltura alimentare importante in<span>&nbsp;</span>Africa,<span>&nbsp;</span>America centrale<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Asia meridionale, è il quinto cereale in ordine di importanza dopo il<span>&nbsp;</span>granoturco<span>&nbsp;</span>(o<span>&nbsp;</span>mais), il<span>&nbsp;</span>riso, il<span>&nbsp;</span>frumento<span>&nbsp;</span>(o grano) e l'orzo.<span>&nbsp;</span>India,<span>&nbsp;</span>Messico,<span>&nbsp;</span>Nigeria<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Stati Uniti, questi ultimi primi nel settore, forniscono i due terzi circa della produzione mondiale che assomma a 59 milioni di tonnellate prodotte su 42 milioni di ettari.</p> <p>Tra le colture alimentari, è una delle più resistenti alla siccità ed al calore, caratteristica questa che la rende particolarmente interessante nelle regioni aride, nelle quali costituisce uno degli alimenti di base della popolazione.</p> <p>Il sorgo rappresenta una valida alternativa al mais, nella produzione di granella e di foraggi, in quelle aree non irrigue e con scarse o erratiche precipitazioni estive in cui non è lecito attendersi buoni risultati da una coltura di mais. In ambienti particolarmente aridi, nel<span>&nbsp;</span>Sahel<span>&nbsp;</span>in Africa e in Asia (Cina, India) con precipitazioni annue inferiori ai 200–250&nbsp;mm, è spesso sostituito dal<span>&nbsp;</span>miglio<span>&nbsp;</span>e dal panìco che riescono a maturare in 2-3 mesi, fornendo rese di 3-5 quintali per ettaro, con investimenti limitati e in terreni leggeri, spesso poco fertili o degradati.</p> <p>Si distinguono due tipi di coltivazione:</p> <ul> <li>nelle agricolture di sussistenza dei paesi meno avanzati: su terreni marginali, asciutti, con tecniche colturali primitive e conseguenti basse rese (inferiori a 10 q.li per ettaro), le cariossidi sono utilizzate per la produzione di farina per l'alimentazione umana (il bestiame è generalmente alimentato al pascolo o con sottoprodotti) per la preparazione di<span>&nbsp;</span>pane,<span>&nbsp;</span>cuscus,<span>&nbsp;</span>zuppe<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>polenta<span>&nbsp;</span>e di bevande alcoliche;</li> <li>nelle agricolture progredite dei paesi industrializzati: in condizioni edafiche (edafiche cioè riferite al terreno) e climatiche non necessariamente marginali, con l'applicazione di pacchetti tecnologici adeguati, con irrigazione di soccorso eventuale, si attendono rendimenti che si possono avvicinare anche ai 100 quintali di granella per ettaro. La granella è utilizzata per la produzione di amido industriale, di alcool etilico e di mangimi. Il sorgo da foraggio è zuccherino ed è destinato alla alimentazione animale (fresco o conservato) in azienda, al<span>&nbsp;</span>sovescio<span>&nbsp;</span>ed alla produzione di biocarburante.</li> </ul> <h2><span class="mw-headline" id="Origine,_storia_ed_etimologia">Origine, storia ed etimologia</span></h2> <p>Il sorgo è stata una delle prime piante ad essere coltivata. Probabilmente originario dell'Etiopia, si è diffuso prima in Asia e<span>&nbsp;</span>Europa<span>&nbsp;</span>e più recentemente in<span>&nbsp;</span>America<span>&nbsp;</span>ed<span>&nbsp;</span>Australia<sup id="cite_ref-3" class="reference">[3]</sup>. Era già conosciuto in epoca greco-romana<sup id="cite_ref-4" class="reference">[4]</sup>.</p> <p>Il nome italiano di questo cereale deriva dal latino parlato<span>&nbsp;</span><i>Sŭrĭcum (granum)</i><span>&nbsp;</span>o grano di<span>&nbsp;</span>Siria<sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup>, esso viene anche chiamato dùrra e mélica<sup id="cite_ref-6" class="reference">[6]</sup>. Nelle varie lingue e paesi ha i seguenti nomi:<span>&nbsp;</span><i>sorgho</i><span>&nbsp;</span>o<span>&nbsp;</span><i>gros mil</i><span>&nbsp;</span>in francese,<span>&nbsp;</span><i>sorghum</i><span>&nbsp;</span>in inglese,<span>&nbsp;</span><i>sorghumhirse</i><span>&nbsp;</span>in tedesco,<span>&nbsp;</span><i>sorgo</i><span>&nbsp;</span>in spagnolo e portoghese, melca in catalano, melga in lombardo, milhoca in occitano,<span>&nbsp;</span><i>dawa</i><span>&nbsp;</span>in<span>&nbsp;</span><i>hausa</i>,<span>&nbsp;</span><i>sormijo grande</i><span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span><i>maíz de Guinea</i><span>&nbsp;</span>in Africa Occidentale,<span>&nbsp;</span><i>kafir</i><span>&nbsp;</span>in Africa australe,<span>&nbsp;</span><i>durra</i><span>&nbsp;</span>in Etiopia e Sudan,<span>&nbsp;</span><i>mtama</i><span>&nbsp;</span>in Swahili,<span>&nbsp;</span><i>iowar</i><span>&nbsp;</span>in India e<span>&nbsp;</span><i>gaoliang</i><span>&nbsp;</span>in Cina.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Distribuzione,_caratteri_botanici_ed_esigenze_ambientali">Distribuzione, caratteri botanici ed esigenze ambientali</span></h2> <p>Il sorgo è coltivato in tutto il mondo. Spiccatamente macroterma, tra le più esigenti riguardo alla temperatura, è specie a ciclo foto-sintetico di tipo C4 (pianta C4)<sup id="cite_ref-8" class="reference">[8]</sup><span>&nbsp;</span>ad elevata resa fotosintetica, richiede elevate intensità luminose durante tutte le fasi del ciclo vegetativo ed è tipicamente brevidiurna. Grazie al miglioramento genetico, come per il mais, sono state create<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>adatte ai diversi climi, compresi quelli temperati. In Europa, la sua coltivazione rimane comunque limitata soprattutto ai paesi mediterranei.</p> <p>Il sorgo è una pianta erbacea annuale. Il suo aspetto è simile a quello del mais. La pianta può raggiungere un'altezza compresa tra uno e tre metri ed oltre; ha un fusto cilindrico, con foglie piatte e lunghe, che porta infiorescenze costituite da panicoli terminali di dimensioni e forma molto differenziate. Esistono tipi con panicolo compatto, spargolo o reclinato. L'infiorescenza raggruppa spighette con uno o due fiori bisessuali.</p> <p>La granella è una cariosside di circa 3–4&nbsp;mm, sferica o oblunga, che può essere “vestita”, con glume strettamente aderenti al frutto o nuda, come in genere nel caso dei sorghi da granella. La granella è composta da tre parti principali: il pericarpo, l'albume (essenzialmente amido, che può essere di consistenza farinosa o vitrea) e l'embrione. Essa può apparire bianca, gialla, bruna, rossiccia, bruno-violacea. Il colore scuro, che si deve alla presenza di pigmenti nelle cellule del pericarpo o dello spermoderma sottostante, è associato alla presenza di tannini che inibiscono la digestione delle proteine del granello<sup id="cite_ref-9" class="reference">[9]</sup><sup id="cite_ref-10" class="reference">[10]</sup>.