Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Aronia Nera (Aronia...

Semi di Aronia Nera (Aronia...

Prezzo 1,95 € (SKU: V 29)
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per Confezione da 150 semi.</strong></span></h2> <p>Arbusto di medie dimensioni, originario dell'America settentrionale; sviluppa numerosi fusti eretti, densamente ramificati, che raggiungono i 90-150 cm di altezza. Le foglie lanceolate sono di colore verde brillante, divengono rossastre o arancioni in autunno, prima di cadere. In primavera inoltrata produce ampi mazzi di fiori bianco-rosati, con cinque petali; in estate inoltrata ai fiori succedono piccoli frutti tondeggianti, penduli, che divengono neri a maturazione. I frutti di aronia sono commestibili. Questi arbusti hanno uno sviluppo denso, per evitare che perdano le foglie nelle zone più interne, é consigliabile potare alla base i fusti vecchi, ogni 3-4 anni.</p> <p>Esposizione</p> <p>porre a dimora in luogo soleggiato, o semiombreggiato; non temono il freddo e possono sopportare temperature molto rigide. Si adattano anche all'utilizzo nelle aiole stradali, poiché tollerano senza problemi l'inquinamento, ed anche l'aria salmastra delle zone marine.</p> <p>Annaffiature</p> <p>questi arbusti mal sopportano periodi prolungati di siccità; da marzo a ottobre é bene annaffiare regolarmente, se le piogge non sono frequenti. Durante i mesi invernali possono rimanere in terreno asciutto. Si sviluppano senza problemi anche in terreno umido o bagnato.</p> <p>Terreno</p> <p>porre a dimora in terreno ricco e drenato, evitando le zone eccessivamente argillose. In effetti queste piante si possono adattare senza problemi anche nella comune terra da giardino o nei terreni semipaludosi.</p> <p>Moltiplicazione</p> <p>avviene per seme, in autunno, oppure per talea semilegnosa in estate. Le aronie producono numerosi germogli basali, in primavera inoltrata è possibile dividerli dalla pianta madre e porli a dimora singolarmente.</p> <p>Parassiti e malattie</p> <p>in genere non vengono colpite da parassiti o da malattie.</p> <p><strong>Genus:</strong> Aronia</p> <p><strong>Species:</strong> melanocarpa</p> <p><strong>Common Name:</strong> Black Chokeberry</p> <p><strong>Other Name:</strong> Chokeberry, Gueles Noires</p> <p><strong>Pre-treatment:</strong> required</p> <p><strong>Zone Hardiness Cold:</strong> 3</p> <p><strong>Zone Hardiness warm:</strong> 8</p> <p><strong>Plant Type:</strong> Small Shrub</p> <p><strong>Growth rate:</strong> medium</p> <p><strong>Vegetation type:</strong> deciduous</p> <p><strong>Leaf /Flower color:</strong> Green/White</p> <div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>soak in water for 8- 12 hours </span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 months in moist sowing mix at 2-5 ° C refrigerator</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>20 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>2-8 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong> </strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br /><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. </em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> </div> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
29 (150 S)
Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa)

Pianta gigante (con frutti giganti)

Varietà dalla Bosnia ed Erzegovina

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di prugna bosniaca...

Semi di prugna bosniaca...

Prezzo 2,55 € (SKU: V 197 BS)
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di prugna bosniaca gigante (Prunus domestica)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;" class=""><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 (6,5g) semi.</strong></span></h2> <p>Questa varietà proviene dalla Bosnia e molto resistente alle malattie. Ci siamo imbattuti per caso in questa susina nel cortile di un contadino e siamo rimasti subito colpiti dalle dimensioni e dal gusto di questa varietà.</p> <p>Sfortunatamente, il proprietario non sapeva quale fosse il nome della varietà, sapeva solo come dirci che questa varietà di prugne era stata piantata dal suo bisnonno e che da allora questa prugna è stata mantenuta e piantata regolarmente in modo che questa varietà si diffonda e conserva il più possibile.</p> <p>Gli abbiamo chiesto come questa prugna tollera l'inverno e le basse temperature, e lui ha risposto che la temperatura nel loro villaggio scende a meno 24 gradi Celsius, e questo non era un problema per questa prugna.</p> <p>I frutti sono davvero enormi e pesano in media dai 70 agli 85 grammi per frutto.</p> <p>Il susino europeo o prugno europeo (Prunus domestica L., 1753) è una pianta della famiglia delle Rosacee che produce i frutti noti col nome di susina o prugna.</p> <p>Il frutto contiene le vitamine A-B1-B2 e C e alcuni sali minerali: il potassio, il fosforo, il calcio e il magnesio. La polpa della susina è utile al fegato per compiere il processo della secrezione biliare.</p> <p>L'albero del pruno ha la tipica forma ad ombrello o ad alberello.</p> <p>Talvolta nodoso, presenta fiori solitamente bianchi che sorgono già all'inizio della primavera.</p> <p>I frutti di forma ovale o sferica variano a seconda delle specie, possono giungere sino a 8 cm di grandezza e sono solitamente di sapore dolce, anche se alcune varietà si presentano aspre e necessitano di essere cotte con zucchero per essere commestibili. Tutte le varietà di frutti di Prunus contengono al loro interno un seme di notevoli dimensioni, che non è commestibile.</p> <p>&nbsp;<strong>Produzione</strong></p> <p>Questo frutto si raccoglie da giugno a ottobre, con la possibilità di ottenere fino a cinque raccolte. Per stabilire il grado di maturazione si valuta il grado rifrattometrico, la resistenza della polpa (misurata col penetrometro), il rapporto solidi solubili/acidità totale e infine la variazione del colore di fondo della buccia. La prima raccolta è generalmente la migliore, fino ad arrivare poi alle ultime che presentano frutti di seconda qualità. Data la natura organolettica della polpa conservare in frigo questo frutto si rivela quasi inutile, in quanto la polpa tende ad imbrunire.</p> <p>&nbsp;La coltivazione del susino avviene generalmente secondo le seguenti tecniche:</p> <p>vaso basso (sesti 5,5 x 3 m)</p> <p>palmetta irregolare (4,5 x 3 m)</p> <p>palmetta libera (4,5 x 3 m)</p> <p>Per quanto riguarda l'irrigazione, si dimostra fondamentale durante il periodo di fioritura. La potatura è diversa in base alla specie. Per il susino europeo è importante lasciare una buona quantità di gemme.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 197 BS (6,5g)
Semi di prugna bosniaca gigante (Prunus domestica)

Pianta resistente al freddo e al gelo

Semi di La Marruca...

Semi di La Marruca...

Prezzo 1,55 € (SKU: T 86)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di La Marruca (Paliurus spina-christi)</strong></h2> <h2><span><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span><strong><br /></strong></span></h2> <p><span>La </span><b>Marruca</b><span> (</span><i>Paliurus spina-christi</i><span> </span>Mill.<span>) è un arbusto </span>perenne<span> molto ramificato, appartenente alla </span>famiglia<span> delle </span>Rhamnaceae<span> e al </span>genere<span> </span>Paliurus<span>. Viene chiamata anche con i nomi volgari di cappellini e soldini.</span></p> <h2><span class="mw-headline" id="Morfologia">Morfologia</span></h2> <p>La marruca è un<span> </span>arbusto,<span> </span>latifoglie<span> </span>e<span> </span>caducifoglie, molto ramificato alto da 3 a 6 metri e con rami<span> </span>spinosi, ha ramoscelli flessibili con<span> </span>spine<span> </span>lunghe 5–8 mm, foglie ovali lunghe 2–4 cm con picciolo corto. I<span> </span>fiori<span> </span>sono ermafroditi, la fioritura va da giugno ad luglio con un'infiorescenza<span> </span>ad ombrello di piccoli fiori gialli. La maturazione dei<span> </span>frutti<span> </span>avviene tra ottobre e dicembre, il frutto è una<span> </span>drupa<span> </span>legnosa in forma di dischetto flangiato di 2-3,5 cm di diametro. La marruca è un arbusto con una crescita molto lenta, è un arbusto longevo ed esistono esemplari plurisecolari. La marruca è un arbusto<span> </span>eliofilo. Talvolta rifiorisce in autunno. Le<span> </span>foglie<span> </span>sono lanceolate e di un colore verde brillante.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Habitat">Habitat</span></h2> <p>Pontico-mediterraneo, cresce in climi temperati e asciutti dal Marocco all'Iran, sopporta temperature basse fino a -10 gradi. la marruca è resitente all'aridità.</p> <p>In<span> </span>Italia<span> </span>ha habitat in zone collinari, si trova dappertutto<span> </span><span class="chiarimento" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">tranne nelle isole. In Sicilia è presente presso Gangi e nel bosco della Ficuzza</span><sup class="noprint chiarimento-apice" title="Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.">[<i>senza fonte</i>]</sup>, nelle zone più a meridione e sulle Alpi. Una volta era più diffusa perché usata nelle siepi, ma poi spesso sono state estirpate e in altre zone è stata sopraffatta da<span> </span>piante aliene<span> </span>o<span> </span>alloctone<span> </span>invasive.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Utilizzi">Utilizzi</span></h2> <p>I frutti sono edibili (commestibili) con sapore di mela essiccata. I frutti tostati e macinati costituiscono un surrogato del caffè. L'infuso dei frutti dà una tisana diuretica per eliminare l'acido urico con proprietà ipoglicemizzanti. Dalle foglie si ottiene un preparato cosmetico contro la pelle grassa. Le foglie della pianta costituiscono il nutrimento delle larve della<span> </span><i>Bucculatrix albella</i>.</p> <p>Il discreto contenuto di acidi grassi Omega 3-6, ne fanno un valido aiuto per aiutare a combattere l’eccesso di colesterolo nel sangue e sono coadiuvanti in tutti i processi flogistici in genere, ottimi anche contro le prostatiti.</p> <p>Dai suoi fiori le<span> </span>api<span> </span>producono un ottimo<span> </span>miele, essendo una pianta mellifera e si può produrre quello uniflorale ma è molto rara sul territorio italiano e la produzione è scarsissima.</p> <p>La marruca era usata in passato, in alcune regioni italiane, per fare siepi impenetrabili e per recinzione dei campi a difesa dal bestiame al pascolo. In ragione delle spine e del fitto intreccio dei rami la siepe di Marruca costituiva una barriera pressoché impenetrabile.</p> <p><strong>Come erba medicinale (pianta medicinale) si utilizza il frutto del cespuglio, che contiene alcaloidi e tannini ed è apprezzato soprattutto per le sue capacità antinfiammatorie e antisettiche, antispasmodiche, espettoranti, astringenti e diuretiche.</strong></p> <p><strong>Galeno lo consigliava per i calcoli vescicali. Il decotto di frutta secca (1 cucchiaio / 500 ml di acqua, bollire per 10 minuti e filtrare) viene consumato per tosse, asma, diarrea, ipertensione, purificando il sangue dall'infiammazione. Si combina perfettamente con le comuni bronchiti di semi di lino (Linum), tiglio (Tília cordáta), prímula veris, Plantágo major, Salvia officinalis, Malva sylvestris e asma acuta. Si pensa che abbia un effetto lassativo sull'intestino crasso mentre combatte l'artrite deformante, motivo per cui viene spesso consumato dagli anziani. Esternamente sembra aiutare soprattutto nel trattamento dei focolai di eczemi grazie alla sua azione antinfiammatoria.</strong></p> <p><strong>Nota: la presentazione della pianta sopra non è affatto una ricetta. La consulenza di un esperto è considerata necessaria prima di utilizzare la pianta.</strong></p> <h2><span class="mw-headline" id="Nomi_regionali">Nomi regionali</span></h2> <p>sono tanti i nomi volgari e comuni a livello locale della Marruca: marruca nera, piattini, soldini, cappellini, spino soldini, spino gatto, spina marruca, spino nero, spino crocefisso. A Bari è chiamato: "pane de Criste".</p> <h2><span id="Curiosit.C3.A0"></span><span class="mw-headline" id="Curiosità">Curiosità</span></h2> <p>Il nome<span> </span><i>spina-christi</i><span> </span>ricorda come i suoi rami spinosi furono usati per fare la corona di spine posta sulla testa di<span> </span>Cristo<span> </span>prima della crocifissione.<br />L'uso della pianta è attestato sin dal<span> </span>V secolo<span> </span>a.C. :<span> </span>Greci<span> </span>e<span> </span>Romani<span> </span>chiamavano<span> </span>marrucini<span> </span>il popolo che coltivava la marruca, nome derivato dall'antica città di<span> </span><i>Marouca</i><span> </span>dove era usata per costruire recinzioni per i campi in difesa dal bestiame al pascolo. Per<span> </span>Plinio<span> </span>è un albero della Cirenaica che si chiama<span> </span><i>paliurus</i><span> </span>dal nome di un'antica città della Marmarica<sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup>. Infine il suo nome in ebraico è<span> </span>Shamir; con lo stesso nome si indica un mitico strumento usato per intagliare la pietra. In<span> </span>Romagna, o perlomeno a<span> </span>Santarcangelo di Romagna, i rami più vigorosi e dritti, con robusti rametti secondari, erano utilizzati per appendere, in locali riparati, i grappoli d'uva e i pomodori a grappolo da conservare per l'autunno e i primi mesi invernali. Il suo nome in romagnolo è<span> </span><i>maruga.</i></p> <p>La marruca ricorda nell'aspetto il<span> </span>giuggiolo, appartenente alla stessa famiglia di piante.</p> </body> </html>
T 86
Semi di La Marruca (Paliurus spina-christi)

Varietà dalla Bosnia ed Erzegovina

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di fico selvatico...

Semi di fico selvatico...

Prezzo 1,85 € (SKU: V 19 WF)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di fico selvatico (dall'Erzegovina)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 20 semi.</strong></span></h2> <p>Abbiamo portato questo fico dall'Erzegovina e l'abbiamo trovato sulle montagne in un deserto completo. Il suo habitat era roccioso e asciutto, il che significa che è resistente alle cattive condizioni del suolo. Ci sono anche siccità costanti in quella parte e nonostante il fatto che la pianta non abbia ricevuto molta acqua, non le ha disturbato affatto a crescere. I frutti sono più piccoli di altre varietà di fichi e viola scuro a maturità. Anche se i frutti sono piccoli sono molto gustosi e dolci. Da fonti affidabili, abbiamo appreso che dove l'abbiamo preso, la temperatura è scesa a -15 ° C in inverno.</p> <p>I fiori di fico sono difficili da individuare perché crescono all'interno dei fichi e tali fiori vengono impollinati dai cosiddetti. vespe di fico, che si sviluppano nei frutti del fico selvatico. La differenza tra un fico domestico e uno selvatico è che il fico domestico fiorisce solo con fiori femminili mentre il fico selvatico ha fiori femminili e maschili.</p> <p>I fichi selvatici crescono a un ritmo anormale rispetto a quelli domestici.</p> </body> </html>
V 19 WF (20 S)
Semi di fico selvatico (dall'Erzegovina)

Pianta gigante (con frutti giganti)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di cipresso comune...

Semi di cipresso comune...

Prezzo 1,75 € (SKU: T 16 CS)
,
5/ 5
<h2><strong>Semi di cipresso comune (Cupressus sempervirens)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 0,5 g (circa 50 semi).</strong></span></h2> <p>Il<span>&nbsp;</span><b>cipresso comune</b><span>&nbsp;</span>(<i>Cupressus sempervirens</i>,<span>&nbsp;</span>L.) è una conifera appartenente al genere<span>&nbsp;</span><i>Cupressus</i>. <span>Le sue origini sembrerebbero essere dell'Iran e dell'area orientale del&nbsp;</span>mar Mediterraneo<span>; sarebbe stato importato nel Mediterraneo occidentale dai&nbsp;</span>Fenici<span>&nbsp;e dagli&nbsp;</span>Etruschi<span>&nbsp;per motivi ornamentali dal momento che la sua forma piramidale di alcune varietà è molto caratteristica. È una pianta molto diffusa in&nbsp;</span>Italia<span>, ma molto probabilmente non è autoctono</span><sup id="cite_ref-1" class="reference">[1]</sup><span>&nbsp;nonostante oggi rappresenti una delle specie più caratteristiche della&nbsp;</span>penisola<span>. Si tratta di una&nbsp;</span>specie relitta<span>, rappresentante della flora europea prima delle&nbsp;</span>glaciazioni<span>.</span></p> <h2><span class="mw-headline" id="Morfologia">Morfologia</span></h2> <p>Il cipresso mediterraneo è un albero sempreverde che raggiunge i 25 m, ma negli esemplari più vecchi può arrivare anche oltre i 50 m. La sua chioma è molto caratteristica e per motivi ornamentali si sono fatte selezioni mirate ad accentuare questa sua prerogativa trovando così oggi esemplari con la chioma ovale, altri con forma fortemente piramidale e chioma che scende fino a terra. Questo suo aspetto ha permesso all'albero di essere utilizzato anche come frangivento.</p> <p>Possiede una<span>&nbsp;</span>corteccia<span>&nbsp;</span>di colore marrone grigio-bruno con lunghe fessurazioni e il suo<span>&nbsp;</span>legno<span>&nbsp;</span>molto duro è utilizzato per la costruzione di<span>&nbsp;</span>mobili<span>&nbsp;</span>in quanto il suo odore fortemente aromatico lo preserva dalle<span>&nbsp;</span>tarme, dai funghi e dai parassiti, mentre un tempo era anche utilizzato per la costruzione delle navi, data la sua grande resistenza all'umidità.</p> <p>Le<span>&nbsp;</span>foglie, caratteristiche di tutti i tipi di cipresso, sono di colore verde scuro, molto piccole, lunghe circa 1&nbsp;mm, embricate e appressate al rametto, dando una forma detta squamiforme.</p> <p>I<span>&nbsp;</span>fiori<span>&nbsp;</span>disposti all'apice dei rametti, di colore giallo, sono indistintamente maschili e femminili su tutta la pianta.</p> <p>I<span>&nbsp;</span>frutti<span>&nbsp;</span>sono delle piccole sfere di colore verde chiaro da giovani, dette<span>&nbsp;</span><i>galbule</i>, squamate e, dopo una maturazione lunga due anni, cambiano colore diventando marroni, lignificano e si aprono lungo le fenditure delle squame per far cadere i semi alati (acheni).</p> <h2><span class="mw-headline" id="Corologia_ed_ecologia">Corologia<span>&nbsp;</span>ed<span>&nbsp;</span>ecologia</span></h2> <p>Originario dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale, oggi occupa tutto il suo bacino. Esiste da epoche molto remote anche in Iran e in mesopotamia, in cui probabilmente era autoctono, il "Sarv-e Abarkuh", una pianta monumento nazionale iraniano, nella provincia di Yazd, ha una circonferenza di 18 metri e un'età stimata di 4.000 anni, rendendolo il cipresso più vecchio al mondo.<br>Predilige aree a clima caldo, con estati secche e soffre i freddi prolungati, ma la sua riproduzione spontanea e l'adattabilità a tutti i tipi di terreno lo ha portato a vegetare un po' ovunque, anche fino a 700 m s.l.m. e su terreni aridi, così da essere usato anche come un albero da rimboschimento, oltre che da frangivento e ovviamente il suo uso prominente come pianta ornamentale del giardino e del paesaggio.</p> <h2><span class="mw-headline" id="Fitoterapia">Fitoterapia</span></h2> <p>In<span>&nbsp;</span>fitoterapia<span>&nbsp;</span>l'estratto<span>&nbsp;</span>meristematico<span>&nbsp;</span>(delle gemme) viene utilizzato come tonificante dell'endotelio<span>&nbsp;</span>vascolare.</p><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
T 16 CS (0,5g)
Semi di cipresso comune (Cupressus sempervirens)

Pianta resistente al freddo e al gelo

Semi di Zafferano (Crocus sativus)

Bulbo di Zafferano (Crocus...