</p> <p>Il sorgo non è particolarmente esigente in fatto di terreni, preferisce suoli sani, profondi, non troppo pesanti, ma si sviluppa bene anche in terreni alcalini e sopporta discretamente la salinità. Per germinare, il seme ha bisogno di una temperatura non inferiore a 12-13&nbsp;°C e trova le temperature più adatte al suo sviluppo intorno ai 30-35&nbsp;°C. Il sorgo è molto resistente alle alte temperature ed alla siccità, essendo capace di rimanere in stasi vegetativa per periodi relativamente lunghi e di riprendere la crescita al cessare delle condizioni di stress idrico. Deve questa sua resistenza al basso tasso di traspirazione (risultante da marcata cutinizzazione e pruinità delle foglie, stomi molto piccoli e poco numerosi) ed al suo fitto apparato radicale, che si sviluppa bene anche in profondità. Inoltre, il sorgo ha bisogno di una quantità di acqua più ridotta del mais per produrre la<span>&nbsp;</span>sostanza secca.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Tecnica_colturale">Tecnica colturale</span></h2> <p>Il ciclo vegetativo del sorgo varia da 75 giorni (ultra-precoce) a 180 giorni ed oltre (ultra-tardivo). La scelta dell'ibrido va fatta soprattutto tenendo conto del regime pluviometrico e delle caratteristiche del terreno. Nelle regioni temperate, le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>o gli ibridi più comunemente coltivati hanno un ciclo da 100 a 120 giorni.</p> <p>Il sorgo entra nell'avvicendamento come pianta da rinnovo (prima o dopo una sfruttante, ad esempio orzo o grano). La coltura intercalare non è molto diffusa in quanto il sorgo, pianta molto vorace, non lascia fertilità sufficiente alla coltura che segue. Non è infrequente, viceversa, la coltura ripetuta, anche per più anni.</p> <p>Normalmente, si coltiva in seccagno contando su precipitazioni dell'ordine di 300–350&nbsp;mm durante il ciclo vegetativo. I migliori rendimenti si ottengono da ibridi tardivi con 500–600&nbsp;mm di pioggia ben distribuiti. Esistono poi ibridi e<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>con spiccata capacità di ricaccio che consentono di duplicare o quasi le rese.</p> <p>In coltura intensiva, la tecnica è simile a quella del mais; tutte le operazioni sono meccanizzate e si fa uso di sementi selezionate di ibridi e di agrochimici (fertilizzanti,<span>&nbsp;</span>erbicidi<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>antiparassitari), come per una qualunque coltura destinata al mercato. Nei climi temperati, il sorgo è seminato a partire dalla prima quindicina di maggio, essendo suscettibile ai ritorni di freddo. Il sorgo ha bisogno di un letto di semina ben preparato che assicuri un'emergenza omogenea. Si distribuiscono 12–25 kg/ha di seme, con investimenti che vanno da 20-30 piante/m² in ambienti asciutti a 30-40 piante/m² in zone in cui si può intervenire con l'irrigazione. La distanza di semina ottimale è intorno ai 40–50 cm tra le file (ed oltre, per facilitare l'esecuzione dei lavori colturali) e ai 4–5 cm sulla fila. Il sorgo è capace di valorizzare egregiamente le concimazioni letamiche ed organiche in genere e i residui delle leguminose. La fertilizzazione minerale va calibrata con attenzione, in particolare in coltura asciutta; per un raccolto di 65-85 q.li/ha si devono anticipare circa 100–150 kg di azoto (2-3 q.li di urea) in copertura, 80–100 kg di anidride fosforica (P2O5) e 70–100 kg di ossido di potassio (K2O).</p> <p>La raccolta si esegue con<span>&nbsp;</span>mietitrebbiatrice<span>&nbsp;</span>da frumento in settembre-ottobre nei climi temperati, ottenendo produzioni variabili da 40-60 q.li/ha di granella, nei terreni collinari e asciutti, fino a 80-100 q.li/ha e oltre nelle migliori condizioni. Steli e foglie rimangono verdi anche a maturazione della granella e possono dunque essere utilizzati come foraggio, opportunamente trinciati, per consumo fresco o insilamento. In alternativa, sono falciati, trinciati ed interrati. La granella si raccoglie al 16-20% di umidità, che va ridotta al 13% in essiccatoio, per la conservazione o la commercializzazione.</p> <p>Nei paesi nei quali la produzione è destinata al consumo umano, la coltivazione si attua a diversi gradi di intensità: da parte dei piccoli coltivatori (che sono la maggioranza) principalmente per autoconsumo; e da agricoltori medi e grandi che producono per il mercato interno o regionale. Per i produttori del primo gruppo, l'impiego di fattori produttivi non riguarda che le sementi, conservate dal raccolto precedente, e la manodopera famigliare. I secondi sono invece imprenditori che impiegano pacchetti tecnologici analoghi a quelli descritti in precedenza per la produzione intensiva, basati sull'impiego di fattori produttivi acquisiti sul mercato. All'interno di queste due categorie esiste una casistica molto varia di coltivatori che adottano tecnologie e strategie differenti da paese a paese.</p> <p>In coltura tradizionale, il sorgo può seguire un<span>&nbsp;</span>maggese<span>&nbsp;</span>con<span>&nbsp;</span>sovescio, l'arachide, altra leguminosa o il<span>&nbsp;</span>cotone, in coltura pura o più spesso in associazione col<span>&nbsp;</span>niébé<span>&nbsp;</span>(<i>Vigna unquiculata</i>) o con l'arachide. Non è quasi mai coltivato in irriguo, ma piuttosto in coltura asciutta, di bassofondo o di deflusso. Il terreno è preparato con la zappa, con la trazione animale o, più di rado, meccanica. In genere, non si supera una profondità di lavorazione di 10–15&nbsp;cm. Si semina a buchette in linea di 2&nbsp;cm di profondità con 5-6 semi per buchetta, per ovviare a scarsa germinabilità e presenza di insetti terricoli e di solito non si pratica il diradamento; la semina, sempre scalare, viene talvolta ripetuta per ovviare al ritardo delle piogge. Le distanze tra le linee sono dell'ordine degli 80&nbsp;cm e le distanze tra le buchette sulla linea variano da 40 a 70&nbsp;cm. I coltivatori usano anche seminare miscugli di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>diverse per palliare gli inconvenienti legati alle fluttuazioni climatiche ed ai predatori. Le operazioni colturali non vanno oltre due o tre sarchiature per contenere l'invadenza delle infestanti. Le rese si agirano sui 6-8 q.li per ettaro in coltura tradizionale e possono superare i 10-15 q.li per ettaro in coltura commerciale migliorata, con apporti di fertilizzante azotato e controllo adeguato delle infestanti. I fusti e le foglie rappresentano un prezioso foraggio per gli animali della famiglia coltivatrice. Il grosso della raccolta ha luogo in stagione secca, i panicoli vengono tagliati e messi ad asciugare prima della eventuale sgranatura e conservazione. Le perdite post-raccolto (quantitative e qualitative), dovute principalmente a punteruoli, funghi e germinazione della granella, possono ridurre significativamente la produzione ottenuta, ad esempio fino a 25% del raccolto in Africa Orientale e Centrale, secondo ASARECA.