Prezzo 3,75 € (SKU: MHS 105 B)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Bulbo di Zafferano (Crocus sativus)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #d0121a; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 1 Bulbo.</strong></span></h2> <p><span>Lo zafferano ([ʣaffeˈra:no]) è una spezia che si ottiene dagli stigmi del fiore del Crocus sativus, conosciuto anche come zafferano vero, una pianta della famiglia delle Iridacee. La pianta di zafferano vero cresce fino a 20–30 cm e dà fino a quattro frutti, ognuno con tre stigmi color cremisi intenso. Gli steli e gli stigmi vengono raccolti e fatti seccare per essere usati principalmente in cucina, come condimento e colorante. Lo zafferano, annoverato tra le spezie più costose del mondo, è originario della Grecia o dell'Asia Minore[3][4] e fu coltivato per la prima volta in Grecia. Come clone geneticamente monomorfo, si è diffuso lentamente per la maggior parte dell'Eurasia e più tardi è stato portato in aree del Nord Africa, dell'America del Nord e dell'Oceania.</span></p> <p><span>Lo zafferano vero, la cui specie selvatica è sconosciuta, probabilmente discende dal Crocus cartwrightianus, originario dell'isola di Creta; il Crocus thomasii e il Crocus pallasii sono altri possibili precursori. La pianta è un triploide autoincompatibile il cui maschio è sterile; subisce una meiosi aberrante e quindi non è capace di riprodursi sessualmente in maniera indipendente. La propagazione avviene infatti con moltiplicazione vegetativa, attraverso la selezione di un clone iniziale o per ibridazione interspecifica. Se il C. sativus è una forma mutata del C. cartwrightianus, potrebbe essersi sviluppata come specie, preferita per i lunghi stigmi, da una selezione vegetale nella Creta della tarda età del bronzo.</span></p> <p><span>Il sapore dello zafferano e l'odore simile a fieno e iodoformio sono dovuti alle molecole picrocrocina e safranale. Contiene inoltre un pigmento carotenoide, la crocina, che dà una tonalità giallo-dorata ai piatti e ai tessuti. La sua storia documentata comincia con un trattato botanico assiro del VII secolo a.C. compilato sotto il regno di Sardanapalo e per oltre quattro millenni è stato commerciato ed usato. Attualmente la produzione iraniana di zafferano rappresenta il 90% di quella mondiale.</span></p> <p><strong><span>Etimologia</span></strong></p> <p><span>Il termine zafferano è attestato nella lingua italiana dal XIV secolo[5] e deriva dall'arabo zaʿfarān (</span><span>زَعْفَرَان</span><span>)[6], che equivale al persiano zaâfara[7], termine indicante il croco[8]. La parola è giunta alla lingua italiana attraverso la forma del latino medioevale safaranum, da cui deriva anche la forma spagnola azafran[9]. Una derivazione alternativa vorrebbe che zaʿfarān sia la forma resa in arabo della parola persiana </span><span>زرپران</span><span> zarparān, data da zar + par + -ān, propriamente ‘alle ali d'oro’[10]. Ancora più antico è l'accadico azupiranu, "zafferano". Nel latino classico il termine usato era invece crŏcum[11], prestito linguistico di provenienza semitica: è adattato dalla forma aramaica kurkema attraverso il termine arabo kurkum e gli intermedi greci krokos o karkum, che significa ancora "giallognolo"[12]. L'origine ultima potrebbe essere il sanscrito kunkumam, a meno che non sia anch'esso un prestito dalle lingue semitiche</span></p> <p><strong><span>Descrizione</span></strong></p> <p><span>La forma domestica del croco da zafferano, il Crocus sativus, è una pianta perenne delle Angiosperme che fiorisce in autunno, la cui forma selvatica è sconosciuta. Progenitore potrebbe essere il Crocus cartwrightianus, anch'essa angiosperma dalla fioritura autunnale, originaria della zona orientale del bacino mediterraneo. La forma domestica si è probabilmente originata quando il C. cartwrightianus è stato sottoposto ad un'intensiva selezione artificiale da parte di agricoltori alla ricerca di stigmi più lunghi. Altri possibili progenitori della pianta sono il C. thomasii e il C. pallasii.</span></p> <p><span>È una forma sterile triploide, ovvero avente tre copie di ogni cromosoma omologo a costituire il corredo genetico di ogni esemplare; il C. sativus ha un corredo aploide di otto cromosomi, per un totale quindi di 24. Essendo la pianta sterile, i fiori non riescono a riprodursi attraverso i semi, dovendo fare affidamento sull'intervento umano: gruppi di cormi, organi simili a bulbi che si trovano sottoterra e immagazzinano amido, devono essere scavati, divisi e ripiantati. Un cormo sopravvive per una stagione, producendo con la sua divisione vegetativa fino a dieci piccoli cormi che possono svilupparsi in nuove piante nella stagione successiva. I cormi compatti sono piccoli globi marroni che hanno un diametro di 5 cm, una base piatta e sono avvolti in una densa rete di fibre parallele, rivestimento chiamato "tunica del cormo". Il cormo inoltre sostiene delle fibre verticali sottili e simili ad una rete che crescono fino a 5 cm al di sopra del collo della pianta.</span></p> <p><span>La pianta cresce fino ad un'altezza di 20–30 cm e da essa germogliano 5-11 catafilli, foglie bianche e non fotosintetiche. Queste strutture coprono e proteggono come membrane le 5-11 foglie vere del croco quando sbocciano e si sviluppano. Queste ultime sono verdi, sottili, dritte e lanceolate, con un diametro di 1–3 mm e possono svilupparsi o dopo che i fiori si sono aperti (isteranzia) oppure contemporaneamente alla fioritura. I catafilli del C. sativus potrebbero comparire, secondo alcuni, prima della fioritura se nella stagione di crescita la pianta pianta viene irrigata presto. L'asse dei fiori ha delle piccole brattee, foglie specializzate che germogliano dallo stelo del fiore, il pedicello. Dopo l'estivazione in primavera, la pianta emette le sue foglie vere, ognuna lunga fino a 40 cm. In autunno compaiono le gemme viola. Solo nel mese di ottobre, dopo che la maggior parte delle altre piante ha liberato i propri semi, si sviluppano dei fiori dal colorito brillante che varia tra una leggera sfumatura pastello di lilla e un malva più scuro e screziato. I fiori hanno un profumo dolce, simile al miele. Appena terminata la fioritura, le piante raggiungono un'altezza media minore di 30 cm. Da ogni fiore spunta uno stilo a tre punte, ognuna delle quali termina con uno stigma cremisi intenso alto 25–30 mm.</span></p> <p><strong><span>Coltivazione</span></strong></p> <p><span>Il Crocus sativus cresce molto bene nella macchia mediterranea e in climi simili come chaparral californiano e matorral cileno, dove la brezza estiva, calda e secca, soffia su terre semi-aride. Può tuttavia sopravvivere anche a inverni freddi, tollerando temperature fino a -10 °C e brevi periodi coperto dalla neve. È necessaria l'irrigazione se cresce al di fuori di ambienti umidi come quello del Kashmir, dove ci sono precipitazioni medie annuali di 1000–1500 mm; rispetto alla zona di coltivazione principale, quella iraniana, le regioni di coltura in Spagna (500 mm annui) e in Grecia (400 mm annui) sono molto più secche. Ciò è possibile grazie alla tempistica della stagione umida locale: abbondanti piogge primaverili ed estati più secche costituiscono un clima ottimale. La pioggia immediatamente precedente alla fioritura aumenta il raccolto di zafferano, un tempo piovoso o freddo durante la fioritura invece promuove malattie e riduce il raccolto. Un'umidità persistente e condizioni di forte caldo danneggiano le coltivazioni; conigli, topi ed uccelli causano danni scavando i cormi. Nematodi, ruggini delle foglie e marcescenza dei cormi costituiscono altre minacce. Tuttavia l'inoculazione del bacillo del fieno può portare vantaggi ai coltivatori accelerando la crescita dei cormi e aumentando la biomassa di stigmi raccolti.</span></p> <p><span>La pianta sopravvive male in condizioni d'ombra, crescendo al meglio esposta alla piena luce solare. Ideali sono i terreni inclinati verso la luce del sole, come ad esempio quelli inclinati verso sud nell'emisfero boreale. La semina viene effettuata principalmente a giugno nell'emisfero settentrionale, dove i bulbi vengono piantati ad una profondità di 7–15 cm; le radici, lo stelo e le foglie possono svilupparsi tra ottobre e febbraio. La profondità e lo spazio tra i cormi sono fattori critici nel determinare i raccolti. Cormi "madre" piantati più in profondità producono zafferano di alta qualità, ma formano meno boccioli e cormi "figli". Gli agricoltori italiani ottimizzano la resa dei pistilli piantando a 15 cm di profondità e in file a una distanza di 2–3 cm; una profondità di 8–10 cm ottimizza invece la produzione di fiori e cormi. I coltivatori greci, marocchini e spagnoli impiegano profondità e distanze proprie, adattate ai loro ambienti.</span></p> <p><span>Il C. Sativus preferisce suoli argilloso-calcarei friabili, a bassa densità, ben irrigati e ben drenati e con alto contenuto organico. Letti coltivati tradizionalmente promuovo un buon drenaggio. Il contenuto organico dei suoli veniva storicamente incrementato con l'applicazione di 20-30 tonnellate di concime per ettaro. In seguito, senza ulteriori applicazioni di concime, venivano piantati i cormi. Dopo il periodo estivo di quiescenza, i cormi emettono le loro foglie strette ed iniziano a gemmare nella prima parte dell'autunno, a metà del quale, poi, fioriscono. La raccolta deve necessariamente essere fatta velocemente: dopo essere sbocciati all'alba, i fiori appassiscono velocemente con il passare del giorno; tutte le piante fioriscono in una finestra di una o due settimane. All'incirca 150 fiori insieme fruttano 1 g di pistilli di zafferano secchi; per produrre 12 g di zafferano secco (o 72 g umido e raccolto da poco) è necessario 1 kg di fiori. Un fiore appena colto ha una resa media di 30 mg di zafferano fresco o 7 mg di zafferano secco.</span></p> <p><span>Circa il 90% della produzione mondiale di zafferano arriva dall'Iran[13]. In Italia lo zafferano viene prodotto in diverse regioni, con il riconoscimento di denominazione di origine protetta per lo zafferano aquilano (Abruzzo, provincia dell'Aquila), lo zafferano di Sardegna (provincia del Sud Sardegna) e lo zafferano di San Gimignano (Toscana, provincia di Siena). Altre zone di coltivazione nella penisola sono a Montegiorgio, nelle Marche, e a Cascia e Città della Pieve, in Umbria.</span></p> <p><strong><span>Chimica</span></strong></p> <p><span>Lo zafferano contiene più di 150 composti volatili ed aromatici ed ha anche svariati composti attivi non volatili, molti dei quali sono carotenoidi, tra cui si possono citare zeaxantina, licopene ed α- e β-carotene. Il colore giallo-arancione dorato dello zafferano però è dovuto principalmente all'α-crocina, l'estere di trans-crocetina e di di-(β-D-gentiobiosile), avente il nome IUPAC di acido 8,8-diapo-8,8-carotenoico. Ciò significa che la crocina alla base dell'aroma dello zafferano è un estere digentiobiosico del carotenoide crocetina. Le crocine stesse sono una serie di carotenoidi idrofilici, esteri polieni della crocetina o monoglicosilici o diglicosilici. La crocetina è un acido dicarbossilico polienico coniugato che è liposolubile, essendo idrofobico. Quando la crocetina è esterificata con due molecole di gentobiosio, uno zucchero idrosolubile, il prodotto è anch'esso idrosolubile. L'α-crocina che ne risulta è un pigmento carotenoide che può costituire più del 10% della massa di zafferano secco. I due gentobiosi esterificati rendono l'α-crocina ideale per colorare piatti a base acquosa e non lipidici, come pietanze a base di riso.</span></p> <p><span>Il glucoside amaro picrocrocina è responsabile del sapore dello zafferano. La picrocrocina (formula chimica: C16H26O7; nome sistematico: 4-(β-D-glucopyranosyloxy)-2,6,6- trimethylcyclohex-1-ene-1-carboxaldehyde) è l'unione di una subunità aldeidica conosciuta come safranale (nome sistematico: 2,6,6-trimetilcicloesa-1,3-diene-1-carbossialdeide) con un carboidrato. Ha delle proprietà insetticide e pesticide e può costituire fino al 4% dello zafferano secco. La picrocrocina è una versione troncata del carotenoide zeaxantina prodotta attraverso clivaggio ossidativo ed è anche il glicoside dell'aldeide terpenica safranale.</span></p> <p><span>Quando lo zafferano, dopo la raccolta, viene fatto seccare, il calore e l'azione enzimatica dividono la picrocrocina in D-glucosio e una molecola libera di safranale. Il safranale, un olio volatile, dona allo zafferano gran parte del suo caratteristico aroma; esso è meno amaro della picrocrocina e in alcuni saggi può arrivare a costituire fino al 70% della frazione volatile dello zafferano secco. Un altro elemento determinante per l'aroma dello zafferano è il 2-idrossi-4,4,6-trimetil-2,5-cicloesadien-1-one, che quando viene fatto seccare come il fieno, produce un profumo descritto come quello dello zafferano. I chimici ritengono che questo abbia l'influenza più forte nel determinare il profumo dello zafferano, nonostante la sua presenza quantitativamente minore rispetto al safranale. Lo zafferano secco è molto sensibile alle fluttuazioni di pH e i suoi legami chimici si rompono rapidamente in presenza di luce ed agenti ossidanti. Per questo motivo deve essere conservato in contenitori ermetici, per minimizzare il contatto con l'ossigeno atmosferico. Lo zafferano è però piuttosto resistente al calore.</span></p> <p><strong><span>Classi e categorie ISO 3632</span></strong></p> <p>Lo zafferano non è tutto della stessa qualità e intensità. L'intensità dipende da vari fattori, tra cui la quantità di stilo raccolto insieme allo stigma rosso e l'età dello zafferano stesso. <span>La maggior presenza di stilo nella parte raccolta significa una minore intensità per grammo di zafferano, poiché il colore e il profumo sono concentrati negli stigmi. Lo zafferano da Spagna, Iran e Kashmir viene classificato in classi in base alle quantità relative di stigmi rossi e stili gialli. Le classi dello zafferano iraniano sono: "sargol" (solo le punte degli stigmi rossi, la classe con la maggior intensità), "pushal" or "pushali" (stigmi rossi più alcuni stili gialli, intensità più bassa), "bunch" (stigmi rossi più una maggiore quantità di stili gialli, presentato in piccoli mazzetti come fascetti di grano in miniatura) e "konge" (solo stili gialli, per cui viene rivendicato l'avere un aroma, ma con uno scarso potenziale colorante). Le classi dello zafferano spagnolo sono: "coupé" (il più intenso, come il "sargol" iraniano), "mancha" (come il "pushal" iraniano), e, in ordine di intensità decrescente, "rio", "standard" e "sierra". Il nome "mancha" nella classificazione spagnola può avere due significati: una classe generica di zafferano oppure una varietà di qualità molto alta coltivata in Spagna, con una specifica origine geografica. Il vero zafferano La Mancha coltivato in Spagna ha il riconoscimento di prodotto DOP, indicato sull'etichetta. I coltivatori spagnoli hanno lottato molto per ottenere questo status poiché si sono resi conto che le importazioni di zafferano iraniano rietichettato in Spagna e venduto come zafferano La Mancha stavano danneggiando il marchio originale.</span></p> <p><span>Le nazioni che producono quantità minori di zafferano non hanno termini specifici per le diverse classi e possono produrne solo una. Di contro, i produttori artigianali in Europa e Nuova Zelanda hanno la maggior parte del lavoro nella raccolta di zafferano mirata all'alta qualità, offrendo solo un prodotto di classe estremamente alta.</span></p> <p><span>In aggiunta alle descrizioni basate sul metodo di raccolta, lo zafferano può essere categorizzato in base allo standard internazionale ISO 3632[14] dopo misurazioni in laboratorio del contenuto in crocina (responsabile del tipico colore), picrocrocina (responsabile del gusto) e safranale (responsabile dell'aroma). Spesso però sull'etichetta del prodotto non c'è una chiara informazione riguardo alla classe e solo una piccola parte dello zafferano in vendita pronto nel Regno Unito è etichettato con la categoria ISO. Questa mancanza di informazioni rende difficile per gli acquirenti condurre delle scelte consapevoli al momento di comparare i prezzi ed acquistare zafferano.</span></p> <p><span>Secondo lo standard ISO 3632 è dirimente anche la determinazione del contenuto che non provenga dagli stigmi ("contenuto in scarti floreali") e di altre sostanze estranee come materiali inorganici (le "ceneri" della chimica analitica, residuali dopo la combustione di un campione). Gli standard per la classificazione vengono stabiliti dall'Organizzazione internazionale per la normazione, una federazione di organizzazioni nazionali di standardizzazione. L'ISO 3632 riguarda unicamente lo zafferano e fissa tre categorie: III (di qualità più bassa), II e I (di qualità più alta). Precedentemente esisteva anche una categoria IV, al di sotto della III. I campioni vengono assegnati alle varie categorie valutando il contenuto di crocina e picrocrocina nella spezia, rivelato dalla misura dell'assorbanza specifica all'analisi per spettrofotometria. Il safranale è trattato in maniera leggermente diversa, poiché le misurazioni non vengono distinte in base a valori soglia, ma i campioni di ogni categoria devono restituire un valore tra 20 e 50.</span></p> <p><span>Questi dati vengono misurati attraverso analisi spettrofotometriche eseguite in laboratori certificati presenti in tutto il mondo. Una maggiore assorbanza indica maggiori livelli di crocina, picrocrocina e safranale, e di conseguenza un maggior potenziale colorante, ed è anche segno di una maggiore intensità per grammo. Il valore di assorbanza della crocina è chiamato "forza colorante" dello zafferano esaminato e può variare da un minimo inferiore ad 80 (tipico della categorie IV) fino ad un massimo di 200 ed oltre (per la categoria I). I campioni migliori (costituiti dalle punte degli stigmi, per la maggior parte rosso-marroncine, selezionate dai fiori più pregiati) forniscono all'esame una forza colorante superiore a 250, rendendo uno zafferano di questo livello quattro volte più intenso di uno di categoria IV. I prezzi di mercato delle diverse varietà dipendono da queste categorie ISO. Il sargol e il coupé ricadono generalmente nella categoria I dell'ISO 3632, il pushal e il mancha nella II. Su molte delle etichette delle confezioni di zafferano non vengono indicate né la categoria ISO 3632 né la forza colorante (che misura la crocina contenuta).</span></p> <p><span>Molti coltivatori, commercianti e consumatori però rifiutano i risultati di questi test di laboratorio. Alcune persone preferiscono un metodo più olistico, campionando i lotti di pistilli in base a gusto, aroma, flessibilità ed altre caratteristiche in una maniera simile a quella praticata dai degustatori di vino professionisti. Le informazioni sulle classi ISO 3632 e sulla forza colorante permettono comunque ai consumatori di fare comparazioni istantanee tra la qualità di diversi marchi, senza la necessità di acquistare e saggiare lo zafferano. In particolare, i consumatori possono calcolare il valore economico in base al prezzo per unità di forza colorante invece che in base al prezzo per grammo, vista l'ampia gamma di forza colorante che i diversi tipi di zafferano possono avere.</span></p> <p><span>Nonostante tentativi per controllare la qualità e per una standardizzazione, una lunga storia di adulterazione dello zafferano, in particolare nelle varietà più economichea, continua ancora in tempi moderni. Sofisticazioni sono state documentate per la prima volta in Europa nel Medio Evo, quando chi veniva trovato a vendere zafferano adulterato veniva giustiziato secondo il codice Safranschou. Metodi tipici includono il mescolamento in sostanze diverse come barbabietola, fibre di melograno, fibre di seta tinte di rosso, e gli stami gialli del croco, senza sapore e senza odore. Un altro metodo è quello quello di bagnare le fibre di zafferano con sostanze viscide come miele o oli vegetali per aumentarne il peso. Lo zafferano in polvere è comunque di più facile adulterazione, con curcuma paprica e altre polveri usate come riempitivi per allungare la miscela. La sofisticazione può consistere anche nella vendita di miscele di diverse classi di zafferano etichettate in modo fallace. In India infatti, lo zafferano di alta intensità del Kashmir viene spesso venuto e mescolato con un più economico zafferano iraniano d'importazione, fenomeno che è costato ai coltivatori del Kashmir molti dei loro guadagni.</span></p> </body> </html>
MHS 105 B
Semi di Zafferano (Crocus sativus)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”