</p> <p>Il sorgo è pianta relativamente rustica e resistente alle avversità. Possono pregiudicare la sua coltivazione specialmente le basse temperature e le malerbe che entrano in competizione per luce, acqua e nutrienti, segnatamente per l'azoto. Se le pratiche colturali ed agronomiche adottate (rotazioni, preparazione del letto di semina, corretta densità ed epoca di semina, fertilizzazione razionale) non sono sufficienti a prevenire e contenere lo sviluppo delle infestanti, gli erbicidi (i più usati sono a base di<span>&nbsp;</span>Atrazina) possono dare risultati soddisfacenti, purché applicati tempestivamente in pre-emergenza o in post-emergenza.</p> <p>Tra i parassiti vegetali ed animali che possono causare danni significativi alla coltura, specialmente in zone ad alta specializzazione sorghicola, si possono citare i marciumi delle piante e dello stelo, il carbone, la peronospora del sorgo, gli insetti terricoli, gli<span>&nbsp;</span>afidi, le piralidi, la cecidomia ed altri anch'essi comuni al mais. In talune regioni gli uccelli, per lo più passeracei (ad esempio il<span>&nbsp;</span><i>Quelea quelea</i><span>&nbsp;</span>in Africa), possono rappresentare un serio problema.</p> <p>Il sorgo da foraggio – i sorghi gentili e zuccherini sono i più comunemente impiegati, ma si utilizzano anche le<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>da granella – nei climi temperati si semina nella tarda primavera e si raccoglie anche in 2-3 tagli (ricaccia dopo ogni taglio con produttività decrescente) fino a fine estate. La fittezza di semina varia in funzione della capacità di accestimento, spesso elevata. Può beneficiare di una concimazione azotata in copertura (non esagerata per prevenire l'allettamento) e si raccoglie con la falcia-trincia-caricatrice. La raccolta va fatta a maturazione latteo-cerosa della cariosside, quando il valore foraggero della pianta è massimo. Alcune varietà contengono un<span>&nbsp;</span>glucoside, la durrina, tossico perché dà luogo alla formazione di<span>&nbsp;</span>acido cianidrico, pericoloso in particolare per i<span>&nbsp;</span>ruminanti. Il contenuto in durrina diminuisce con la crescita e soprattutto dopo la fioritura, l'affienagione e l'insilaggio escludono ogni pericolo di intossicazione. Le rese, molto variabili, vanno dai 400 ai 600 q.li per ettaro di foraggio verde (la<span>&nbsp;</span>sostanza secca<span>&nbsp;</span>si aggira intorno al 30%). Si coltiva anche in consociazione con leguminose foraggere tipo vigna (<i>Dolichos lab lab</i>) o altre specie rampicanti per migliorare la composizione proteica della foraggiata fresca.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Genetica_e_servizi_di_appoggio_alla_produzione">Genetica<span>&nbsp;</span>e servizi di appoggio alla produzione</span></h2> <p>I problemi da risolvere e le soluzioni da apportare per il miglioramento e l'aumento delle produzioni di sorgo sono descritti nel documento<span>&nbsp;</span><i>Sorghum and Millet</i><sup id="cite_ref-26" class="reference">[26]</sup>, che ne offre una dettagliata trattazione ai vari livelli della filiera in Africa: oltre a quelli citati più oltre, ne sono menzionati altri relativi a tecnologia di produzione e trasformazione, mercato, ricerca e sperimentazione.</p> <p>Con il miglioramento genetico si vuole conseguire una maggiore produzione attraverso l'aumento della produttività e della superficie coltivata. Nel primo caso si persegue la capacità di valorizzare la fertilizzazione (taglia bassa), una migliore resa industriale (granella grossa), la maturazione contemporanea (diminuzione delle perdite al raccolto), la resistenza alla predazione da parte degli uccelli, alle piante parassite del genere<span>&nbsp;</span><i>Striga</i>, alle<span>&nbsp;</span>crittogame<span>&nbsp;</span>ed agli insetti nocivi. Importante è anche la qualità (contenuto proteico e basso tenore di<span>&nbsp;</span>tannino) della granella. Nel secondo caso si mira ad un aumento delle aree di coltivazione: in condizioni di estrema aridità si ricerca la riduzione del ciclo, mentre in presenza di eccessiva umidità o addirittura di inondazioni può essere funzionale l'allungamento del ciclo. I migliori risultati si ottengono attraverso l'incrocio degli ibridi americani, dalle elevate capacità produttive, con<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>locali, meno produttive ma più rustiche<sup id="cite_ref-autogenerato4_17-1" class="reference">[17]</sup>.</p> <p>Nel 2009 14 milioni di agricoltori in 25 paesi (tra i primi<span>&nbsp;</span>Stati Uniti,<span>&nbsp;</span>Brasile<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>Argentina) hanno coltivato oltre 134 milioni di ettari con<span>&nbsp;</span>organismi geneticamente modificati<span>&nbsp;</span>(OGM). La produzione riguarda<span>&nbsp;</span>soia, mais, cotone,<span>&nbsp;</span>colza,<span>&nbsp;</span>barbabietola da zucchero, zucca da olio,<span>&nbsp;</span>papaya,<span>&nbsp;</span>pomodoro,<span>&nbsp;</span>peperone,<span>&nbsp;</span>erba medica<span>&nbsp;</span>e<span>&nbsp;</span>pioppo<sup id="cite_ref-27" class="reference">[27]</sup>. Colture alimentari come sorgo, miglio, fagiolo dell'occhio e<span>&nbsp;</span>manioca, largamente praticate nei paesi in via di sviluppo, se geneticamente modificate per essere più resistenti, ad esempio, alla siccità ed all'attacco di parassiti, potrebbero forse contribuire ad elevare i livelli di sicurezza alimentare nelle regioni più sfavorite del globo<span>&nbsp;</span><span class="chiarimento" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">ed a diversificare significativamente le fonti di approvvigionamento energetico</span>.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Produzione_del_sorgo_da_granella_e_da_foraggio_nel_mondo">Produzione del sorgo da granella e da foraggio nel mondo</span></h2> <h3><span class="mw-headline" id="Sorgo_da_granella">Sorgo da granella</span></h3> <p>Nel triennio 2008-2012, di una produzione cerealicola annua media mondiale di 2.500 milioni di tonnellate, il sorgo non ha rappresentato che 59 milioni di tonnellate (2,4%), molto indietro rispetto a mais, riso, grano e orzo, ma davanti al miglio, alla<span>&nbsp;</span>segale<span>&nbsp;</span>e all'avena. Mentre dal 1980 al 2010 la produzione cerealicola mondiale è aumentata del 59%, la quota del sorgo all'interno del comparto è diminuita del 39%.</p> <p>Nella Tabella 1 sono presentate le medie di superfici coltivate, rendimenti unitari e volume della produzione di sorgo da granella per il triennio 2008-2010 nelle diverse regioni del mondo e quelle dei dieci maggiori produttori. Questi dati mostrano come la produzione sfiori i 23 milioni di tonnellate sia in America che in Africa e superi i dieci milioni in Asia, con l'Oceania<span>&nbsp;</span>in terza posizione con meno di tre milioni e ultima l'Europa, che non eccede il milione di tonnellate.</p> <p>La produzione complessiva dei primi dieci paesi produttori, 45,7 milioni di tonnellate, rappresenta i tre quarti della produzione mondiale (60 milioni di tonnellate ottenuti da 42 milioni di ettari). Le rese unitarie variano vistosamente da meno di una tonnellata in India ed in Burkina Faso ad oltre 4 tonnellate per ettaro in Argentina e Stati Uniti d'America.</p> <p>Per alcuni di questi paesi si nota, nel decennio trascorso, per una diminuzione della produzione dovuta alla contrazione delle superfici coltivate coniugata con rendimenti in calo (Stati Uniti, India, Nigeria e Argentina). Un secondo gruppo di paesi (Brasile, Etiopia, Australia e Burkina Faso) aumenta notevolmente la produzione grazie all'espansione delle superfici ed all'incremento delle rese. In Africa, si registra un aumento della produzione dovuto soprattutto all'espansione delle superfici, in Europa si verifica un analogo fenomeno, seppur su scala ridotta. In Australia, l'incremento dei volumi risulta da una equilibrata combinazione della intensificazione e della espansione della coltivazione. La contrazione delle superfici, non compensata da sufficienti aumenti di produttività, è alla base della riduzione dei volumi della produzione nelle Americhe ed in Asia.</p> <p>Tabella 1 - Situazione attuale della produzione di sorgo da granella (Superfici, rendimenti unitari e volume della produzione), medie per il triennio 2008-2010</p> <p>Di una superficie totale di 42 milioni di ettari coltivata a sorgo, il 70% si trova nei paesi in via di sviluppo. In Africa, il sorgo è coltivato soprattutto nella fascia saheliano-sudanese compresa tra il deserto del Sahara e la foresta equatoriale, dall'Atlantico all'Oceano Indiano. Nell'Africa sub-sahariana, esso è il secondo cereale più importante dopo il mais. In America centrale e meridionale, il sorgo è prodotto nelle zone più asciutte del<span>&nbsp;</span>Messico, di<span>&nbsp;</span>el Salvador, del<span>&nbsp;</span>Guatemala<span>&nbsp;</span>e del<span>&nbsp;</span>Nicaragua, nelle pianure più secche dell'interno dell'Argentina, del nord della<span>&nbsp;</span>Colombia, del<span>&nbsp;</span>Venezuela, del Nord – Est del Brasile e dell'Uruguay. Nell'America del Nord, il sorgo si coltiva in alcune zone delle pianure del centro e del sud degli Stati Uniti, nella<span>&nbsp;</span><i>Sorghum Belt</i><span>&nbsp;</span>compresa tra i 30° e i 40° di latitudine nord. In Asia, è coltivato in India, in Cina, nello<span>&nbsp;</span>Yemen, in<span>&nbsp;</span>Pakistan<span>&nbsp;</span>e in<span>&nbsp;</span>Thailandia. In Europa, la sua produzione è limitata ad alcune regioni della<span>&nbsp;</span>Francia, dell'Italia, della<span>&nbsp;</span>Spagna, dell'Ucraina<span>&nbsp;</span>e della<span>&nbsp;</span>Russia. In Australia, il solo produttore importante dell'Oceania, la quasi totalità della produzione si concentra nel Queensland e nel nord del New South Wales<sup id="cite_ref-autogenerato3_28-0" class="reference">[28]</sup><sup id="cite_ref-29" class="reference">[29]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Sorgo_da_foraggio">Sorgo da foraggio</span></h3> <p>La coltivazione del sorgo foraggero è praticata in un numero ristretto di paesi. Come risulta dai dati relativi al 2010 presentati nella Tabella 2, su una superficie totale di poco più di un milione di ettari si sono prodotti 23 milioni di tonnellate, con rendimenti unitari generalmente superiori alle 20 tonnellate per ettaro. Oltre due terzi della produzione sono stati ottenuti in Argentina, Messico e Stati Uniti d'America, che detengono anche primati nella produzione di sorgo da granella.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Il_sorgo_in_Italia">Il sorgo in Italia</span></h2> <p>La superficie investita a sorgo da granella in<span>&nbsp;</span>Italia<span>&nbsp;</span>nel 2011 ha superato i 42.000 ettari, localizzati quasi totalmente nel Centro-nord. Il 78% della superficie coltivata a sorgo è in<span>&nbsp;</span>Emilia-Romagna, il 16% in Italia centrale, principalmente nelle<span>&nbsp;</span>Marche. I rendimenti variano dai 13 quintali per ettaro del<span>&nbsp;</span>Molise<span>&nbsp;</span>agli 83 quintali in Emilia-Romagna. La produzione nazionale è di 3 milioni di quintali. La superficie coltivata è aumentata del 25% negli ultimi dieci anni<sup id="cite_ref-30" class="reference">[30]</sup>. Nel 2010, il sorgo foraggero occupa 7.600 ettari con una produzione di 300.000 tonnellate (dati FAO).</p> <p>Per far fronte al crescente fabbisogno di bioetanolo, soddisfatto principalmente con le importazioni, si stanno da tempo conducendo su tutto il territorio nazionale sperimentazioni relative a differenti modelli produttivi, industriali ed organizzativi. Per quanto riguarda il sorgo, il potenziale maggiore esisterebbe nel Nord Italia, dove le precipitazioni nel periodo di sviluppo vegetativo sarebbero sufficienti a garantire buone rese produttive, mentre nelle regioni a clima mediterraneo sarebbe necessario il sostegno dell'irrigazione<sup id="cite_ref-31" class="reference">[31]</sup>. Le stesse considerazioni sono valide per la coltivazione di sorgo da biomassa per la produzione di biogas.