Semi di Rose rampicanti...

Prezzo 2,50 € (SKU: F 76)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h2> <p>Le rose rampicanti sono piante arbustive perenni originarie delle zone dell’emisfero boreale che producono bellissimi fiori e proprio per questo vengono perlopiù coltivate a scopo ornamentale sia in vaso che in giardino. Questi tipi di rose presentano steli semilegnosi, con spine e molto ramificazioni e sono molto indicate per decorare porticati, archi, muri ecc. Le rose rampicanti si possono dividere in due varietà principali: Rambler e Climber. Le Rambler sono caratterizzate dalle grandi dimensioni e dalla cospicua fioritura durante il periodo estivo; i fiori sono abbondanti ma piccoli, nella maggior parte dei casi ornano pergolati, non hanno bisogna di essere potate e, quasi sempre, fioriscono una sola volta all’anno. Le Climber possono arrivare anche ad un’altezza di dieci metri, hanno steli rigidi; si differenziano dalle Rambler in quanto necessitano di appoggi e sostegni per potersi sviluppare ed hanno bisogno di potature, ne esistono di tipo rifiorente.</p> <p>Le rose rampicanti presentano foglie di colore verde scuro con contorni seghettati, i fiori possono svilupparsi in gruppi oppure solitari ed hanno la caratteristica di avere molti petali; i frutti prendono il nome di cinorrodi. Il periodo di fioritura di queste rose, a seconda della varietà, può andare dalla tarda primavera ad inizio estate e in autunno. I colori di queste rose sono tantissimi, ce ne sono per tutti i gusti, bianche, rosse, blu ecc.</p> <p><strong>Ambiente ed esposizione</strong></p> <p>Le rose rampicanti sopportano sia temperature basse che alte, anche se il clima da loro preferito è quello temperato. A seconda della varietà, necessitano di un’esposizione in pieno sole oppure in zone ombreggiate. Ad esempio le rose di colore chiaro tipo bianco, rosa delicato e giallo chiaro, preferiscono un’esposizione a mezz’ombra, mentre quelle rosse, arancio o altri colori molto marcati, necessitano di maggior sole. Un’eccezione però può essere la rosa Cocktail Climber, questa varietà ha fiori di colore rosso deciso ma un’esposizione in pieno sole può danneggiarla.</p> <p><strong>Terreno</strong></p> <p>Le rose rampicanti non sono difficili da coltivare e non necessitano di particolari cure. Il terreno da loro preferito è fertile, calcareo, di un impasto medio e soprattutto ben drenato. Sono preferibili terreni con una leggera acidità. Per quanto riguarda le rose rampicanti coltivate in vaso, il terreno dovrebbe essere composto da torba, con uno strato drenante di circa 8 cm sul fondo del vaso composto formato da argilla espansa per evitare ristagni idrici dannosi per la pianta. Per garantire una buona resa al primo rinvaso aggiungere alla torba dell' humus o dello stallatico, facendo attenzione a non eccedere con le quantità di stallatico altrimenti brucia la pianta, e negli anni successivi concimare preferibilmente con un concime a lenta cessione per garantire sempre il dovuto nutrimento alla pianta.</p> <p><strong>Messa a dimora</strong></p> <p>Prima di effettuare l’operazione di messa a dimora, bisogna preparare il terreno apportando concime organico o letame. Nel caso di terreni particolarmente ricchi di calcare, aggiungere torba e sabbia. Dopo aver preparato il terreno si dovrà fare una buca profonda di circa cinquanta centimetri e mettere sul fondo del concime organico; a questo punto si procederà con la messa a dimora delle piante coprendo questo concime con del terriccio di modo che il dislivello sia di circa sei centimetri e successivamente apportando ancora del concime per portare il terreno in pareggio. Fatta questa operazione si aggiungerà acqua e la si lascerà assorbire completamente. Completata la messa a dimora si procederà con l’aggiunta di letame maturo. La messa a dimora si può effettuare dal mese di ottobre al mese di aprile.</p> <p><strong>Annaffiatura</strong></p> <p>Il tipo di innaffiatura preferita è quella a goccia. Le rose di tipo rampicante vanno innaffiate una o due volte durante la settimana, facendo attenzione a non esagerare perché potrebbero formarsi muffe e funghi dannosi per la pianta. Il mattino presto è il momento migliore della giornata per apportare acqua alle rose.</p> <p><strong>Concimazione</strong></p> <p>Le concimazioni delle rose rampicanti dovrebbero cominciare nel momento in cui ci sia la comparsa dei primi boccioli, non prima e, successivamente, ad ogni fioritura. Il concime da preferire è ricco di fosforo e potassio e di tipo solido in quanto si scioglie in maniera più lenta. La quantità da apportare sarà di uno o due grammi per litro di terriccio.</p> <p><strong>Potatura</strong></p> <p>La potatura è un’operazione molto importante per vari tipi di piante, per le rose rampicanti è necessaria per favorire lo sviluppo di nuova vegetazione, regolarne le dimensioni e per eliminare eventuali rami deboli, danneggiati, secchi ecc. Il periodo migliore per procedere alla potatura è tra gennaio e febbraio. E’ necessario munirsi di guanti e di utensili ben affilati e puliti. Chi volesse procedere con la potatura nel periodo autunnale deve prestare attenzione alle temperature che non siano troppo rigide e che la notte non scendano sotto lo zero.</p> <p><strong>Fiori</strong></p> <p>Il periodo di fioritura delle rose rampicanti dipende dal tipo di rosa; esso va dalla primavera all’estate e, in caso di rose rifiorenti, ce ne sarà uno ulteriore nella stagione autunnale. I fiori possono avere vari colori, rosa, rosso, bianco ecc., possono crescere solitari oppure riuniti e presentano numerosi petali.</p> <p><strong>Malattie e parassiti</strong></p> <p>Come tutte le rose, anche questo tipo è soggetto all’attacco di tantissime malattie e parassiti, per citarne alcuni: la cocciniglia, gli afidi, i funghi, vari tipi di coleotteri, malattie come marciumi, ruggine, peronospora, cancri ecc. Leggete attentamente nella rubrica “giardinaggio” le sezioni malattie e parassiti delle piante e nella rubrica “giardino” la sezione dedicata alle rose.</p> </body> </html>
F 76
Semi di Rose rampicanti “Paul Scarlet Climber”

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus) 1.85 - 1

Semi di LUPPOLO (Humulus...

Prezzo 1,85 € (SKU: MHS 62)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong><em><span style="text-decoration: underline;">Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus)</span></em></strong></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 10 semi.</strong></span></h3> <p>Il luppolo (Humulus lupulus, L. 1753) è una pianta a fiore (Angiosperma) appartenente alla famiglia delle Cannabaceae; ordine delle Urticali.</p> <p>Pianta perenne, con rizoma ramificato dal quale si estendono esili fusti rampicanti che possono raggiungere i 7 metri d'altezza.</p> <p>Le foglie sono cuoriformi, picciolate, opposte, munite di 3-5 lobi seghettati. La parte superiore si presenta ruvida al tatto per la presenza di numerosi peli, la parte inferiore è invece resinosa.</p> <p>Essendo una specie dioica, i fiori, unisessuali e di colore verdognolo, sono presenti su individui separati. I fiori maschili (o staminiferi) sono riuniti in pannocchie pendule e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami; i fiori femminili (o pistilliferi) presentano un cono membranoso che circonda un ovario munito di 2 lunghi stimmi pelosi. Si trovano raggruppati alle ascelle di brattee fogliacee, costituendo un'infiorescenza dalla caratteristica ed inconfondibile forma a cono.</p> <p>La fioritura avviene in estate. L'impollinazione è anemofila (trasporto per mezzo del vento) e in settembre-ottobre, con la maturazione dei semi, le brattee assumono una consistenza cartacea che aumenta la dimensione del cono. I frutti sono degli acheni di colore grigio-cenere.</p> <p>Le infiorescenze femminili sono ricche di ghiandole resinose secernenti una sostanza giallastra e dal sapore amaro, composta da α-acidi (luppolina, umulone e lupulone), e da polifenoli (es. flobafeni, xantumolo) e numerosi oli essenziali, che vengono utilizzati per aromatizzare e conferire alla birra il suo gusto caratteristico.</p> <p> </p> <p><strong>Distribuzione e Habitat</strong></p> <p>Il luppolo predilige ambienti freschi e terreni fertili e ben lavorati. Cresce spontaneamente sulle rive dei corsi d'acqua, lungo le siepi, ai margini dei boschi, dalla pianura fino ad un'altitudine di 1.200 metri se il clima non è troppo ventoso ed umido. La sua presenza in natura è molto comune nell'Italia settentrionale; il luppolo selvatico è peraltro presente in tutte le regioni, isole comprese, benché diventi progressivamente più raro verso sud[1].</p> <p> </p> <p>La coltivazione del luppolo ha avuto inizio solo durante il IX secolo d.C. in Germania[2]. In precedenza, fin da tempi preistorici, il luppolo era già utilizzato, ma non coltivato.</p> <p> </p> <p>In Italia la sua coltivazione fu introdotta, a partire dal 1847, dall'agronomo Gaetano Pasqui di Forlì, che promosse anche una fabbrica di birra in attività già dagli anni '60 dell'Ottocento.</p> <p> </p> <p><strong>Fitochimica</strong></p> <p>Nei coni di luppolo sono state finora identificate più di 1000 sostanze chimiche, che possono essere raggruppate in componenti dell’olio essenziale, acidi amari e flavonoidi prenilati. Sono presenti anche glicosidi flavonolici (astragalina, kempferolo, quercetina, quercitrina, rutina) e quantità apprezzabili di tannini (2-4%).</p> <p> </p> <p><strong>Usi</strong></p> <p><strong>Birra</strong></p> <p>Il luppolo viene usato soprattutto nel processo produttivo della birra, dove assume l'importantissimo ruolo di conferire la caratteristica più comune alla birra, ovvero il sapore amaro, oltre all'aroma, molto accentuato nelle Pilsner, dove viene utilizzato soprattutto il tipo Saaz di provenienza boema. Nel processo di preparazione della birra si usano i fiori delle piante femminili.Le piante maschili non vengono coltivate in quanto di solito si attua la propagazione vegetativa delle sole piante femminili, per mantenere i caratteri delle varietà selezionate (tranne in Inghilterra dove i fiori maschili vengono utilizzati nelle birre ad alta fermentazione tipiche di quella regione). Nella lavorazione artigianale viene utilizzato proprio il fiore del luppolo, mentre nella lavorazione industriale si usa un concentrato (più comodo ed economicamente vantaggioso). Prima del luppolo venivano utilizzate altre piante e spezie per bilanciare il dolce del malto.</p> <p> </p> <p>L'uso del luppolo funge anche da conservante naturale della birra in quanto possiede proprietà antibatteriche, per questo motivo certi tipi di birra (per esempio India Pale Ale) venivano abbondantemente luppolati per migliorarne la conservazione. L'uso del luppolo infine aiuta a coagulare le proteine in sospensione nella birra rendendola più limpida (chiarificazione), inoltre aiuta nella tenuta della schiuma.</p> <p> </p> <p><strong>Cucina</strong></p> <p>In cucina gli apici della pianta di luppolo (in molti dialetti veneti "bruscàndoli", in dialetto piemontese "luvertin" e in dialetto lombardo "laurtiss"), della lunghezza di circa 20 cm, vengono raccolti in primavera (marzo-maggio) e utilizzati come il più noto asparago (e a volte sono erroneamente chiamati "asparagi selvatici").</p> <p> </p> <p>Da notare come, a differenza della maggior parte dei germogli utilizzati per uso culinario, i getti di luppolo selvatico siano più gustosi quanto più sono grossi. Una volta lessati per 5-10 minuti, con poca acqua o al vapore, si possono consumare direttamente con classico condimento "all'agro", oppure saltare qualche minuto in padella per servirli con riso o utilizzare per risotti, frittate e minestre.</p> <p>Non vanno confusi con i rami fioriferi di altre piante solo a prima vista simili, quali l'Ornithogalum (Latte di gallina), un genere che conta molte specie assai tossiche (Ornithogalum pyrenaicum è però commestibile).</p> <p> </p> <p><strong>Medicina</strong></p> <p>Si usa la polvere resinosa delle infiorescenze femminili, contenente luppolina (farm.: Strobuli lupuli).</p> <p>Il luppolo è un mite sedativo con proprietà ipnogoghe (sonnifero).</p> <p>In fitoterapia se ne conosce l'uso come:</p> <p> </p> <p>    mite sonnifero p. e.:</p> <p> </p> <p>    Rp. Sonnifero</p> <p> </p> <p>        Extract. Lupuli</p> <p>        Tinct. Valerianae aa 20.0</p> <p> </p> <p>    D.S. orale 30! gtt. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista. (vedi anche Ricetta medica magistrale)</p> <p> </p> <p>    in disturbi gastrici nervosi p.es.:</p> <p> </p> <p>    Rp. Disturbi neuro-gastrici</p> <p> </p> <p>        Extract. Lupuli</p> <p>        Tinct. carminativa aa 10.0</p> <p> </p> <p>    D.S. orale 100! gtt. Questo è un medicamento / rimedio. Per ulteriori informazioni chieda al suo medico o farmacista / erborista.</p> <p> </p> <p>Contiene 8-prenilnaringenina, il fitoestrogeno più potente conosciuto,[5] la cui concentrazione in humulus lupus è così scarsa da non poter avere effetti biologici indagabili con le attuali tecniche di laboratorio.[6] Tuttavia tale composto si forma anche in seguito alla conversione in situ, e in vitro dello isoxantoumulone, di cui il luppolo è molto più ricco. Gli effetti farmacologici di tali composti potrebbero essere di tipo estrogeno-simile.</p> <p>Si aggiunge anche volentieri a preparati magistrali ansiolitici e contro l'irrequietudine di bambini.</p> </body> </html>
MHS 62
Semi di LUPPOLO (Humulus lupulus) 1.85 - 1

Varietà dalla Serbia

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi Di Prunus Cerasifera...

Semi Di Prunus Cerasifera...

Prezzo 1,50 € (SKU: V 73)
,
5/ 5
<h2><span style="text-decoration: underline;" class=""><em><strong>Semi Di Prunus Cerasifera Prugna Mirabolano</strong></em></span></h2> <h3><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 10 semi.</strong></span></h3> <div> <div>L'amolo (Prunus cerasifera), detto anche mirabolano o marusticano, o semplicemente rusticano, è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae, tipica dell'Europa centrale ed orientale e dell'Asia centrale e sud-occidentale.</div> <div>Si tratta di un albero o pianta arbustiva con fogliame deciduo, alto fino a 6/7 m con chioma globosa espansa di colore verde chiaro (rosso nella varietà 'Pissardii'); tronco eretto, sinuoso, presto ramificato con corteccia di colore bruno-rossiccio, fessurata e squamata negli esemplari adulti.</div> <div>&nbsp;</div> <div>Le foglie sono ovate o ellittiche, fino ad una grandezza di 4x6 centimetri, con apice affusolato e margine seghettato; pagina superiore di colore verde (rosso nella varietà 'Pissardii'), pagina inferiore più chiara con peli lungo le nervature.</div> <div>&nbsp;</div> <div>L'amolo ha fiori che variano dal bianco al rosa, con un diametro compreso tra i 2 e i 2,5 centimetri, inseriti singolarmente su corti piccioli. Fiorisce in marzo-aprile prima o assieme alle foglie.</div> <div>Frutti</div> <div>Frutti acerbi dell'amolo sulla pianta</div> <div>&nbsp;</div> <div>I frutti, detti amoli, sono delle drupe rotonde del diametro di 2–3 cm, di colore giallo o rosso cupo, simili alle prugne. Sono molto aspri se acerbi, ma diventano dolci una volta raggiunta la maturazione.</div> </div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">soak in water for 24&nbsp; hours</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">all year round&nbsp;</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">2-3 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">25-28 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">3-6 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span style="color: #008000;"><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> <script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 73 (3g)
Semi Di Prunus Cerasifera Prugna Mirabolano

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Poinciana 2.35 - 4

Semi di Poinciana...

Prezzo 1,85 € (SKU: T 1)
,
5/ 5
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Poinciana (Caesalpinia pulcherrima)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong><span style="font-size: 14pt;">Confezione di 5 semi.</span></strong></span></h2> <div> <div>Bel arbusto tropicale che offre una fioritura vistosa e molto elegante ! Foglie pennate e fiori con petali rossi o gialli di 2,5 cm di lunghezza e stami che fuoriescono dalla corolla, con i filamenti rossi.</div> <div>E perfetto per giardini, viali, aiuole e vasi !</div> <table cellspacing="0" cellpadding="0" border="1"> <tbody> <tr> <td colspan="2" width="100%" valign="top"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span> immergere i semi per 5 secondi in acqua bollente prima di immergerli in acqua freddissima per 48 ore.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>0</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round&gt; preferred spring</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>25 ° C </span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>2-4 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong> </strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br /><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena. </em><em>All Rights Reserved.</em><em></em></span></p> <div><span><em> </em></span></div> </td> </tr> </tbody> </table> </div>
T 1 (5 S)
Semi di Poinciana 2.35 - 4

Pianta resistente al freddo e al gelo

Semi di silverberry,...

Semi di silverberry,...

Prezzo 2,25 € (SKU: T 39 EC)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di silverberry, wolf-willow (Elaeagnus commutata)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Pacchetto di 5 semi.</strong></span></h2> <p>Elaeagnus commutata, il silverberry o lupo-salice, è una specie di Elaeagnus originaria dell'America occidentale e del Nord, dall'Alaska meridionale attraverso la Columbia Britannica a est fino al Quebec, da sud allo Utah e attraverso gli Stati Uniti del Midwest superiore fino al Sud Dakota e al Minnesota occidentale. Cresce tipicamente su terreni sabbiosi e ghiaiosi da asciutti a umidi in steppe, prati o bordi di boschi.</p> <p>Queste piante sono arbusti o piccoli alberi che crescono fino a 1–4 m di altezza. Le foglie sono larghe lanceolate, lunghe 2-7 cm, argentee su entrambi i lati con piccole scaglie bianche dense. I fiori profumati sono gialli, con una corolla quadrilobata lunga 6–14 mm. I frutti sono drupe ovoidali lunghe 9-12 mm, anch'esse ricoperte di scaglie argentee. La polpa del frutto ha una consistenza farinosa e circonda il singolo seme.</p> <p>La specie è coltivata come pianta ornamentale per il suo fogliame argenteo.</p> <p>Sia il frutto che i semi di questa pianta sono commestibili cotti o crudi. Il frutto è molto astringente a meno che non sia completamente maturo. Il frutto è una fonte molto ricca di vitamine e minerali, in particolare A, C ed E. Inoltre è una discreta fonte di acidi grassi essenziali. Questi grassi si trovano raramente nella frutta. Questa pianta, come i legumi, è in grado di fissare l'azoto. Quando viene coltivata nei frutteti come pianta da compagnia, è stato documentato un aumento della produzione di frutta del dieci percento. Tradizionalmente la corteccia fibrosa di questo albero è stata attorcigliata per creare corde resistenti e intrecciata in vestiti e coperte</p> <p>Gallo cedrone e uccelli canori mangiano i frutti. Questa pianta è una fonte di cibo per galli cedroni in inverno. Silverberry è un alimento importante per la fauna selvatica e fornisce oltre un quarto della dieta per le alci durante l'inverno nel Montana. Fornisce inoltre cibo per cervi e alci. Fornisce copertura e siti di nidificazione per germani reali e molti uccelli passeriformi nel Nord Dakota "Nelle praterie di festuca ruvida, il silverberry a 1.000 steli per acro aumenta la produzione di foraggio".</p> </body> </html>
T 39 EC
Semi di silverberry, wolf-willow (Elaeagnus commutata)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa) 2.25 - 1