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Commercio_internazionale">Commercio internazionale</span></h2> <p>La Tabella 3 riporta i dati relativi agli scambi commerciali di sorgo registrati dal<span>&nbsp;</span><i>Foreign Agricultural Service</i><span>&nbsp;</span>dell’<i>United States Department of Agriculture</i>. Si può osservare come il volume complessivo delle transazioni non sia particolarmente importante, intorno al 10-12% della produzione mondiale. Tra i paesi esportatori, Argentina, Stati Uniti ed Australia detengono il 94% circa del mercato. I principali paesi importatori sono<span>&nbsp;</span>Giappone<span>&nbsp;</span>(28,5% del sorgo commercializzato), Messico (25,0%), Colombia (13,5%) e<span>&nbsp;</span>Cile<span>&nbsp;</span>(11,5%). L'Africa praticamente non partecipa agli scambi internazionali.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Destinazione_e_consumo">Destinazione e consumo</span></h2> <p>In molti paesi dell'Africa e dell'Asia il sorgo è una coltura alimentare. In America del Nord Centrale e del Sud, in Australia ed Europa il sorgo da granella è destinato soprattutto all'industria mangimistica, ma può essere usato anche per la produzione di etanolo.</p> <p>In tutto il mondo sono in atto progetti per lo sviluppo delle tecnologie e la diffusione della coltivazione del sorgo per fini energetici. La produzione di sorgo zuccherino alimenta anche un crescente numero di impianti per la produzione di etanolo in Brasile, nelle<span>&nbsp;</span>Filippine, in India e negli Stati Uniti<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-0" class="reference">[32]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Consumo_umano">Consumo umano</span></h3> <p>Circa la metà della produzione mondiale è destinata al consumo umano. Il consumo di sorgo per abitante è più stabile e più elevato in ambiente rurale che nei centri urbani. Inoltre, esso tende ad essere maggiore nelle regioni caratterizzate da povertà e insicurezza alimentare più marcate. Il consumo pro-capite è maggiore in Africa (per esempio intorno ai 90–100&nbsp;kg all'anno in<span>&nbsp;</span>Burkina Faso<span>&nbsp;</span>ed in<span>&nbsp;</span>Sudan). In Asia, il sorgo è ancora una coltura importante per la sicurezza alimentare in alcune regioni, dove si registrano consumi annui anche superiori ai 70&nbsp;kg<sup id="cite_ref-33" class="reference">[33]</sup>.</p> <p>Come negli altri cereali, la granella del sorgo è costituita essenzialmente di amido (intorno al 70%). Il tenore in proteine (10,4% di parte commestibile) è comparabile a quello del mais (9,2%) e del frumento (10,6%). Il contenuto in grassi grezzi del sorgo è del 3%, superiore a quello del grano, ma inferiore a quello del mais; 100 grammi di sorgo forniscono 329 kilocalorie contro le 358 del mais e le 348 del grano.</p> <p>Il sorgo è ricco di vitamine del complesso B. Certe<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>a endosperma giallo contengono beta-carotene suscettibile ad essere trasformato in<span>&nbsp;</span>vitamina A<span>&nbsp;</span>dall'organismo umano. Esso è inoltre ricco in antiossidanti, che si reputa contribuiscono a ridurre i rischi di cancro, diabete, disturbi cardiaci. Il sorgo, inoltre, non contiene elementi biotecnologici che ne facciano un organismo transgenico o geneticamente modificato<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-1" class="reference">[32]</sup>.</p> <p>Certi sorghi hanno le cariossidi di colore scuro. Questa colorazione è associata alla forte presenza di tannini negli strati più superficiali del grano che inibiscono la digestione delle proteine del granello. Questi strati si eliminano con la decorticazione, operazione che può ridurre la resa fino al 65 - 75%. I granelli di sorgo immaturi possono essere consumati arrostiti interi, quelli maturi si possono preparare come<span>&nbsp;</span><i>pop-corn</i>. In generale, il sorgo è consumato sotto forma di granella intera decorticata o di farina. La farina si ottiene da granella decorticata e si usa pura o mescolata alla farina di altri cereali. Si possono distinguere i seguenti gruppi di alimenti tradizionali a base di sorgo<sup id="cite_ref-autogenerato3_28-1" class="reference">[28]</sup><sup id="cite_ref-34" class="reference">[34]</sup><sup id="cite_ref-35" class="reference">[35]</sup><sup id="cite_ref-36" class="reference">[36]</sup>:</p> <ul> <li>pane, in genere non lievitato, fatto con una pasta che può essere fermentata, consumato in Asia ed in alcune regioni dell'Africa e gallette e<span>&nbsp;</span><i>tortillas</i><span>&nbsp;</span>in America Centrale;</li> <li>polenta, semolini e pappe, fluidi o densi, anche fermentati, consumati soprattutto in Africa;</li> <li>prodotti bolliti come il riso o stufati come il couscous;</li> <li>alimenti fritti nell'olio;</li> <li>bevande alcoliche (birra in Africa ed alcool in Cina) e non (melasse e sciroppo negli Stati Uniti);</li> <li>cibi privi di glutine come pane, pizza, pasta, dolci per i quali un piccolo ma dinamico mercato si va sviluppando negli USA<sup id="cite_ref-37" class="reference">[37]</sup>.</li> </ul> <p>Infine, esistono alcune<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di sorgo zuccherino, i cui culmi hanno un tenore zuccherino che arriva fino al 18%, destinate al consumo come prodotto da masticare in Africa, similmente alla canna da zucchero<sup id="cite_ref-autogenerato4_17-2" class="reference">[17]</sup>.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Alimentazione_animale">Alimentazione animale</span></h3> <p>Circa il 48% della produzione mondiale di sorgo da granella è destinato all'alimentazione animale. I fattori suscettibili di influire sul suo sviluppo e consumo sono l'aumento dei redditi, che stimola la domanda di prodotti zootecnici e la competitività del prezzo del sorgo rispetto a quello degli altri cereali, del mais in particolare.</p> <p>Nelle regioni soggette ai danni della siccità, il sorgo è coltivato sia per la granella, utilizzata per alimentazione umana, che per la<span>&nbsp;</span>paglia<span>&nbsp;</span>da utilizzare come foraggio. Nei paesi meno sviluppati, la paglia può rappresentare fino al 50% del valore complessivo della coltura, soprattutto negli anni di siccità<sup id="cite_ref-38" class="reference">[38]</sup>.