1000 Semi di Aronia Nera...

Prezzo 11,00 € (SKU: V 29 (4g))
,
5/ 5
<h2><strong>1000 Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per Confezione da 1000 semi.</strong></span></h2> <p>Arbusto di medie dimensioni, originario dell'America settentrionale; sviluppa numerosi fusti eretti, densamente ramificati, che raggiungono i 90-150 cm di altezza. Le foglie lanceolate sono di colore verde brillante, divengono rossastre o arancioni in autunno, prima di cadere. In primavera inoltrata produce ampi mazzi di fiori bianco-rosati, con cinque petali; in estate inoltrata ai fiori succedono piccoli frutti tondeggianti, penduli, che divengono neri a maturazione. I frutti di aronia sono commestibili. Questi arbusti hanno uno sviluppo denso, per evitare che perdano le foglie nelle zone più interne, é consigliabile potare alla base i fusti vecchi, ogni 3-4 anni.</p> <p>Esposizione</p> <p>porre a dimora in luogo soleggiato, o semiombreggiato; non temono il freddo e possono sopportare temperature molto rigide. Si adattano anche all'utilizzo nelle aiole stradali, poiché tollerano senza problemi l'inquinamento, ed anche l'aria salmastra delle zone marine.</p> <p>Annaffiature</p> <p>questi arbusti mal sopportano periodi prolungati di siccità; da marzo a ottobre é bene annaffiare regolarmente, se le piogge non sono frequenti. Durante i mesi invernali possono rimanere in terreno asciutto. Si sviluppano senza problemi anche in terreno umido o bagnato.</p> <p>Terreno</p> <p>porre a dimora in terreno ricco e drenato, evitando le zone eccessivamente argillose. In effetti queste piante si possono adattare senza problemi anche nella comune terra da giardino o nei terreni semipaludosi.</p> <p>Moltiplicazione</p> <p>avviene per seme, in autunno, oppure per talea semilegnosa in estate. Le aronie producono numerosi germogli basali, in primavera inoltrata è possibile dividerli dalla pianta madre e porli a dimora singolarmente.</p> <p>Parassiti e malattie</p> <p>in genere non vengono colpite da parassiti o da malattie.</p> <p><strong>Genus:</strong>&nbsp;Aronia</p> <p><strong>Species:</strong>&nbsp;melanocarpa</p> <p><strong>Common Name:</strong>&nbsp;Black Chokeberry</p> <p><strong>Other Name:</strong>&nbsp;Chokeberry, Gueles Noires</p> <p><strong>Pre-treatment:</strong>&nbsp;required</p> <p><strong>Zone Hardiness Cold:</strong>&nbsp;3</p> <p><strong>Zone Hardiness warm:</strong>&nbsp;8</p> <p><strong>Plant Type:</strong>&nbsp;Small Shrub</p> <p><strong>Growth rate:</strong>&nbsp;medium</p> <p><strong>Vegetation type:</strong>&nbsp;deciduous</p> <p><strong>Leaf /Flower color:</strong>&nbsp;Green/White</p> <div> <table border="1" cellspacing="0" cellpadding="0"> <tbody> <tr> <td colspan="2" valign="top" width="100%"> <p><span><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Seeds</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>soak in water for 8- 12 hours&nbsp;</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 months in moist sowing mix at 2-5 ° C refrigerator</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>all year round</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>1 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>20 ° C</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>2-8 weeks</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span>Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span><strong>&nbsp;</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br><span><em>Copyright © 2012 Seeds Gallery - Saatgut Galerie - Galerija semena.&nbsp;</em><em>All Rights Reserved.</em></span></p> </td> </tr> </tbody> </table> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 29 (4g)
Semi di Aronia Nera (Aronia melanocarpa) 2.25 - 1

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum) Seeds Gallery - 4

Semi di Albero di Giuda o...

Prezzo 1,95 € (SKU: T 9)
,
5/ 5
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> <h2><span style="font-size: 14pt;"><strong>Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum)</strong></span></h2> <h2><span style="color: #ff0000; font-size: 14pt;"><strong>Prezzo per confezione da 10, 20, 50 semi.</strong></span></h2> <p>L'albero di Giuda o di Giudea (conformemente alla denominazione francese arbre de Judée) o siliquastro (Cercis siliquastrum, L. 1758) è un albero appartenente alla famiglia delle Fabaceae (leguminose), utilizzato come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, grazie alla sua resistenza all'atmosfera cittadina.</p> <p><strong>Morfologia</strong></p> <p><strong>Portamento</strong></p> <p>Il siliquastro si presenta come un piccolo albero alto fino a 10 metri e più spesso come arbusto. Cresce molto lentamente.</p> <p><strong>Corteccia</strong></p> <p>Di colore grigio nerastro.</p> <p><strong>Foglie </strong></p> <div>Colore verde carico e aspetto liscio e lucido; la pagina inferiore è glauca. Da giovani le foglie possono avere tonalità rossastre; esse appaiono abbastanza tardivamente, in aprile; in autunno assumono un bel colore giallo e cadono a novembre inoltrato.</div> <div><strong>Fiori</strong></div> <div>I fiori sono ermafroditi, con corolla papilionacea e di colore rosa - lilla o bianchi. Sono riuniti in racemi che compaiono prima delle foglie, in marzo - aprile; caratteristica di questa specie è la caulifloria, i fiori spuntano direttamente dalla corteccia dei rami e del tronco. Inizia a fiorire verso i sei anni di età. Ne esiste una varietà a fiore bianco (C. siliquastrum var. alba). L'impollinazione è entomofila</div> <div> <p><strong>Frutti</strong></p> <p>Sono dei baccelli scuri, pendenti, molto numerosi, che restano attaccati alla pianta fino alla fine dell'inverno.</p> <p><strong>Habitat</strong></p> <p>Si trova sia su pendii aridi che lungo le rive dei fiumi, preferisce i terreni calcarei ma tollera anche quelli moderatamente acidi. Abbastanza resistente al freddo.</p> <p><strong>Distribuzione</strong></p> <p>L'albero di Giuda è originario dell'area mediterranea. È molto usato come albero ornamentale</p> </div> <table cellspacing="0" cellpadding="0" border="1"> <tbody> <tr> <td colspan="2" width="100%" valign="top"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Instructions</strong></span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Propagation:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Seeds / Cuttings</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Pretreat:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Pour several lots of very hot water over the seeds, leave to soak for 5 to 10 hours until seedcoat has softened and seeds have swollen slightly.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Stratification:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">about 3 months in a moist substrate at 2-5 ° C in a refrigerator.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">all year round (Sow spring in the greenhouse)</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Depth:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">1-1,5 cm</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Sowing Mix:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Coir or sowing mix + sand or perlite</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination temperature:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">about 18+ ° C.</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Location:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">bright + keep constantly moist not wet</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Germination Time:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Germination takes up</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong>Watering:</strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><span style="color: #008000;">Water regularly during the growing season</span></p> </td> </tr> <tr> <td valign="top" nowrap="nowrap"> <p><span style="color: #008000;"><strong> </strong></span></p> </td> <td valign="top"> <p><br /><span style="color: #008000;">Seeds Gallery 05.11.2012.</span></p> </td> </tr> </tbody> </table>
T 9 (10 S)
Semi di Albero di Giuda o di Giudea (Cercis siliquastrum) Seeds Gallery - 4

Varietà dalla Serbia

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Fico comune (Ficus...

Semi di Fico comune (Ficus...