</p> <p>Con un valore energetico paragonabile a quello di un mais di qualità media (da 0,83 a 0,85 UFL/ kg di sostanza secca), il sorgo può validamente sostituire il mais nella fabbricazione di mangimi. Il suo sviluppo dunque dipende soprattutto: a) dall'evoluzione del consumo pro-capite di proteine animali (in particolare carne di pollo e bovina e latte), a patto che i suoi costi di produzione contribuiscano a mantenerne la competitività. Quest'ultimo aspetto va messo in relazione in particolare con lo sviluppo di nuovi ibridi performanti, adatti a coprire aree di coltivazione più estese e con la diffusione di pratiche colturali migliorate.</p> <p>Il sorgo foraggero è prodotto soprattutto in Argentina, Messico, Stati Uniti d'America ed Europa ed è destinato al consumo aziendale. Si usa come fieno, foraggio verde o insilato.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Produzione_di_energia">Produzione di energia</span></h3> <p>La produzione di energia dalle biomasse si può ottenere sotto forma di:</p> <ul> <li>bioetanolo, da piante zuccherino-amidacee, per fermentazione aerobica;</li> <li>biogas, da piante zuccherino-cellulosiche, per fermentazione anaerobica;</li> <li>biocombustibili, da piante ligno-cellulosiche, per combustione, pirolisi e gassificazione;</li> <li>biodiesel, da oleaginose, per transesterificazione.</li> </ul> <p>Il sorgo, che è compreso nelle prime tre categorie, presenta i seguenti punti deboli: bassa qualità della biomassa, alto contenuto in ceneri (5-6%) e in silice (&gt;30% nella sostanza secca) e alta umidità alla raccolta, limitato numero di<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>di sorgo fibra disponibili per condizioni ambientali differenziate. Per contro, i punti di forza sono: ciclo annuale, di facile inserimento negli avvicendamenti, completa meccanizzazione e semplicità delle operazioni colturali e buona produttività (25-28% di sostanza secca)<sup id="cite_ref-39" class="reference">[39]</sup>. Si consideri, a proposito della produttività del sorgo zuccherino, che essa è molto simile a quella della canna da zucchero data la sua capacità di fornire fino a 5,5 tonnellate di zucchero per ettaro in 100-150 giorni<sup id="cite_ref-40" class="reference">[40]</sup>.</p> <p>Nella produzione di bioetanolo, gli USA detengono la prima posizione con 53 miliardi di litri nel 2011, seguiti dal Brasile con 21,1 miliardi di litri e dall'Unione europea<span>&nbsp;</span>con 4,4 miliardi di litri. Nei paesi dell'America Meridionale (Brasile,<span>&nbsp;</span>Colombia,<span>&nbsp;</span>Perù) il bioetanolo si produce a partire dalla<span>&nbsp;</span>canna da zucchero. Negli Stati Uniti e in Europa esso viene prodotto prevalentemente dalla granella dei cereali (soprattutto mais e grano, ma anche da<span>&nbsp;</span>barbabietola da zucchero<span>&nbsp;</span>e sottoprodotti agro-industriali), circa un terzo del sorgo prodotto negli USA sarebbe già oggi usato per la produzione di biocarburante<sup id="cite_ref-autogenerato2_32-2" class="reference">[32]</sup>.</p> <p>L'etanolo prodotto dal sorgo zuccherino avrebbe notevoli potenzialità in questo campo per la elevata sostenibilità ambientale, economica ed energetica, la semplicità tecnica del processo produttivo ed un bilancio energetico particolarmente favorevole<sup id="cite_ref-41" class="reference">[41]</sup><sup id="cite_ref-42" class="reference">[42]</sup>. D'altro canto, va considerato che la sostituzione della benzina con l'etanolo può provocare incrementi drammatici del prezzo dei cereali, sorgo incluso, con effetti più marcati sulle fasce più povere della popolazione.</p> <h3><span class="mw-headline" id="Altri_usi">Altri usi</span></h3> <p>La granella fornisce amido, che serve anche a preparare colle, adesivi e destrosio,<span>&nbsp;</span>olio<span>&nbsp;</span>e materia prima per la preparazione dei mangimi. Dal midollo dei sorghi zuccherini si ricava zucchero e<span>&nbsp;</span>melassa. Le fibre dello stocco servono anche per confezionare pannelli utilizzati nelle costruzioni. Le glume, la guaina fogliare e altre parti della pianta di certe<span>&nbsp;</span><i>cultivar</i><span>&nbsp;</span>contengono pigmenti usati come coloranti nelle industrie alimentare e tessile. Le infiorescenze ad ombrella, private della granella, sono utilizzate per la produzione artigianale delle tradizionale scope di saggina e ramazze (vedi<span>&nbsp;</span>Scopa_(strumento)), le più diffuse prima dell'utilizzo di materie plastiche.</p> <h2><span id="Occupazione_e_divisione_dei_ruoli_all.27interno_della_famiglia_coltivatrice"></span><span class="mw-headline" id="Occupazione_e_divisione_dei_ruoli_all'interno_della_famiglia_coltivatrice">Occupazione e divisione dei ruoli all'interno della famiglia coltivatrice</span></h2> <p>In coltura meccanizzata asciutta, comprendendo la conservazione e l'essiccazione di una produzione di 60-70 q.li di granella o 4-500 q.li di trinciato per ettaro, sono necessarie 10-15 giornate di lavoro manuale, che possono raddoppiare o anche triplicare in irriguo. In coltura manuale, occorrono 100-110 giornate per coltivare e conservare il prodotto di un ettaro di sorgo. Questo non include il gravoso lavoro al mortaio, che spetta tradizionalmente alla donna, necessario per la trasformazione della granella in farina<sup id="cite_ref-Memento_de_l'Agronome_22-1" class="reference">[22]</sup><sup id="cite_ref-43" class="reference">[43]</sup>.</p> <p>La donna partecipa alle attività produttive con differenze determinate dalle tradizioni culturali e religiose e dai processi economici che modificano tali tradizioni. Nell'Africa sub-sahariana, i ruoli delle donne e degli uomini nella produzione agricola e nelle attività post-raccolto sono ben definite. L'uomo si incarica della preparazione del terreno per la semina, mentre la donna ha maggiori responsabilità per la semina (o il trapianto), la sarchiatura, la raccolta, la lavorazione e la conservazione del raccolto.</p> <p>In genere, le colture commerciali sono di pertinenza dell'uomo, mentre la donna si occupa delle colture alimentari, seppur con qualche eccezione. Più spesso, la donna si dedica alla trasformazione dei prodotti alimentari: è il caso frequente della distillazione e della vendita della<span>&nbsp;</span>birra<span>&nbsp;</span>da cereali locali (ad esempio sorgo e miglio), attività molto redditizia alla quale la donna, in Africa, dedica molto tempo e molti sforzi<sup id="cite_ref-44" class="reference">[44]</sup>.</p> <h2><span id="Accaparramento_delle_terre_.28Land_grabbing.29"></span><span class="mw-headline" id="Accaparramento_delle_terre_(Land_grabbing)">Accaparramento delle terre (<i>Land grabbing</i>)</span></h2> <p>Negli ultimi dieci anni, 83,2 milioni di ettari sono stati ceduti ad investitori internazionali nei<span>&nbsp;</span>paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, regione nella quale è particolarmente attiva la Cina<sup id="cite_ref-45" class="reference">[45]</sup><span>&nbsp;</span><sup id="cite_ref-46" class="reference">[46]</sup>.</p> <p>Questi terreni, destinati in gran parte alla produzione di cibo per l'esportazione o per la produzione di biocarburanti (per questi: manioca, canna da zucchero, olio di palma,<span>&nbsp;</span>jatropha), sono spesso sottratti alla produzione di alimenti per il consumo locale. La sicurezza alimentare di milioni di persone è dunque a rischio.</p> <p>Per ora, meno di 300.000 ettari risultano acquisiti per la coltivazione di sorgo<sup id="cite_ref-47" class="reference">[47]</sup>. Per la sua attitudine alla produzione di etanolo, il sorgo è però suscettibile di svolgere in futuro un ruolo di primo piano in questo processo.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Politiche_e_programmi">Politiche e programmi</span></h2> <p>La produzione mondiale di carburante etanolo è quintuplicata dal 2000 al 2011 passando da 17 a 86 miliardi di litri<sup id="cite_ref-48" class="reference">[48]</sup>, in linea con le stime dell’<i>OECD-FAO Agricultural Outlook 2008-2017</i><span>&nbsp;</span>che prevedeva che la produzione di etanolo raddoppiasse nel decennio il 2007-2017, raggiungendo 125 miliardi di litri<sup id="cite_ref-49" class="reference">[49]</sup>.</p> <p>Negli Stati Uniti d'America, il<span>&nbsp;</span><i>Biomass Crop Assistance Program</i><span>&nbsp;</span>(BCAP) contenuto nel<span>&nbsp;</span><i>Food, Conservation, and Energy Act</i><span>&nbsp;</span>del 2008, incoraggia i produttori agricoli nella sperimentazione di colture non alimentari, a contenuta emissione di<span>&nbsp;</span>anidride carbonica, quale il sorgo da biomassa. In questo quadro, i Dipartimenti per l'Energia e l'Agricoltura degli Stati Uniti, così come molti governi statali, sostengono finanziariamente attività commerciali e dimostrative di colture energetiche<sup id="cite_ref-50" class="reference">[50]</sup>. Il sorgo da biomassa avrà un ruolo importante, considerato l'interesse che gli Stati Uniti mostrano per le fonti alternative di energia da biomassa per soddisfare i fabbisogni nazionali di energia elettrica e per il trasporto<sup id="cite_ref-51" class="reference">[51]</sup>.</p> <p>L'Unione Europea, che ha stabilito una quota target di energia rinnovabile del 20% al 2020, ha lanciato il Programma IEE -<span>&nbsp;</span><i>Intelligent Energy Europe</i><span>&nbsp;</span>nell'ambito del quale sono realizzati progetti per la produzione di bioetanolo a partire dal sorgo. A titolo di esempio: il progetto<span>&nbsp;</span><i>Sweethanol</i>, che si propone la diffusione di un modello europeo sostenibile per la produzione di bioetanolo di prima generazione dal sorgo zuccherino in impianti decentralizzati<sup id="cite_ref-52" class="reference">[52]</sup>.</p> <p></p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
MHS 74 (10 S)
Semi di Sorgo (Sorghum vulgare)

Pianta gigante (con frutti giganti)

Varietà dal Perù
Semi di mais gigante peruviano Sacsa Kuski 3.499999 - 11

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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><strong>Semi di mais gigante peruviano Sacsa Kuski</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p>Varietà di mais a granella di campo dalle Ande, il kernel è di colore bianco-rosso. <span>Ottimo per cucinare e cuocere, molto dolce e di grana grossa quindi è meglio utilizzato per cucinare.</span></p> <p> </p> <p>Uno dei cibi più consumati nella cucina peruviana. Questo mais è stato piantato in Perù dal 1200 aC. Gli antichi agricoltori peruviani raggiunsero un grado di sofisticazione nella selezione e nella creazione di nuove varietà che si adattavano a diversi terreni e climi.</p> <p> </p> <p>Il cronista spagnolo del sedicesimo secolo Bernabé Cobo scrisse come nell'antico Perù si potesse trovare mais (conosciuto localmente come choclo) in ogni colore sotto il sole: bianco, giallo, viola, nero, rosso e misto. Oggi, gli agricoltori lungo la costa peruviana, gli altipiani e la giungla coltivano più di 55 varietà di mais, più che altrove sulla Terra.</p> <p> </p> <p>Lo storico nativo Inca Garcilaso de la Vega, nei suoi Reali Commentari degli Incas, scrisse in dettaglio sulle abitudini alimentari dei tempi coloniali. In quei giorni, il mais era una parte fondamentale dei bisogni nutrizionali, e la gente del posto la chiamava Sara, mangiandola arrostita o bollita in acqua. Nelle maggiori occasioni, macinavano i chicchi per cuocere un tipo di pane chiamato tanta o huminta. Per eventi solenni come il Festival del sole (Inti Raymi), cuocevano i breadroll chiamati zancu. Il mais peruviano è stato anche arrostito e chiamato lo stesso oggi come allora: cancha (il predecessore di popcorn).</p> <p> </p> <p>Oggi, il Perù presenta varietà regionali su come preparare deliziosi piatti a base di mais. Nel nord del Perù, la gente del posto ama particolarmente il pepián, uno stufato a base di chicchi di mais grattugiato mescolato con cipolla, aglio e peperoncino e che assume un sapore particolarmente accentuato quando viene cotto con il tacchino. Gli abitanti di Arequipa preparano un piatto chiamato soltero (fagioli, mais, cipolla e condimento a base di formaggio fresco). Nella giungla, uno dei piatti più tipici, il cache dell'inchiostro, è composto da pollo cotto in uno stufato di mais e arachidi tostati. I dessert includono il sanguito (fatto con farina gialla, grasso da cucina, uvetta e melassa di canna da zucchero chiamata chancaca).</p> <p> </p> <p>Il mais peruviano viene anche usato per preparare dolci di cornmash chiamati tamales e humitas, che possono venire in una vasta gamma di colori e sapori (verde, marrone e giallo, dolce e salato); Il mais peruviano è anche l'ingrediente principale della chicha morada (bevanda a base di mais viola) o della chicha de jora (birra fermentata di mais) e della dolce gelatina di mais viola chiamata mazamorra, per le occasioni speciali.</p>
P 280 5-S NS
Semi di mais gigante peruviano Sacsa Kuski 3.499999 - 11

Varietà dalla Serbia
100 Semi di popcorn - Crescere il tuo 3 - 3