Prezzo 1,95 € (SKU: V 19 CF)
,
5/ 5
<!DOCTYPE html> <html> <head> <meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /> </head> <body> <h2><strong>Semi di Fico comune (Ficus carica L.)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 100 (0.05g) semi.</strong></span></h2> <p>Il fico comune (Ficus carica L.) è una pianta xerofila dei climi subtropicali temperati, appartenente alla famiglia delle Moraceae. Rappresenta la specie più nordica del genere Ficus, produce il frutto detto comunemente fico.</p> <p><strong>Cenni storici</strong></p> <p>L'epiteto specifico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell'Asia Minore. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Se per definizione è detto "Fico Mediterraneo", si considera originario e comune delle regioni Caucasiche, e del Mar Nero.</p> <p>Solo dopo la Scoperta dell'America il fico si diffuse in quel continente, in seguito ai contatti con l'Oriente fu diffuso in Cina ed in Giappone.</p> <p><strong>Morfologia</strong></p> <p>È un albero dal tronco corto e ramoso che può raggiungere altezze di 6 – 10 m; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio-cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi, o brunastre.</p> <p>Le foglie sono grandi, scabre, oblunghe, grossolanamente lobate a 3-5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore, più chiare ed ugualmente scabre sulla parte inferiore.</p> <p>Quello che comunemente viene ritenuto il frutto del fico è in realtà una grossa infruttescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità, detta siconio di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all'interno della quale sono racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi; una piccola apertura apicale, detta ostiolo, consente l'entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti, che si sviluppano all'interno dell'infiorescenza, (che diventa perciò una infruttescenza) sono numerosissimi piccoli acheni. La polpa che circonda i piccoli acheni è succulenta e dolce, e costituisce la parte commestibile.                                   </p> <p><strong>Sessualità del fico</strong></p> <p>La specie ha due forme botaniche che semplicisticamente possono essere definite come piante maschio e piante femmina, dato che la prima (pianta maschio, o caprifico) costituisce l'individuo che produce il polline con frutti non commestibili, mentre la seconda o fico vero (pianta femmina che produce frutti commestibili) produce i semi contenuti nei frutti.</p> <p>La distinzione botanica è molto più complessa, dato che in realtà il caprifico ha nel frutto parti complete sia per la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline) che per la parte maschile (che produce polline); la parte femminile è però modificata da una microscopica vespa (Blastophaga psenes) che vive negli ovari (modificati in galle) e quindi per questo la parte femminile è, sessualmente, come se non esistesse: la pianta, a mezzo appunto della vespa, svolge quindi esclusivamente (o quasi) una funzione maschile (producendo polline e facendolo trasportare dalla vespa che alleva). Solo le femmine della vespa sciamano fuori dal frutto. Il frutto del caprifico non è commestibile (non è succulento e neppure dolce).</p> <p>Il fico vero o fico commestibile riceve invece il polline e quindi matura i semi che sono botanicamente acheni, ovvero quei piccoli granellini che si trovano all'interno del frutto.</p> <p>In realtà la questione ancora non è limitata a questo dato che l'uomo ha selezionato una grande varietà di fichi commestibili a possibile maturazione "partenocarpica", che avviene perciò anche se non è avvenuta la fecondazione, (in tal caso i granellini dei semi sono vuoti). La maggior parte dei fichi coltivati dall'uomo sono di questo tipo, o meglio sono detti permanenti dato che permangono sulla pianta anche se non sono fecondati, questo per distinguerli dai caduchi che in assenza di fecondazione cadono al suolo immaturi. La condizione del fico vero di essere "possibilmente" partenocarpico non esclude però comunque la fecondazione che rimane sempre possibile in presenza della vespa. Nei fatti con un minimo di attenzione si può notare, all'interno della stessa fruttificazione di fichi partenocarpici, differenze sostanziali di forma, colore, struttura interna, e soprattutto presenza di semi pieni all'interno dei frutti che possono segnalare una possibile avvenuta fecondazione. Anche se gli alberi di caprifico non sono nei pressi, questi sono spesso in terreni incolti ed abbandonati, e la microscopica vespa può giungere, aiutata dal vento, anche da diversi chilometri di distanza.</p> <p>La condizione di fico partenocarpico è comunque importante, dato che permette di avere frutti anche dove la vespa non esiste (la vespa infatti non sopravvive a temperature invernali inferiori ai -9 °C), la pianta di fico in ambiente caldo, secco e con buona lignificazione della vegetazione in estate può invece sopravvivere agevolmente a temperature di -17, -18 °C in inverno, in tal caso si estende notevolmente la possibilita di coltivazione del fico da frutto in climi invernali più freddi.</p> <p>Alcune tra le varietà più pregiate di fico sono caduche, cioè devono essere obbligatoriamente fecondate, (come la varietà turca Smirne), e sono coltivate solo dove la presenza del ciclo vitale della Blastophaga è assicurato in maniera perfetta; per contro la fecondazione di alcune varietà partenocarpiche (sempre possibile) può non essere desiderata, dato che i frutti prodotti in tal caso (con buccia spessa ed a polpa più asciutta) possono essere meno graditi in caso di particolari utilizzi, come ad esempio per la essiccazione.</p> <p><strong>L'insetto impollinatore</strong></p> <p>L'insetto impollinatore è la Blastophaga psenes: le femmine gravide sciamano dal "frutto" del caprifico per deporre le proprie uova in ovari di altri frutti di fico. L'azione avviene indiscriminatamente in tutti i frutti, sia di caprifico che di fico vero, ma mentre nel caprifico gli ovari hanno stilo corto (brevistili) e quindi sono in superficie, ben accessibili per la deposizione delle uova, nel fico vero gli stili lunghissimi rendono da un lato inaccessibili (profondi) gli ovari alla vespa, mentre espongono gli stigmi sui quali la vespa, finisce per deporre il polline che reca sul proprio corpo, prelevato dagli stami presso l'ostiolo del caprifico.</p> <p>La azione nei confronti dei caprifichi permette quindi solo alla vespa la perpetuazione della propria specie, quella nei confronti dei fichi veri permette solo la riproduzione (produzione dei semi) della pianta del fico.</p> <p>Il binomio insetto-fico (intendendosi precisamente Blastophaga-Ficus carica) è una simbiosi mutualmente obbligata, cioè è specie-specifica: da un lato l'insetto sopravvive solo ed esclusivamente nei frutti del caprifico, e dall'altro la pianta di fico non ha alcuna possibilità di far semi senza l'insetto.</p> <p>Il termine "vespa" o "insetto impollinatore" non deve ingannare dato che l'animale in argomento, pur appartenendo biologicamete a tali categorie, non punge ed ha dimensioni veramente esigue (ha infatti una lunghezza di circa due millimetri, è della dimensione di un moscerino).</p> <p>Al di fuori della Specie Ficus carica occorre precisare che ogni specie di Ficus ha la propria specie di insetto con cui ha costituito un analogo sistema di simbiosi obbligata o quasi obbligata, dato che la condizione che una specie di insetto fecondi due specie di Ficus è piuttosto rara. Tra le eccezioni è proprio il Ficus carica, che condivide l'impollinatore con il Ficus palmata.</p> <p><strong>La specie parallela</strong></p> <p>L'areale del Ficus carica, è contiguo a quello del Ficus palmata, più meridionale; le due specie sono botanicamente vicine, e probabilmente sono state separate geograficamente in tempi relativamente recenti, da una delle ultime glaciazioni, (40'000 - 100'000 anni fa). I due areali hanno la maggiore vicinanza, o sovrapposizioni, in Egitto, Giordania, Iran, Pakistan, dove è possibile che si siano prodotti degli ibridi naturali.</p> <p><strong>I frutti</strong></p> <p>Nel fico a frutti commestibili, abbiamo tre tipi di siconi, che danno, annualmente, distinte fruttificazioni:</p> <p>    fioroni, o fichi fioroni che si formano da gemme dell'autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate</p> <p>    fichi, o forniti, o pedagnuoli che si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell'estate dello stesso anno</p> <p>    cimaruoli prodotti da gemme di sommità prodotte nell'estate e maturano nel tardo autunno (la produzione di cimaruoli è limitata a regioni dove l'estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo, spesso è incompleta o insoddisfacente).</p> <p><strong>Impollinazione e caprificazione</strong></p> <p>Nel caprifico l'impollinazione avviene mediante l'insetto pronubo Blastophaga psenes (Hymenoptera, Agaonidae) secondo il seguente schema:</p> <p>    in autunno l'insetto depone le proprie uova nelle mamme all'interno dell'ovario dei fiori, dove di schiudono; la schiusa della uova induce la trasformazione degli ovari in galle, e le larve dell'insetto svernano all'interno delle loro galle.</p> <p>    in aprile si sviluppano gli insetti adulti dalle galle ed i maschi fecondano le femmine, spesso ancora all'interno delle galle. Fatto ciò i maschi muoiono.</p> <p>    le femmine fecondate escono quindi all'esterno, attraverso l'ostiolo del siconio, ed entrano nei profichi per la deposizione delle uova.</p> <p>    entrando nei profichi le femmine perdono le ali, indi depositano le uova negli ovari dei fiori femminili e muoiono</p> <p>    in circa 2 mesi i siconi dei profichi ingrossano, la nuova generazione di insetti adulti esce e gli insetti si caricano di polline dai fiori maschili con le antere mature, posti vicino all'ostiolo.</p> <p>    entrano quindi in frutti di caprifico (mammoni) dove depositano le uova, ma anche nei forniti dei fichi commestibili, dove effettuano l'impollinazione dei fiori, nei mammoni sia ha una nuova generazione, dalla sciamatura autunnale dai "mammoni" le femmine depongono le uova nelle "mamme".</p> <p>L'impollinazione del fico domestico (per le cultivar che la utilizzano) avviene sempre mediante Blastophaga psenes.</p> <p>Se interessa la produzione di fichi fecondati l'uomo può favorirne l'impollinazione appendendo dei siconi di caprifico (pieni di vespe) sul fico comune.</p> <p>Tale pratica è detta Caprificazione; si agevola perciò la funzione del Caprifico, (fico capro, cioè fecondatore). Le femmine di vespa escono, cariche di polline, dai siconi della fioritura primaverile del caprifico e tentano di penetrare attraverso l'ostiolo dei fichi eduli, abbandonando così sugli stigmi degli stili dei fiori i granelli di polline, ma la lunghezza eccessiva dello stilo impedisce loro di portare a termine l'ovodeposizione.</p> <p>La produzione dei semi, pur accelerando la maturazione e aumentando la dimensione dei siconi eduli, comporta, nelle specie partenocarpiche una colorazione rossastra della polpa con un aumento del numero e della consistenza degli acheni (esempio la varietà "Dottato"); per questo motivo per alcuni usi industriali è preferito l'utilizzo di frutti non fecondati; in altri casi sono preferiti invece i frutti fecondati (esempio la varietà "Smirne") nella produzione di fichi secchi, dato che i frutti essiccati di tale varietà conservano morbidezza ed il colore chiaro, ed hanno un gradevole sapore di noce-nocciola, dato dalla polpa dei piccoli semi che sono frantumati quando si mastica il frutto.</p> <p>Esistono varietà che producono solo fioroni (e spesso anche la varietà è nominata, per estensione, come "fiorone"), altre che producono solo forniti, altre che producono entrambe, (di norma con una delle due fruttificazioni di maggior rilievo come qualità o quantità ed una seconda di rilievo minore). Le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e la terza fruttificazione è di norma irrilevante.</p> <p>Per ovvi motivi di clima, insolazione, ecc. di norma i "forniti" hanno con maggiore facilità le caratteristiche di eccellente succosità e dolcezza; i fioroni per contro hanno il pregio di essere di precoce maturazione.</p> <p>Il caprifico sviluppa tre tipi di siconi:</p> <p>    mamme o cratiri contengono solo fiori femminili brevistili, si formano in autunno e maturano a fine primavera</p> <p>    profichi con fiori maschili e femminili, si formano, sullo stesso ramo delle mamme, in primavera e maturano in estate</p> <p>    mammoni con fiori maschili e femminili longistili, si sviluppano in estate e maturano in autunno</p> <p>I frutti del caprifico sono coriacei, non dolci, non succulenti e pur se non tossici, sono praticamente immangiabili.</p> <p><strong>Varietà</strong></p> <p>La coltivazione del fico si è sviluppata in diverse zone del pianeta, ma naturalmente in maniera significativa solo nei distretti climatici analoghi all'ambiente mediterraneo, caldo ed arido. Nel bacino del Mediterraneo oltre all'Italia abbiamo importanti coltivazioni in Turchia, Grecia, Algeria, Spagna, Libia, Marocco, Egitto, Palestina, Francia; altri paesi di notevole importanza produttiva sono: Portogallo, Siria, Russia, Arabia, India, Giappone, California, Argentina, Australia e molti altri.</p> <p>Le varietà di fico coltivate sono innumerevoli, citeremo solo alcune varietà italiane:</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>Il Ficus carica gradisce climi caldi non umidi, si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato, non tollera a lungo temperature inferiori ai -10, -12 °C, è peraltro da considerare che la resistenza al freddo è fortemente condizionata dalla maturazione del legno, cioè dalla trasformazione dei rami succulenti ed erbacei in legno compatto, disidratato e soprattutto ricco di resine ed amidi che sono eccellenti antigelo, (naturalmente tali accumuli, che possono essere determinanti per la resistenza al freddo, si hanno con estese insolazioni estive), enormi differenze si verificano con piante giovani, succulente ed in intensa crescita dovuta ad eccesso di umidità nel suolo, o per eccesso di concimazione, dove danni gravi si possono avere anche a -5°, -8 °C, e piante adulte in siti poveri di acqua e soleggiati, dove queste ultime hanno mostrato resistenze senza gravi problemi a temperature di -17, -18 °C, ma, in casi particolari di ottimale maturazione del legno e suolo ben disidratato, con microclima locale particolarmente favorevole, e per particolari varietà, anche a temperature inferiori.</p> <p>Nelle regioni mediterranee non è raro incontrare piante di fico sorte su vecchi muri o nelle pareti dei pozzi.</p> <p>È da notare che la coltivazione di specie necessitanti la fecondazione da Blastophaga psenes sono limitate dalla temperatura di sopravvivenza della stessa, che è di circa -9 °C, in assenza di fecondazione i frutti acerbi cadono, sono appunto detti "caduchi". In ambienti dove sia assente l'agente fecondatore è praticata la coltivazione delle sole varietà che hanno la caratteristica di maturare i frutti anche se non sono fecondati (detti permanenti o partenocarpici); pressoché la totalità delle varietà coltivate in Italia sono a frutti partenocarpici.</p> <p>Per quanto riguarda il caldo a +45, +46 °C, o con aridità estrema, la pianta arresta i processi vegetativi e subisce la caduta delle foglie. Le notti calde favoriscono la produzione dei frutti mentre il ristagno di acqua la pregiudica. Dotato di un apparato radicale potente resiste bene alla siccità e ai terreni salsi e incolti, in particolare come apparato radicale di una pianta da clima semidesertico, è particolarmente efficace nella ricerca dell'acqua; le radici sono molto invasive, in un giardino possono penetrare in cisterne, condotti o scantinati. È una delle poche piante da frutta che resista senza problemi ai venti salini in tutte le fasi vegetative, condizione che la accomuna al solo Fico d'India, (Opunthia ficus-indica), nessun altro fruttifero principale dell'ambiente italiano ha tale condizione.</p> <p>Per quanto concerne la potatura, o anche il superamento della stagione invernale, la rimozione delle parti sommitali dei rami, (o il loro danneggiamento da parte del gelo), mentre può non influenzare la sopravvivenza della pianta, elimina o danneggia le gemme mature che produrrebbero i fioroni la successiva estate, e quindi ne compromette la fruttificazione. La conservazione in vita della parte basale permette l'invecchiamento del legno, fatto che rende la pianta più resistente al gelo.</p> <p>A margine si noti che la condizione migliore per evitare i danni da freddo per una pianta di fico (in condizione estreme per il freddo) è quella (ovvia) di porla in ambiente il più possibile soleggiato, secco, e meno esposto al freddo in modo naturale; il costituire ripari artificiali (teli, coperture, ecc) ha effetto discreto ma limitato, ed a volte controproducente, con protezione eccessiva in determinate condizioni si induce un parziale risveglio vegetativo che rende la pianta in effetti più vulnerabile.</p> <p>Si concima con sovescio di leguminose, o con concime organico, e con buon apporto di potassio e fosfati; l'eccesso di concimazione è in genere molto negativa, soprattutto in caso d'eccesso di concimazione azotata che privilegia eccessivamente il rigoglio della vegetazione, a scapito della fruttificazione.</p> <p>La riproduzione per semina è molto agevole, ma è complicata per il fatto che occorre prelevare semi da frutti sicuramente fecondati, (cosa comune ad ogni modo nei paesi caldi), ma è anche complicata per i risultati ottenibili, dato che, in via di massima, si hanno 50% di probabilità di avere alberi caprifichi e 50% fichi commestibili; la situazione è complicata ancora dalla presenza di altre caratteristiche indipendenti, come quella della caducità dei frutti non fecondati, ovvero della partenocarpia, (maturazione anche senza fecondazione). Fatto determinante è che al di fuori di tutto il resto la riproduzione per seme semplicemente non assicura la qualità e le caratteristiche dei frutti nella nuova varietà prodotta. Ad ogni modo la riproduzione per seme è la unica via ovvia per ottenere nuove varietà.</p> <p>Avendo a disposizione sia alberi di Caprifico che di Fico è possibile praticare una sorta di fecondazione assistita (caprificazione), ponendo i frutti del caprifico, in imminenza della sciamatura degli insetti, presso il fico femmina. La procedura, fondamentalmente semplice, è ovviamente condizionata però dalla conoscenza della complessa fisiologia di fioritura dei siconi.</p> <p>La moltiplicazione è possibile per talea di ramo maturo (invernale), prelevando gli apici lignificati dei rami, (di gran lunga è la più usata), per innesto a pezza, corona e gemma (sistema molto meno usato); in natura il fico tende naturalmente a moltiplicarsi per polloni basali e per propaggine cioè per radicazione dai rami appoggiati al suolo ed in contatto col terriccio, soprattutto se umido. La potatura si limita ad interventi invernali di eliminazione di rami mal disposti o danneggiati.</p> <p>Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Campania e Calabria, una produzione significativa proviene anche dall'Abruzzo, Sicilia e Lazio; la Puglia fornisce anche la maggior produzione di fichi secchi. La produttività del fico dipende dai fattori climatici, dall'umidità e dal suolo dove viene coltivato, orientativamente si può stimare che in terreni sciolti, profondi e freschi si possa arrivare a produzioni di 4-5 q per albero, mentre in terreni rocciosi marginali solo a pochi chilogrammi per albero. La produzione comincia dal 5º anno di vita della pianta ed aumenta progressivamente fino al 60º anno di età, quando decresce repentinamente e la pianta muore per necrosi del tessuto legnoso; in tali condizioni la produzione di polloni basali può rendere possibile una ripresa della vegetazione.</p> <p>La produzione di fichi freschi è in costante decrescita, fatto dovuto alla affermazione dei sistemi di grande distribuzione alimentare che mal tollerano un frutto delicato alla raccolta, e di difficile conservazione come il fico. La coltivazione è invece in aumento in orti domestici, dove anche con scarse cure da applicare all'albero si hanno comunque disponibilità di frutti eccellenti per l'immediato consumo.</p> <p>Il caprifico (ficoraccia) è stato utilizzato storicamente nel territorio laziale come segnalazione di pericolo presso le aperture dei pozzi dei cunicoli di drenaggio, tipici delle zone del Parco regionale di Veio, che essendo disseminati nelle vallate allo scopo di drenare le acque meteoriche, costituiscono (ancora oggi) pericoli per le persone e per gli animali da allevamento. La pianta della ficoraccia è stata inoltre artificialmente piantata in quei terreni adibiti a pascolo privi di zone d'ombra, allo scopo di fornire riparo dal sole estivo alle persone ed agli animali nei pascoli.</p> <p><strong>Fico secco</strong></p> <p>Il Fico secco è il sicono (frutto) raccolto in piena maturazione e fatto essiccare al sole con trattamenti chimici o fisici di disinfestazione.</p> <p>In Italia la maggior parte della produzione viene dalle regioni meridionali, in special modo da Puglia, Calabria e Sicilia. Si segnala in Toscana la produzione dei Fichi secchi di Carmignano, in Provincia di Prato.</p> <p>La raccolta avviene in più riprese, secondo la varietà e la stagione, in Italia si preferiscono le varietà partenocarpiche per la polpa chiara, con acheni in minor numero e di consistenza più morbida.</p> <p>La produzione del fico secco prevede fasi successive di lavorazione, che si possono riassumere come segue:</p> <p>    raccolta dei frutti asciutti con il peduncolo, completamente maturi e tutti allo stesso grado di maturazione, separando i fichi bianchi da quelli colorati</p> <p>    sbiancatura dei fichi bianchi con un trattamento ai vapori di zolfo per una ventina di minuti</p> <p>    esposizione dei fichi al sole su cannicci puliti, facendo attenzione che non vi sia contatto tra i frutti e che l'occhio del sìcono sia posto verso l'alto fino alla completa coagulazione del succo interno</p> <p>    rivoltare quotidianamente i fichi per un disseccamento omogeneo e graduale, eliminando quelli piccoli o macchiati e comprimendo quelli rigonfi per eliminare le sacche d'aria</p> <p>    durante l'essiccamento proteggere i fichi dalle impurità e dalle ovideposizioni delle femmine di Efestia (Ephestia cautella)</p> <p>    a essiccamento avvenuto disinfestare i fichi secchi per due ore in autoclave sottovuoto usando Bromuro di metilene, nelle produzioni artigianali si immergono i fichi, in acqua di mare (o soluzione salina di Cloruro di sodio) bollente, per circa due minuti.</p> <p>Per un essiccamento ottimale la perdita d'acqua deve raggiungere il 30-35%. In Italia per la produzione di fichi secchi vengono usate le varietà: Dottato, Brogiotto, Pissalutto, Farà, ecc.</p> <p>In Turchia, uno dei maggiori produttori mondiali di fichi secchi, viene principalmente usata la varietà Fico di Smirne, che è per definizione un fico caduco, cioè che per rimanere e maturare deve essere obbligatoriamente fecondato.</p> <p>Generalmente i contadini campani usano un sistema tradizionale naturale che non prevede l'uso di altre sostanze per la preparazione e conservazione dei fichi secchi. I fichi vengono esposti al sole tali quali raccolti, su tavole di legno; spesso si coprono con reticelle bianche per tenere lontane le mosche ed altri insetti; la sera le tavole con sopra i fichi vengono ritirate e messe al coperto sotto una tettoia, ciò per evitare che la rugiada bagni i fichi e renda più lungo il periodo di essiccazione; le tavole vengono riesposte al sole il mattino seguente; le tavole vanno riparate anche in caso di pioggia. Talvolta il fico si apre in due metà dal lato del peduncolo per favorirne l'essiccazione ed ottenere le cosiddette coppie, che non sono altro che due mezzi fichi secchi uniti. Quando i fichi si sono appassiti del tutto e hanno perduto la loro umidità diventando dolcissimi, vengono passati nel forno a legna non troppo caldo, disposti su graticci fatti con canne o con polloni di ulivo coperti con foglie fresche di fico; appena il colore dei fichi diventa dorato si tolgono dal forno e si conservano in madie di legno, per essere consumati durante l'inverno. Se tutte le procedure sono state eseguite correttamente i fichi si conservano perfettamente fino a primavera, lasciando col tempo apparire in superficie una patina bianca zuccherina e diventando morbidi e succulenti. Talvolta si mettono nel forno insieme ai fichi foglie di alloro e semi di finocchietto selvatico affinché il fico venga aromatizzato col profumo di tali piante. A proposito delle suddette "coppie", non sono pochi quelli che le farciscono con mandorle o gherigli di noci e prima di infornarle.</p> <p><strong>Nota importante</strong></p> <p>Per quanto tecnicamente sia possibile, in annate favorevoli, la essiccazione artigianale dei fichi in diverse località italiane, anche del Centro - Nord, si consiglia di farlo solo se si conoscono le condizioni necessarie e le tradizionali pratiche per realizzarla; di norma al Nord, o in ambiente fresco ed umido, la essiccazione è problematica.</p> <p>In clima non adatto, o in condizioni igieniche inadeguate, possono svilupparsi sui frutti muffe da Aspergillus flavus, producenti Aflatossine, note per essere uno dei più potenti cancerogeni conosciuti, oltre che notevolmente tossiche. (La infezione da Aflatossine è possibile su diversi prodotti alimentari).</p> <p>Nella produzione professionale ed industriale, (praticata comunque in ambiente protetto ed in condizioni ottimali), i frutti essiccati sono controllati mediante illuminazione con lampada di Wood, ed i frutti infestati, essendo intensamente fluorescenti alla luce ultravioletta, sono immediatamente individuati ed eliminati.</p> <p><strong>Usi non alimentari</strong></p> <p>Oltre a consumare i frutti freschi o essiccati, il lattice di foglie e rametti di fico sono stati usati in passato per far cagliare il latte, nella produzione di formaggi artigianali.</p> <p><strong>Proprietà medicinali</strong></p> <p>    Gemme fresche: l'attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti; regolarizza la motilita’ e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche a livello gastrointestinale.</p> <p>    Foglie: raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono furocumarine, bergaptene, psoralene, cumarine, lattice; hanno proprietà emagoghe, antinfiammatorie, espettoranti e digestive; le fucomarine possono creare problemi con fenomeni di fotosensibilizzazione.</p> <p>    Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti: il lattice che sgorga dai tagli contiene amilasi e proteasi, viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche per l’azione caustica e proteolitica; va usato con cautela: è ustionante ed irritante per la pelle.</p> <p>    Frutti freschi: assunti in quantità hanno un effetto lassativo.</p> <p>    Frutti essiccati: ricchi di vitamine A e B, proteine, zuccheri, e sali minerali (potassio, magnesio, calcio) hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.</p> <p>Si ricorda comunque che anche le foglie hanno in parte caratteristiche irritative per il contatto di fregamento con la pelle, la sensibilizzazione è enfatizzata dal calore e dalla esposizione ai raggi ultravioletti, soprattutto in soggetti predisposti; è invece limitata da semplice risciacquo con acqua e permanenza lontano dall'irraggiamento solare, anche indiretto, per qualche ora.</p> <p>È diffusa la credenza che il lattice del fico aiuti ad abbronzarsi. L'applicazione di lattice di fico sulla pelle e successiva esposizione di questa alla luce solare intensa comporta invece lesioni ed ustioni, anche gravi.</p> </body> </html>
V 19 CF (0,05g)
Semi di Fico comune (Ficus carica L.)

Pianta resistente al freddo e al gelo
Semi di Nocciòlo 1.8 - 4

Semi di Nocciòlo (Corylus...

Prezzo 1,55 € (SKU: V 107)
,
5/ 5
<div id="idTab1" class="rte"> <h2><strong>Semi di Nocciòlo (Corylus avellana)</strong></h2> <h2><span style="color: #ff0000;"><strong>Prezzo per confezione da 5 o 10 semi.</strong></span></h2> <p>Il nocciòlo (Corylus avellana L., 1753) è una pianta appartenente alla famiglia Betulaceae.</p> <p><strong>Etimologia</strong></p> <p>Il nome del genere deriva dal greco κορις = elmo, oppure da kurl, il nome celtico della pianta, mentre l'epiteto specifico deriva da Avella, città avellinese famosa fin dall'antichità per la bontà delle sue nocciole.</p> <p><strong>Descrizione</strong></p> <p>La pianta ha portamento a cespuglio o ad albero e raggiunge l'altezza di 5-7 m.</p> <p>Ha foglie decidue, semplici, cuoriforme a margine dentato.</p> <p>È una specie monoica dicline. Le infiorescenze sono unisessuali. Le maschili in amenti penduli che si formano in autunno, le femminili somigliano ad una gemma di piccole dimensioni.</p> <p>Ogni cultivar di Nocciolo è autosterile ed ha bisogno di essere impollinata da un'altra cultivar.</p> <p>Il frutto (la ben nota nocciola o nocciolina) è avvolto da brattee da cui si libera a maturazione e cade. Esso è commestibile ed è ricco di un olio, usato sia nell'alimentazione che nell'industria dei colori e in profumeria.</p> <p><strong>Distribuzione e habitat</strong></p> <p>Il suo areale geografico naturale è europeo-caucasico, va dalla Penisola iberica e Inghilterra fino al Volga, e dalla Svezia alla Sicilia. La distribuzione altitudinale è da collinare a medio-montana. Rifugge le aree mediterranee più calde ed aride. Preferisce terreni calcarei, ben drenati, fertili e profondi. L'habitat naturale è costituito da boschi di latifoglie, soprattutto querceti misti mesofili, radure e margini. Può formare boschetti pionieri su terreni freschi pietrosi, in consociazione con aceri o pioppo tremolo.</p> <p><strong>Coltivazione</strong></p> <p>Vengono coltivate numerose varietà da frutto e ornamentali: tra queste ultime sono notevoli la varietà pendula, la varietà contorta, a portamento tortuoso, e la varietà fusco-rubra, a foglie porporine. È una pianta colonizzatrice che, avendo esigenze modeste in fatto di terreno e di clima, si adatta a svariate condizioni ambientali.</p> <p>In Italia, secondo produttore mondiale dopo la Turchia, il nocciolo è coltivato in modo intensivo principalmente in poche zone (in parentesi sono indicate le cultivar):</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Piemonte, nelle Langhe (Tonda Gentile delle Langhe).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lazio, in provincia di Viterbo (Tonda Gentile Romana).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Campania, nelle province di Caserta (Tonda di Giffoni, Camponica, Mortarella, San Giovanni), Napoli, Avellino (Mortarella, San Giovanni, Camponica), Benevento (Mortarella), e Salerno (Tonda di Giffoni).</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Sicilia, principalmente nella provincia di Messina, ma anche sull'Etna, sulle Madonie e nei dintorni di Piazza Armerina.</p> <p>Le cultivar di riferimento sono: Tonda Gentile delle Langhe, piemontese, molto richiesta dall'industria dolciaria. Si ambienta con difficoltà fuori dalla sua area classica di coltivazione. Tonda di Giffoni, originaria della provincia di Salerno, è coltivata in varie zone della Campania e del Lazio essendo una cultivar che presenta un buonissimo ambientamento anche in zone diverse dall'area tipica di coltivazione. Molto richiesta dall'industria dolciaria. Tonda Gentile Romana, della provincia di Viterbo. Mortarella e S.Giovanni, campane a frutto allungato. Camponica, campana a frutto grosso, ottima per il consumo da tavola. In Sicilia la varietà più diffusa è la "Nostrale" o "Siciliana", ottima per la tostatura perché esalta il suo aroma intenso.</p> <p><strong>Aspetti medici</strong></p> <p>La presenza delle nocciole, anche in tracce, per obbligo di legge va indicata nelle etichette degli alimenti, ciò al fine di evitare possibili allergie alimentari.</p> </div><script src="//cdn.public.n1ed.com/G3OMDFLT/widgets.js"></script>
V 107 (5 NS)
Semi di Nocciòlo 1.8 - 4