50 Semi di popcorn -...

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Modifica la pagina per aggiungere fonti.">[<i>senza&nbsp;fonte</i>]</sup>, come suggerisce il nome stesso (dall'abbreviazione<span>&nbsp;</span>inglese<span>&nbsp;</span>di<span>&nbsp;</span><i>popped corn</i>,<span>&nbsp;</span><i>pop</i><span>&nbsp;</span>= scoppiare, e<span>&nbsp;</span><i>corn</i><span>&nbsp;</span>= granturco)<sup id="cite_ref-Treccani_1-0" class="reference">[1]</sup>.</p> <p>Il pop-corn viene generalmente cosparso di<span>&nbsp;</span>sale<span>&nbsp;</span>oppure<span>&nbsp;</span>zucchero, ma esistono numerose varianti, per esempio al<span>&nbsp;</span>caramello, al<span>&nbsp;</span>miele, al<span>&nbsp;</span>cioccolato<span>&nbsp;</span>e al burro fuso. Viene consumato sia caldo che freddo. Viene molto spesso servito nei<span>&nbsp;</span>cinema.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Preparazione">Preparazione</span></h2> <p>Per la preparazione casalinga dei pop-corn - senza l'aiuto di macchine specifiche - è possibile utilizzare una padella con fondo spesso e coperchio, unta leggermente d'olio con un tampone di<span>&nbsp;</span>carta da cucina. La si pone su fuoco vivo con una quantità di chicchi che non coprano completamente il fondo. Quando, dopo un minuto circa, i primi chicchi cominciano a scoppiare, la si scuote in modo da far rotolare i chicchi sul fondo per evitare bruciature. Terminata la cottura, togliere il coperchio per lasciare evaporare l'umidità residua e salare con sale da cucina polverizzato su un tagliere di legno usando la pancia di un cucchiaio come macina. In alternativa all'olio vengono spesso utilizzati per la cottura la<span>&nbsp;</span>margarina<span>&nbsp;</span>vegetale o il<span>&nbsp;</span>burro<sup id="cite_ref-2" class="reference">[2]</sup>.</p> <p>In alternativa, esistono macchine per preparare i pop-corn che utilizzano l'aria<span>&nbsp;</span>calda anziché l'olio, oppure è possibile utilizzare allo scopo il<span>&nbsp;</span>forno a microonde, con i pop-corn da cucinare contenuti in un sacchetto<sup id="cite_ref-cibo360_3-0" class="reference">[3]</sup>.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Motivo_dello_scoppio">Motivo dello scoppio</span></h2> <p>Come tutti i chicchi dei<span>&nbsp;</span>cereali<span>&nbsp;</span>ogni seme di mais contiene una certa quantità di umidità rinchiusa nel suo<span>&nbsp;</span>endosperma<span>&nbsp;</span>amidaceo. A differenza dei chicchi degli altri cereali, l'involucro esterno o<span>&nbsp;</span>pericarpo<span>&nbsp;</span>del seme di mais è spesso impregnato di umidità.</p> <p>Nel momento in cui il seme viene riscaldato e l'acqua ivi contenuta portata ad<span>&nbsp;</span>ebollizione, si genera un'alta pressione interna<sup id="cite_ref-bressa_4-0" class="reference">[4]</sup>. Nel seme degli altri cereali (e in quelli danneggiati del mais), il vapore si disperde velocemente, ma in quelli saldamente sigillati, il vapore viene trattenuto dal pericarpo, mentre la pressione inizia a crescere fino a creare un'improvvisa e piccola esplosione, la cui forza è tale da rivoltare l'interno del seme. Questo è molto importante in quanto l'umidità distribuita regolarmente per tutto l'endosperma amidaceo a seguito dell'esplosione rivolta l'endosperma verso l'esterno in una leggera schiuma bianca che dà al popcorn il suo classico aspetto.</p> <p>I chicchi di mais non scoppiati durante la cottura possono dipendere da:</p> <ol> <li>insufficiente umidità per creare sufficiente vapore per generare l'esplosione.</li> <li>secondo le ricerche di Bruce Hamaker della<span>&nbsp;</span>Purdue University<sup id="cite_ref-5" class="reference">[5]</sup>, una falla, presente nel pericarpo, in grado di far fuoriuscire l'umidità. In questo modo non si raggiungerà mai la pressione sufficiente a generare l'esplosione.</li> <li>distribuzione del calore non uniforme, per cui il chicco non è stato riscaldato a sufficienza, oppure al contrario l'esposizione è tanto violenta per cui il pericarpo si carbonizza su un lato, facendo uscire l'umidità.<span>&nbsp;</span><span class="chiarimento" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">La presenza di un grasso (olio o burro) è necessaria per la distribuzione uniforme del calore e per evitare la carbonizzazione del pericarpo</span><sup class="noprint chiarimento-apice" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">[<i>senza&nbsp;fonte</i>]</sup>.</li> </ol> <h2><span class="mw-headline" id="Leggende_metropolitane">Leggende metropolitane</span></h2> <p>È una leggenda metropolitana quella secondo cui il campo elettromagnetico creato da uno o più telefoni cellulari possa far scoppiare i chicchi di mais. Infatti le semplici onde elettromagnetiche non provocano l'aumento di temperatura necessario ad innescare la reazione all'interno del pericarpo.</p> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
VE 104 (10g)
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